Piero Craveri
Egr. Prof. Craveri, mi sono chiesto diverse volte se fosse o meno il caso di scriverLe questa lettera. Mi sono deciso a farlo solo quando mia madre ha ritrovato le fotografie che Le trasmetto in allegato, che La ritraggono ancora bambino insieme a mia nonna Renata, che Le faceva da balia. Quando arrivò dal Veneto, mia nonna trovò lavoro presso la famiglia Croce. Visto che tra le persone di servizio c’era già un’altra Renata, venne ribattezzata Ida. Scoprire che mia nonna aveva un altro nome suonava strano alle mie orecchie di bambino. Ricordo alcuni episodi, tra i tanti che mi ha raccontato, forse perché mi avevano colpito particolarmente. Mia nonna passeggiava spesso insieme a Lei, anche quando l’inverno si faceva vicino e la temperatura scendeva. Per scaldarsi e fare una sosta, entravate in chiesa. L’immagine di un bambino che cammina al freddo con i pantaloni corti mi ha sempre lasciato perplesso, forse perché nella mia mente contrastava con la sua appartenenza a una famiglia benest