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Visualizzazione dei post da novembre, 2008

A squola (2)

È già la seconda volta che mi capita, in poco meno di una settimana. Alla fine di una presentazione, una maestra in pensione mi chiede se sarei d’accordo a sostituire, nelle scuole superiori, la lettura dell’Iliade, dell’Odissea e dei Promessi Sposi con qualcosa di più moderno. Annuisco: il modo di scrivere e il linguaggio di quei Testi Sacri sono molto lontani da quelli utilizzati oggi, e anche i valori proposti sono decisamente da svecchiare. Sì, bisognerebbe quantomeno far leggere anche qualcos’altro: affiancare, piuttosto che sostituire. Mentre scorgo diversi volti che annuiscono, mi vengono in mente le riunioni dei carbonari che cospirano contro il potere costituito. Mi sento proprio come loro. Speriamo solo che il Ministro Gelmini non abbia degli informatori nascosti tra il pubblico: non vorrei desaparecire soltanto perché Manzoni mi è sempre stato sulle scatole. Altra scena, poco tempo dopo. Sono al bar con una professoressa di italiano delle superiori. Caffè, cappuccino, una ma

A squola (1)

Devo ammetterlo, e lo faccio senza vergogna: sono economico e commerciale, frutto di un percorso universitario lontano da lettere di qualunque genere. Eppure non ho mai pensato che ciò potesse costituire una macchia sulla mia coscienza, anzi. Non l’ho mai pensato fino a che non sono stato introdotto, all’inizio di una recente presentazione, da queste parole: “Il libro [Odio] è scritto in maniera molto equilibrata, con periodi scorrevoli e una costruzione chiara, elementi e capacità che non ci si aspetta di trovare nell’opera di chi non ha alle spalle studi classici. Ma tu sei laureato in economia e ti occupi di informatica” conclude la signora rivolgendosi a me con aria stupefatta. E adesso cosa le dico? La verità? Che gli studi non pregiudicano la possibilità di coltivare interessi e qualità? Mi sembra così lapalissiano… “In realtà io ho un peccato ulteriore da scontare” spiego. “Già da prima, alle superiori, ho evitato di frequentare il classico, come avevano consigliato i professori

Antonio Cassano

Rizzoli pubblica Dico tutto , il libro di Antonio Cassano. Nel frattempo molti scrittori italiani non riescono a trovare un editore che si rispetti. Ma questa è un’altra storia. Come di consueto, il progetto editoriale prevede l’immancabile passaggio da Fabio Fazio, tra l’altro, sampdoriano di fede. Ecco alcune perle regalateci da Cassano durante la trasmissione di ieri sera. "Non mi credevo che facevo tanti danni”. (parlando del libro) “S’arrabbiassero: l’importante è che lo prendessero”. “Mi sono conosciuto in una trattoria”. Fazio: “Puoi leggere le prime cinque righe della ricetta dei panzerotti?” Cassano (con il panico nello sguardo): “È dura leggere, già in italiano, figurati in dialetto!” Gli Aspiranti Scrittori Famosi Italiani ringraziano commossi Rizzoli per lo sforzo profuso.

Robertino Bechis (Italia da leggere)

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Nuova tappa del viaggio nell'Italia da Leggere . E' il turno di Robertino Bechis , autore di un romanzo a cavallo tra il fantastico e la ricerca storica, ambientato nella Roma di Cicerone e di Catilina. Uno sguardo all’editoria italiana: perché qualcuno dovrebbe comprare e leggere un tuo libro? Per come è organizzata la nostra società avrebbe senso cercare un motivo verso l'acquisto se veramente qualcuno conoscesse l'esistenza del libro. Mediamente, il lettore comune cerca un libro se ne ha sentito parlare. Il vero problema è riuscire a fare in modo che qualcuno parli di noi per far sì che qualcun altro possa dire: "mi incuriosisce". Stabilito il contatto è il genere letterario che fa il resto. Potrò forse ambire di essere letto da qualcuno e, magari, anche di essere apprezzato dopo essere stato letto, ma la stessa persona sarà improbabile che, a priori, acquisti il mio libro se non ne apprezza il genere. Parlaci della tua ultima opera. Il mio racconto è un r

Antonio Caprarica (3)

Egr. Direttore, Torno a scriverle (vedi qui e qui ) in occasione dell’uscita del suo nuovo libro, non solo per i complimenti di rito, ma per metterla a parte delle considerazioni scaturite da una lettura che si è rivelata, concordemente alle mie aspettative, stimolante e arguta. La prima riguarda una caratteristica che credo sia facilmente riconoscibile in tutto il popolo italico: l’alternanza tra concentrazione ed espansione della prospettiva da cui guardiamo a noi stessi. Mentre leggevo i primi capitoli di “Gli italiani la sanno lunga, o no?” (non più l’annunciato “Italiani brava gente”?) mi è venuta in mente una scena di un film di Nanni Moretti, in cui il protagonista afferma di essere parte di una minoranza e che, anche nel caso questa si trasformi un giorno in maggioranza, lui continuerebbe a sentirsi minoritario. Una visione individualistica in cui, tuttavia, il me stesso si allarga dopo pochi istanti a comprendere la mia famiglia, i miei amici, i destinatari del mio nepotismo

Francesco Guccini (2)

Francesco, Silvio, Obama e gli eroi giovani, belli e... abbronzatissimi! Francesco live - Blue suede shoes

David Duchovny - Californication

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David Duchovny, l’ex agente Molder degli X-files, veste i panni di Hank Moody, scrittore di successo ma in piena crisi artistica, così squattrinato da essere costretto a tenere un blog per un sito di proprietà del futuro marito della sua ex. Hank è ammalato di sesso, strafottente, arguto, agile di lingua e di penna, lubrico, scurrile, immorale, disonesto e soprattutto non politically correct. “Il fatto è che le cose che mi fanno schifo” ammette durante un’intervista radiofonica “non le digerisco e le butto fuori… Abbiamo un’avanzatissima tecnologia… Internet doveva renderci liberi, democratizzarci. Il risultato è che… la gente non scrive più: tiene blog. Invece di parlare invia sms, niente punteggiatura, niente grammatica… Mi sembrano un branco di imbecilli che pseudocomunicano con un altro branco di altri imbecilli in un protolinguaggio che assomiglia più a quello dei cavernicoli che alla nostra madre lingua.” “Sì, ma tu fai parte del problema” gli fa notare l’intervistatore. “In fond

Litigi coniugali e ostracismo letterario

Partiamo da un dato di fatto più che consolidato: un uomo e una donna possono litigare per qualunque motivo. Qualunque. Statene certi. Un color albicocca scambiato per un color pesca, una pettinatura nuova scambiata per una pettinatura vecchia, un rossetto scambiato per un gloss, un corner scambiato per un penalty, il serbatoio della benzina scambiato per quello del gasolio, il proprio marito scambiato per l’idraulico. “L’importante è che sia uno scambio vantaggioso” diranno alcuni. Siano nell’era del commercio globale, no? L’edizione domenicale del New York Times ci mette di fronte a una nuova frontiera del conflitto tra uomo e donna. Le due suocere del bigamo? No, molto peggio: i libri depositati sui comodini. No, non è questione di lasciar le cose fuori posto, di generare disordine, di non avere ambizione. Il problema è diverso: certi titoli devono essere messi la bando, non possono essere tollerati, via, via, bruciamo tutto prima che il partner diventi isterico o idrofobo solo perc