Odio – La salvezza


No, non è una questione di salvezza spirituale: Piero Scacchi, protagonista del mio romanzo Odio nonché assassino impenitente, parte con il piede sbagliato, va a parlare allo psicanalista del carcere e non al cappellano, e sembra non raddrizzare il tiro durante tutto il libro. Meno male che la galera dovrebbe servire per dare agli uomini la possibilità di meditare sui propri errori.
La salvezza a cui mi riferisco è ben diversa anche se, almeno per noi maschi italici, ha un’importanza di poco inferiore alle sorti dell’anima. Nella nota dell’autore pubblicata nelle ultime pagine di Odio sono riportate queste frasi:

Luca, il protagonista del capitolo …e poi una palla all’improvviso, si lamenta perché la Juve vince sempre tutto, in Italia, in Europa e nel mondo, mentre il Torino si deve accontentare della serie b. Quando ho scritto il racconto le cose stavano proprio così. Oggi no. Sia lodata la vita perché riesce a stravolgere tutto ciò che riteniamo inevitabilmente immutabile. E forza Toro, naturalmente.

Quando nel 2007 è uscito il libro, un tremito mi ha attraversato la schiena. Non è che quell’augurio, quel segno di cambiamento, quella speranza quasi sbeffeggiante… portasse sfortuna al Toro? Mm, direi di no, perché avrebbe dovuto? Eppure, il dubbio… E poi in queste cose non si sa mai. E infatti…
Infatti, nel passato campionato, il Toro si è salvato dalla serie b quasi in extremis (e, come giustamente fa notare qualcuno, proprio in corrispondenza del Salone del Libro). Meno male: non avrei sopportato il senso di colpa per aver, seppur inconsciamente, causato la retrocessione della mia squadra del (Vecchio) Cuore (Granata) con un malaugurato rito propiziatorio al contrario.
Quest’anno è uscita la seconda edizione di Odio e mi sono trovato nuovamente di fronte allo stesso dubbio. Tolgo quel capoverso dalla nota dell’autore? Ho già rischiato l’anno passato. Ok, mi è andata bene, ma perché sfidare ulteriormente la sorte? E non vorrai mica dirmi che… No, non può succedere: una frase in un libro, anzi, al fondo di un libro, in una pagina che nessuno leggerà, che non c’entra con la narrazione… come può influire, incidere, contare… Insomma, non può portare sfiga! E infatti…
Infatti, in questo campionato, il Toro si è salvato quasi in extremis (e, come giustamente fa notare qualcuno, ancora in corrispondenza del Salone del Libro) dopo mesi di grande passione. Sarà un caso?
Apro Odio e vado in fondo. Leggo e rileggo quelle parole. E mentre lo faccio penso che il prossimo anno sarà diverso, il prossimo anno sarà migliore, nel prossimo anno ci sarà una svolta o anche solo una normalizzazione. D’altronde, noi tifosi del Toro, mica vogliamo la luna.
Eppure quel brivido non mi abbandona: ho passato interi mesi a guardare la posizione in classifica del Toro farsi sempre più compromettente e a pensare “non è colpa mia, non è colpa mia, non è colpa mia…”. L’unica soluzione? Evitare che il prossimo anno ci sia una nuova edizione di Odio? No, sarebbe troppo autolesionistico. Togliere le frasi incriminate e tirare un sospiro di sollievo? O forse, dare retta ai consigli altrui e far durare il Salone del Libro tutto l’anno, così da annullare la sofferenza dei tifosi del Vecchio Cuore Granata?
Ma tanto, a ben pensarci, le cose non si muoverebbero di una virgola: noi granata siamo geneticamente programmati per soffrire. Facciamocene una ragione, classifica o non classifica, libri o non libri, sfiga o non sfiga.

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