Agenzie letterarie

Da un articolo sulle agenzie letterarie di Germana Luisi pubblicato su Scriptamanent.net

Ovviamente tutti i servizi (…) hanno un costo, e in genere ogni agenzia adotta tariffe e modalità di pagamento differenti. In linea di massima il prezzo per la sola valutazione di un inedito letterario può variare dai 200,00 ai 400,00 euro. Non tutte le agenzie fanno rientrare all’interno di queste cifre, qualora il testo risultasse meritevole di pubblicazione, anche il servizio di promozione e rappresentanza: molto spesso si richiedono dei costi aggiuntivi.

Ammetto di non aver (mai o ancora) fatto l’esperienza dell’agenzia letteraria e quindi di parlare di cose che non so (ma chi di noi non si abitua molto velocemente a fare altrettanto?). Ma vediamo se ho capito come funziona: sono un aspirante scrittore e ho partorito la bozza del mio libro, te la mando e tu mi dici se va bene. Oddio, da un certo punto di vista ci può anche stare: ho il manoscritto nel cassetto, centinaia di ore della mia vita buttate al vento, voglio provare a capire se è degno di pubblicazione e non so dove sbattere la testa, trovare un editore (serio) è un terno al lotto… E intanto ti do 300 euro se il testo è orrendo. Se invece è degno di nota ci aggiungiamo il servizio di promozione e di rappresentanza.
Le agenzie devo pur guadagnarci, è ovvio. Ma alla fine, tra l’autore e gli agenti, chi è che intasca qualcosa? L’autore? Ma per piacere!

Qualche mese fa, al termine di una presentazione di In prima persona, l’addetto al mixer e ai microfoni mi si avvicina. “Sai” mi dice “una volta, soprattutto nel campo della musica, c’erano i talent scout. Oggi trovare qualcuno che ti supporti è quasi un’impresa.” Dalle sue parole capisco che è uno che suona, oltre a occuparsi di amplificazione. Non ha tutti i torti: oggi l’agente che scopre il gruppo (o lo scrittore) locale e lo porta alle luci della ribalta sembra soltanto una figura da film.

È vero che il numero delle agenzie è in crescita, ma non bisogna credere che tutte siano serie e valide. (…)è cosa risaputa che, nella maggior parte dei casi, le agenzie valutano il testo ma non lo propongono, giudicandolo, esplicitamente o implicitamente, inadeguato.

Insomma, 300 euro per ricevere un manoscritto sembra un core business (che espressione orrenda!) davvero interessante. Certo, l’autore riceve anche la scheda del libro, a meno che…

(…) i romanzi, i racconti e le poesie, dopo essere passati dalle agenzie, continuano a restare chiusi nel cassetto dei sogni e gli aspiranti scrittori si trovano a spendere un mucchio di soldi per portare a casa una completa scheda di valutazione… ma anche l’ennesima delusione.

Questo articolo di Germana Luisi si aggiunge ad altre voci che mettono in guardia gli aspiranti scrittori dagli squali del mercato editoriale. Peccato che a leggere le esperienze altrui sembra quasi non ci siano molte speranze di uscire indenni da una nuotata in mezzo a loro. Che mai qualcuno riesca a convincermi del contrario?
In rete:

Commenti

Anonimo ha detto…
il mercato dei libri ha già superato da tempo la soglia di saturazione (grazie soprattutto ai contributi statali che consentono di stampare libri anche in perdita). è molto probabile che vengano stampati più titoli di quanti non se ne vendano effettivamente (esclusi i parenti e gli amici degli autori) e fa strano che vi sia un aumento del numero dei titoli stampati, a fronte di una diminuizione dei lettori. non stupisce quindi che vi siano problemi, sia in fase di scelta dei titoli da stampare, sia nella fase di individuazione di autori meritevoli di essere stampati. internet in questo scenario dovrebbe servire, perchè permette a tutti non solo di pubblicare, ma anche di essere letti (se si è bravi). ed io credo che questa sarà un vera e propria rivoluzione nell'editoria nei prossimi anni.
Andrea Borla ha detto…
I problemi sono due: da un lato la microeditoria che è, in alcuni casi, troppo micro, e dall'altro i grandi editori che pubblicano libri a dir poco disponibili (la creatività non è di casa...).

Mi chiedo soltanto se le agenzie letterarie (come i corsi di scrittura, i manuali su come partorire un libro, le prefazioni degli autori conosciuti, le "fascette" con i commenti di altri scrittori, ecc) servano a qualcosa, oltre a far guadagnare gli organizzatori. A leggere l'articolo di Scriptamanent e altri commenti in rete direi proprio di no.

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