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Visualizzazione dei post da dicembre, 2006

Rethor&Lithil – asta chiusa

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Ho usato spesso l’esempio di Rethor&Lithil per mostrare come alcune pseudo case editrici cerchino di accaparrarsi soldi (e anche tanti) dai G.A.S.F. (Giovani Aspiranti Scrittori Famosi). Una volta è stato in pieno luglio , un’altra a settembre . L’asta è chiusa. Finalmente mi ha contattato un editore serio, specializzato in letteratura fantasy, e qualche giorno fa ho firmato il contratto. Nei primi mesi del 2007 la Magnetica Edizioni pubblicherà “Il preludio”, il mio primo romanzo fantasy, nonché primo episodio della (forse) lunga saga dei Regni di Rethor&Lithil. Quella che vedete qui di fianco è una bozza della copertina, attualmente in fase di completamento, realizzata da Claudia Burlo . Come dico nella nota dell’autore inserita in chiusura del volume, il libro è dedicato a tutti coloro che storcono il naso quando dico “leggo romanzi fantasy”. “Fantasy?” chiedono alcuni. “Sì, fantasy” rispondo. “Avete presente quelle storie in cui ci sono maghi, elfi, potenti talismani, oscu

Times New Roman

Mio nipote Federico fa la prima elementare. Non è una notizia da telegiornale, ok, ma la questione è che sta imparando a leggere e scrivere. E questo mi ha fatto pensare a come avevo fatto io. Dei primi giorni della scuola ho solo pochi e vaghi ricordi. I miei compagni che erano stati alla materna sapevano già scrivere il loro nome, io non riuscivo bene a capire la differenza tra una matita e una biro e faticavo a fare tutti quei segni stando nelle righe del quaderno. Poi il secondo giorno sono scappato e il bidello mi ha recuperato mentre cercavo di scavalcare il cancello della scuola. Ma questa è un’altra storia. Mio nipote ha cominciato a scrivere in stampatello. O meglio, in quello che chiamano stampato . La cosa mi ha lasciato perplesso, ma poi ho pensato che dovendo imparare a leggere è meglio che prenda confidenza con i caratteri che vedrà stampati sui libri. Nei secoli scorsi i libri venivano stampati componendo a mano le lastre , lettera dopo lettera. E i disegni acquerellati

Libri fatti a mano

Dopocena a casa di un amico collezionista di libri (e non solo). Domanda: come si distingue un libro prezioso da uno che non vale niente? Lui mi guarda con un’espressione tra il “ah, questi profani!” e “certo che alla gente bisogna sempre spiegare tutto per filo e per segno”. Poi prende fuori un vecchio volume, me lo porge, mi legge titolo e anno di stampa: una versione originale del Decameron. Poi ne prende un altro: la versione dei Promessi Sposi dopo il lavaggio in Arno della lingua del Manzoni. Poi Leopardi. E così via. Fin qui mi è chiaro: se il libro è famoso e l’edizione è del 1600-1700-1800… è facile fare uno più uno. Poi prende un altro libro, questa volta sulla caccia nel Regno Unito. E’ zeppo di illustrazioni colorate. Lo guardo. “Bello.” E non capisco. Me ne porge un altro: è sugli insetti e in ogni pagina ci sono decine di disegni. Capisco ancora meno. “A quel tempo” mi spiega “non c’era la stampa a colori. Tutti i disegni venivano acquerellati a mano.” Ho sempre fatto una

Donne, uomini e feste

Ieri commentavo sul blog di Betty , in un post dedicato alle riunioni di famiglia. Un commento tira l'altro e mi è venuto questo pezzo. Buone feste, in anticipo, ovviamente! Gli esseri umani sono tutti uguali, uomini, donne, bambini, ma anche bambini maschi e bambini femmine. Tutti uguali, lo dicono le scritture. Poi arrivano le feste e qualcuno, per un motivo che non è dato conoscere, decide che ci si debba ritrovare tutti in una stanza a festeggiare. A quel punto i più attenti cominciano a percepire alcune lievi differenze tra i diversi soggetti. La prima che salta agli occhi è che le donne e i bambini (maschi e femmine) fanno capannello occupando la maggior parte della stanza, mentre gli uomini si relegano in un angolo a bere e mangiare. I bambini urlano; le donne parlano sempre più forte perché non si sentono una con l'altra; poi smettono di ascoltarsi e parlano ognuna per i fatti propri. Gli uomini, nel frattempo, mangiano e bevono in silenzio. I bambini e le donne scartan

Replica (umiliazioni)

Non sono mai stato un entusiasta dell’università. L’ho fatta ma non frequentata, cercando di lasciarmela alle spalle nel più breve tempo possibile. Una lezione però l’ho imparata. Mi è capitato più volte di trovare sulle riviste del settore alcuni articoli che riprendevano pari pari gli stralci dei libri dei miei professori. Il gioco è molto semplice: scrivo per il libro e poi duplico ( riciclo suona un po’ bruttino) per raddoppiare gli introiti. Nel mio caso si tratta di tutto meno che di introiti, ma la logica è la stessa: duplico per ottenere il massimo risultato con uno sforzo che se non è minimo diventa almeno minore. Presento Culicchia a San Maurizio, lo intervisto per Il Foglio Magazine, recensisco il suo libro su TGCom. Preparo una presentazione di Daniele Nadir (che poi non siamo mai riusciti a organizzare) e lo intervisto per Lettera.com . Pubblico un pezzo sul blog, lo ampio e finisce su una rivista, lo inserisco in rete su diversi siti per cercare di aumentare la sua visib

Far parte di una redazione

Lo aspettavo da tempo e finalmente è arrivato. Kult Virtual Press pubblica il secondo numero de Il Foglio Magazine , una rivista online decisamente corposa de Il Foglio Letterario . Il volume (più di 180 pagine di racconti, articoli, recensioni) è curato da Rosa Manauzzi , scrittrice e docente. Oltre a scrivere qualche pezzo (tra cui un articolo sui blog, un’intervista a Culicchia, le recensioni di Match Point di Allen e de Il Caimano di Moretti) per la prima volta nella mia vita ho fatto parte di una redazione. Rispetto alla semplice scrittura, la prospettiva si inverte. All’inizio è stato quasi imbarazzante valutare, rivedere, giudicare (che brutto termine) i racconti di scrittori che non si esprimono come me, che usano la punteggiatura in modo diverso, che hanno altri ritmi rispetto ai miei. Insomma, per quanto sembri banale, scavalcare la barricata e passare dalla parte del lettore mi ha decisamente spiazzato. Poi mi sono detto “limitati a leggere i racconti esattamente come fa

Top ten delle parole

Dall'ammasso di ritagli di giornale che conservo per i rari momenti in cui ho finito tutti i libri da leggere, tiro fuori "Le parole più dette del mondo" di Alessandra Retico su La Repubblica del 3 luglio 2006. La ricerca, utilissima per la sopravvivenza della razza umana, è stata effettuata dall'Oxford Dictionary. Il risultato è davvero stupefacente. Pensate che persona è più usato di uomo , uomo più di bambino e bambino più di donna . Non l'avreste mai detto, vero? Ma ancor più interessante (ah, sì?) è che nei primi venticinque posti della classifica troviamo tempo , anno , settimana, giorno e ora. Sembra facile capire quale sia la vera ossessione dei nostri simili. Lavoro è al 16esimo posto, vacanza è non classificato. Guerra è al 49esimo (riesce a essere più in basso in classifica persino del Toro) e pace oltre il 100esimo. Lavoro e azienda sono in top25 mentre vacanza e gioco oltre il 100. Problema è altro in classifica, soluzione in fondo alla fila. Da quest