Salone del Libro 2015
Nomen omen
"Ciao Alberto!"
(Eh?)
"Ciao Alessandro!"
(Eh?)
"Ciao Andrea!"
(Oh, finalmente!)
"Ciao"
"Come stai?"
"Bene. Stare al Salone è faticoso ma è una
bella esperienza".
"Possiamo parlare qui o ci spostiamo?"
(Eh?)
"Parlare..."
"Del contratto di edizione".
(Eh?)
"Ma tu non sei Andrea XXX, l'agente
letterario?"
Quasi erano meglio gli altri due che sbagliavano
solo il nome.
Classifica delle migliori performance durante le
presentazioni del Salone:
(rullo di tamburi)
3) Signora attempata che sferruzza una maglia di
lana verde;
2) Marito e moglie che giocano a carte;
(and
the winner is...)
1) Addormentato con la testa reclinata in avanti. Qualcuno
si avvicina, constata che continua a respirare e si allontana in punta di piedi
per non svegliarlo.
Non aprire quella porta
In fila con Francesco Giubilei per mangiare un hotdog. Non c'è ragione per
farlo, ma non sempre le cose si fanno per una ragione specifica. Vicino al
chioschetto ci sono gli editori indipendenti dell'Incubatore: non immagino come
saranno ridotti dopo cinque giorni di hotdog cucinati a pochi metri da loro.
Per ingannare l'attesa consulto l'elenco degli ingredienti: 46 per cento
carne... Non voglio sapere di cos'è fatto il restante 54.
Parole come pietre
La sintesi del weekend è perfettamente
rappresentata dalle parole di Fabrizio Fulio Bragoni: "Quando vengo al
Salone mi rendo conto che tutto quello che facciamo, scrivere, recensire,
presentare libri, è del tutto inutile".
Commenti