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Visualizzazione dei post da ottobre, 2006

Elda e i 666 passi

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È uscito . Finalmente. 666 passi nel delirio , l’antologia dei racconti selezionati nell’ambito dell’omonimo concorso promosso da La Tela Nera : trentadue racconti che scandagliano tutte le sfaccettature del lato oscuro di noi stessi e della nostra società. Giro e rigiro le pagine del libro con un rinnovato senso di scoperta. È una sensazione che mi prende tutte le volte che vedo un mio testo pubblicato. Lo divoro trovando sempre qualcosa da modificare, da dire con parole diverse, piccoli particolari da aggiungere o da togliere. Ma questa volta c’è qualcosa di nuovo: conosco solo un trentaduesimo del libro. Una volta letto venti/venticinque volte il mio racconto… e leggere anche quelli degli altri? Le storie sono davvero variegate, sia come temi che come stili. Il vincitore del concorso, Occhi puntati di Luca Piersantelli, dissemina il suo testo di piccoli particolari che lo rendono un thriller delizioso. Kosmos 1 di Christin Antonini strizza l’occhio alla fantascienza, soprattutto

Il ladro e Dr. House

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Lo dico adesso, in quello che i politici amano chiamare un “tempo non sospetto”, cioè prima che qualcuno, un giorno che non so nemmeno se verrà, prenda in mano un mio libro, lo legga e dica “ma questo assomiglia a…” Ma prima di togliere i puntini di sospensione è doveroso fare un passo indietro. Antefatto. Quasi tre anni fa ho scritto, Cerchi , una raccolta di racconti che avrei voluto pubblicare prima di In prima persona . Ovviamente (e per certi versi fortunatamente) le cose della vita non vanno mai secondo i piani ed è uscito prima il romanzo. Da quel momento la raccolta è rimasta a prender muffa in un mio cassetto. Il terzo racconto della raccolta si intitola Il ladro e, cosa assolutamente non trascurabile, piace moltissimo a Cristiana, la moglie di Riccardo (Tex), ovvero due dei miei correttori di bozze favoriti . Svolgimento In questa stagione di reality i pochi telefilm decenti che passano in televisione diventano un kult. Figuriamoci cosa capita se il telefilm in questione è g

Correttori di bozze

Sin da quando ho ricevuto le bozze di In prima persona ho capito l’importanza di far leggere i miei scritti a più persone. Con gli articoli o i racconti non è necessario avere uno stuolo di revisori che si passano gli uni gli altri mazzette di fogli pieni di correzioni: bastano un paio di soggetti, compreso il curatore della casa editrice. Quando la lettura è più lunga e complessa, invece, gli occhi necessari aumentano a dismisura. Nel tempo mi sono reso conto che bisogna scegliersi i lettori all’interno di gruppi eterogenei. Entro certi limiti, infatti, credo che la lettura critica non sia questione di bravura o professionismo. Semplicemente alcune persone vedono errori laddove altri sono passati senza scorgere alcunché. E viceversa, naturalmente. Probabilmente questo processo è causato dalla pessima abitudine del nostro cervello di leggere le parole nella loro interezza e non partendo dalle singole lettere o sillabe che lo compongono. Per il resto (entro certi limiti, ribadisco) bast

Umiliazioni

Sul blog Esperimenti Letterari , attualmente in cella di stasi, era venuta fuori l’idea di un ebook sui travagli dei G.A.S.F., ovvero i Giovani (Aspiranti) Scrittori (Famosi). Penso tuttavia che esista una regola universalmente valida: ogni idea, per quanto geniale possa essere, è già venuta a qualcun altro prima di noi. Entro in biblioteca e vedo un libro tra i nuovi acquisti: Le umiliazioni non finiscono mai (Guanda). Settanta scrittori mettono a nudo quegli aneddoti che tutti noi vorremmo nascondere fingendo che non siano mai accaduti. Qualche esempio? Presentazioni completamente deserte o spostate al giorno precedente senza avvertire l’interessato, tour letterari con apparizioni in centro commerciali in cui il pubblico è più interessato a fare la spesa che a vedersi firmare una copia del libro, autori scambiati per altri, presentatori televisivi che in diretta fanno domande su romanzi mai scritti. Fidatevi: fa morire dal ridere, sempre che non siate voi i protagonisti di quelle st

Reality

Giusto sul finire di settembre parlavo di Diario , il pezzo di apertura firmato da Enzo Siciliano in un vecchio numero della rivista Nuovi Argomenti . Ne riporto una parte: “Ciò che è in discussione è il romanzo come momento di elaborazione cognitiva, di sintesi creativa. La distorsione editoriale in atto ne fa una testimonianza sociologica, pari alla fiction tv (…) dei film, del cinema. L’editoria chiederebbe al romanzo narrazioni di “tipi” e “casi” umani, ben caratterizzati nei loro profili sociologici” Riassumo in parole semplici: la gente pensa che i romanzi debbano essere reality da sfogliare, invece che da vedere. Se accendiamo la tivù non possiamo che esserne sommersi: Circus, Wild West, Grande Fratello, la Talpa, l’Isola dei Famosi, Unanimous e fino a scivolare, quasi in picchiata, verso La pupa e il secchione. Ce n’è per tutti i gusti. E lo stesso si può dire dell’editoria: da un lato ci sono i libri verità, quelli in cui la presunta (o più spesso del tutto falsa) autobiograf

Frammenti di week end

Fruttero, della premiata ditta Fruttero&Lucentini, sostiene che un lettore capisca già a pagina 5 se deve proseguire o abbandonare la lettura di un libro. Lui è più allenato e gli basta leggere la prima pagina. Nei miei libri ci sono almeno tre capitoli di introduzione alla storia. Spero che Lucentini non ne legga mai uno. In Scoop , il suo ultimo film, Woody Allen sostiene “Nasco di confessione ebraica, ma poi mi sono convertito al narcisismo.” Perché noi aspiranti scrittori non ci mettiamo l’anima in pace? Shakespeare e Woody Allen sono più che sufficienti. Tutto il resto è superfluo. Faletti si appresta a pubblicare un nuovo libro. “Quanto hai impiegato a scriverlo?” gli chiedono. “Due anni” risponde. “Per il primo è più semplice perché hai a disposizione tutta una vita. Per gli altri solo due anni, perché poi deve uscirne uno nuovo.” Due anni. Per me scadono a marzo 2007. Mi sento prendere dal panico. Un amico vende libri su una bancarella in centro a Torino, al freddo. Lo inco

Tempi e opere

Da ormai un anno a questa parte sono affetto da una malattia che un personaggio di In prima persona definirebbe trip per l’arte . Vado alle mostre di quadri , seguo le aste , mi documento, studio. E, inevitabilmente, qualche frammento di questo mondo finisce nelle cose che scrivo . Ieri sera, mentre guardavo un catalogo di quadri, mi sono accorto di quanto l’epoca in cui vive un artista entri prepotentemente nella sua produzione. Vedova dipingeva quadri neri, possenti ma oppressivi, pieni di labirinti e reticolati. Afro inseriva nelle sue opere vetro, materiali fusi, pezzi dei sacchi all’interno dei quali arrivavano gli aiuti del Piano Marshall. Fontana rappresentava la realtà che c’è dietro e oltre il quadro, aprendo squarci nella tela che ricordano ferite non rimarginate. Tutti questi artisti raccontano se stessi attraverso il dramma della guerra, o parlano di come la guerra ha cambiato il loro animo. A questo punto viene immediato fare un paragone con i temi proposti dagli aspirant

L’Altra Enigmistica

Ogni tanto rispunta l'estate, nonostante la pioggia di questo inizio ottobre. Questa volta lo fa con una pubblicazione che ho disseppellito da una pila di riviste da buttare. E' la classica accozzaglia di cruciverba, sodoku e test per sondare i recessi più insignificanti della nostra (presunta) personalità. La fonte è L’Altra Enigmistica , un settimanale che in copertina si fregia dell’epigrafe “stampata su raffinata carta da scrittura” (che io farà finire nel contenitore del riciclo e che darà vita a riviste stampate su meno raffinata "carta ecologica"). “Faccio il test e vedo cosa viene fuori” mi dico. Peccato che mi sia bastato uno sguardo per capire di non saper rispondere ad alcune domande. Fragilità, il tuo nome è: a) Femmina b) Porcellana Siete un calciatore promettente. Che contratto preferireste firmare? a) di riserva ma in serie A b) da titolare ma in serie B Ma soprattutto… Quale di questi personaggi vi sembra immortale? a) Amleto b) Shakespeare Colto da un