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Visualizzazione dei post da ottobre, 2007

Mano... scrivere

Mi si è rotto il pc portatile. So che non è una grande notizia, però… Di solito, alla sera, scrivo con il notebook appoggiato sulle ginocchia, preparo i brani che copierò e incollerò sul blog, metto giù articoli, appunti per racconti, recensioni… Come faccio senza pc? O lascio perdere, o torno a prendere in mano carta e penna. Mi accorgo che è dai tempi della scuola che non scrivo a mano. Sulle prime mi sento decisamente arrugginito, quasi anchilosato. Eppure mi appare subito chiaro che non si tratta né di un problema di calligrafia né di meccanica. È che i pensieri corrono più veloci della penna. Sono costretto ad arrancare, a cercare di fissare i concetti prima in memoria e poi a cristallizzarli ricorrendo alla scrittura. Quando uso il pc, le mani battono velocemente e seguono il pensiero quasi con simultaneità, accendendo i pixel dello schermo. Al contrario, il filo tracciato sul foglio è sempre in costante ritardo, e questa apparente deficienza mi fa sentire lento e impacciato, qua

Doris Lessing

Sollecitato da un anonimo commentatore , faccio un passo indietro e torno al Nobel per la letteratura, assegnato quest’anno alla scrittrice Doris Lessing. Rispondendo a quei commentatori che hanno sostenuto che le ragioni per scegliere a chi assegnare il premio derivano soltanto da valutazioni politically correct , Doris Lessing ha pubblicato un articolo sul NY Times ripreso da La Repubblica del 17 ottobre scorso. Il suo ragionamento prende forma dall’analisi del rapporto tra comunismo e linguaggio, che la Lessing considera malsano e anestetizzante . Il primo elemento negativo che evidenzia è da ricercare nella funzione stessa del linguaggio: l’intento comunicativo è posto in secondo piano, cosa assai strana per una voce di regime , mentre frasi e parole paiono concepite esclusivamente per occupare il maggior spazio possibile, senza tuttavia dire nulla di significativo. E il secondo elemento è una diretta conseguenza del primo: le idee possono essere espresse con forza solo attraver

Frasi ottobre

Il Vecchio e il Bambino Il Bambino – 6/7 anni: “Sai, al centro estivo mi hanno insegnato delle parolacce.” Il Vecchio: “Ah sì?” Il Bambino: “Sì! Vuoi sentirne qualcuna?” Il Vecchio: “…” Il Bambino: “Allora… coglione!” Il Vecchio: “?!?” Il Bambino: “Stronzo!” Il Vecchio: “!?!” Il Bambino: “A dire il vero non ho ben capito cosa vogliono dire. Me lo spieghi?” Il Vecchio: “Forse sarebbe meglio chiedere a tuo papà.” Il Bambino: “Vuoi sentire la parolaccia più brutta che mi hanno insegnato?” Il Vecchio: “Se proprio…” Il Bambino: “Negro!” Semplice, no? Lui: “Perché non facciamo un bambino?” Lei: “Perché non si può restituire entro sette giorni se è fallato.” Travi, pagliuzze, lacune e lagune “Non è possibile!” dice una mamma al colmo dell’indignazione. “L’insegnante di mio figlio è ignorante! Ha detto Imparo l’italiano ai bambini . E adesso mio figlio non sa nulla, è pieno di lagune !” Fronte retro Un uomo fotocopia un libro in ufficio. Parla di montagne e di passeggiate ad alta quota. Un col

Poeti e corride

Durante uno dei momenti di tristezza che ogni tanto mi colpiscono (a tradimento, per di più) accosto la macchina a lato della strada ed entro in una gelateria. Mentre attendo che la commessa mi prepari una coppetta cioccolato e nocciola, il miglior antidepressivo non alcolico che conosco, mi capita davanti agli occhi il manifesto di una serata di festa. Come consuetudine nei comuni della provincia più oscura e disperata, si tratta di una riedizione in versione locale de La corrida – dilettanti allo sbaraglio , il famoso programma di intrattenimento condotto prima da Corrado e poi, in tempi più recenti, da Jerry Scotti. Il manifesto recita pressappoco: Si cercano barzellettieri, cantanti, imitatori, comici, poeti, ballerini… …e un caloroso pubblico che, con campanacci, trombette, campane, sirene, fischietti e battiti di mano, disapproverà o approverà l’esibizione di tutti i concorrenti. Al di là del dettaglio che, a leggere il testo, sembra quasi che il pubblico sia maggiormente invogli

Larcher Editore

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Con un po’ di colpevole ritardo, dedico un post a una notizia che non può certo far piacere ai cultori della microeditoria: Larcher Editore chiude i battenti. Nel catalogo di questa piccola casa editrice compare anche 666 passi nel delirio , l’antologia nata da un concorso promosso dal sito internet La Tela Nera e dedicata a racconti di lunghezza inferiore a 666 caratteri. Nell’edizione 2006 l’antologia comprendeva anche il racconto Elda . Questo è il (triste) comunicato che segna la fine di un percorso letterario e, cosa ancor più importante, di un cammino di vita. “Carissimi amici, purtroppo è giunto per me il momento di chiudere un capitolo molto importante nella storia della mia vita, quello intitolato: «L’avventura editoriale». Ed è stata un’avventura, altroché! Ve lo assicuro. Un’avventura irta di difficoltà… e proprio per questo degna di essere ricordata… per me, ovviamente! Non voglio annoiarvi spiegandovi «perché» io sia giunto a questa decisione. Preferisco ringraziarvi per

Carlo Fruttero e Fabio Fazio

Domenica sera, Fabio Fazio , Rai Tre, Che tempo che fa , ospite Carlo Fruttero. (Parentesi: Fruttero è un genio. Ne sono più che convito. Qualche tempo fa si è presentato al Teatro La Fenice per il Campiello con indosso un paio di scarpe gialle, un po’ azzardate per un uomo della sua età. Dice di averlo fatto, oltre che per la comodità di quelle calzature, anche per citare La dodicesima notte di Shakespeare, in cui compare un servo innamorato della regina a cui i compagni consigliano di indossare un paio di scarpe gialle: è quello, infatti, il colore più amato dalla sovrana. Solo che la sovrana in questione non apprezza il gesto e fa allontanare il servo. Però, Fruttero, mi perdoni: non ha pensato che abbandonarsi a queste citazioni porti sfortuna? Poi non può lamentarsi se al Campiello si è classificato ultimo! Certe cose ce le tiriamo addosso da soli. Godetevi un video sul tema. Chiusa parentesi). “Parliamo di questo libro?” chiede Fazio esibendo l’ultima fatica del lucidissimo sc

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Oggi dovrei parlare della due giorni letteraria che ha invaso i portici di Torino nell’ultimo weekend. Dovrei farlo, è la mia città, sono un appassionato lettore prima che un G.A.S.F, dovrei sentirmi partecipe. Eppure non riuscirei mai a nascondere di non averci manco messo piede per un secondo, anzi, di aver preferito fuggire verso Mestre per una visita ai miei nipotini. E allora cambio argomento e parlo di tutt’altro. Forse è meglio così. Qualche tempo fa (ma dovrei dire quasi due anni) avevo aperto una sezione del mio sito internet dedicata ai commenti dei lettori sui libri e sugli articoli che scrivevo. Ammetto che, chissà per quale strano motivo, nel pubblicarli venivo colto da una sorta mania selettiva: quelli positivi finivano nella pagina mentre quelli negativi… no, non li ho mai cancellati: me li sono tenuti ben stretti e, spesso, li ho anche riletti per capire se avessero davvero ragione. Del tutto ignara di questa cernita di cui era inconsapevole oggetto, la pagina dei comme