Reality

Giusto sul finire di settembre parlavo di Diario, il pezzo di apertura firmato da Enzo Siciliano in un vecchio numero della rivista Nuovi Argomenti. Ne riporto una parte:
“Ciò che è in discussione è il romanzo come momento di elaborazione cognitiva, di sintesi creativa. La distorsione editoriale in atto ne fa una testimonianza sociologica, pari alla fiction tv (…) dei film, del cinema. L’editoria chiederebbe al romanzo narrazioni di “tipi” e “casi” umani, ben caratterizzati nei loro profili sociologici”
Riassumo in parole semplici: la gente pensa che i romanzi debbano essere reality da sfogliare, invece che da vedere.
Se accendiamo la tivù non possiamo che esserne sommersi: Circus, Wild West, Grande Fratello, la Talpa, l’Isola dei Famosi, Unanimous e fino a scivolare, quasi in picchiata, verso La pupa e il secchione. Ce n’è per tutti i gusti. E lo stesso si può dire dell’editoria: da un lato ci sono i libri verità, quelli in cui la presunta (o più spesso del tutto falsa) autobiografia scandalistica fa da perno a narrazioni stentate e approssimative; dall’altro ci sono gli avvenimenti che colpiscono la sensibilità o attraggono l’attenzione del pubblico e che si trasformano immediatamente in un romanzo, un saggio, un libro distribuito in tutte le librerie e nei supermercati. A volte mi stupisco di quanto poco passi dalla diffusione della notizia alla diffusione dei volumi. Capisco che siano scritti con ampio anticipo, ma dovranno pur essere stampati, rilegati, distribuiti? O è un’attività affidata ai folletti di Babbo Natale?
Eppure è lo scandalo che nutre il pubblico, e il pubblico, o meglio i rabdomanti costantemente alla ricerca dei suoi presunti gusti, orienta le scelte degli editori. E allora basta con queste storie introspettive nate dalla fantasia spremuta di tanti autori. Solo e soltanto reality.
Il mio prossimo passo? Un romanzo che parla di un intrigo economico/politico/finanziario/giudiziario, basato sui racconti di un caro amico. Racconti del tutto veri e concreti.
Che per una volta possa evitare di scrivere in fondo al libro “questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti, aziende e persone è puramente casuale”?

Commenti

Betty ha detto…
ci vogliono grandi storie in questo panorama molto reality ma poco realistico. Si può ancora credere nello spiritro creativo?
Andrea Borla ha detto…
Una rivincita l'ho ottenuta: Unanimous è naufragato (sull'isola...), Wild West anche e proprio ieri è stata la volta di Circus. Nonostante l'ottimismo concui voglio prendere la notizia non credo che siano segnali di una svolta radicale. Siamo più pupe o secchioni?
Patty ha detto…
E' comunque un piccolo segnale positivo... dobbiamo essere ottimisti?!
Andrea Borla ha detto…
In questo momento c'è proprio bisogno di qualche tonnellata di sano ottimismo.
Patty ha detto…
Già, ma mi sa che dobbiamo cercarcelo dentro di noi...

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