A squola (1)

Devo ammetterlo, e lo faccio senza vergogna: sono economico e commerciale, frutto di un percorso universitario lontano da lettere di qualunque genere. Eppure non ho mai pensato che ciò potesse costituire una macchia sulla mia coscienza, anzi. Non l’ho mai pensato fino a che non sono stato introdotto, all’inizio di una recente presentazione, da queste parole: “Il libro [Odio] è scritto in maniera molto equilibrata, con periodi scorrevoli e una costruzione chiara, elementi e capacità che non ci si aspetta di trovare nell’opera di chi non ha alle spalle studi classici. Ma tu sei laureato in economia e ti occupi di informatica” conclude la signora rivolgendosi a me con aria stupefatta.
E adesso cosa le dico? La verità? Che gli studi non pregiudicano la possibilità di coltivare interessi e qualità? Mi sembra così lapalissiano…
“In realtà io ho un peccato ulteriore da scontare” spiego. “Già da prima, alle superiori, ho evitato di frequentare il classico, come avevano consigliato i professori delle medie, e addirittura ho scartato il liceo, anche quello scientifico: la maggior parte delle ragazze carine della mia classe andava a ragioneria e così… la scelta si è fatta da sola. Forse è per questo che la principale motivazione che mi ha spinto a partecipare a questa presentazione è dimostrare che noi ragionieri, divenuti poi economici e commerciali, abbiamo talenti nascosti. Pensate che alcuni sono addirittura in grado di firmare senza apporre una semplice x. Stupefacente, vero?”
Secondo voi mi chiameranno ancora a presentare i miei libri? Non so perché ma ho qualche dubbio in proposito.

Commenti

Patty ha detto…
Come in tutte le cose è una questione di equilibrio e soprattutto di adattamento alle situazioni..c'è chi è un vero esperto in quest'arte, chi la adotta in base alle necessità, volendo uno è anche libero di essere squilibrato e disadattato(!) pagandone poi le conseguenze

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