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Visualizzazione dei post da giugno, 2007

Odio – Odio

Ho intitolato il mio ultimo romanzo Odio perché pensavo che nessuno mi chiedesse “Di cosa parla?”. Ero reduce dalle presentazioni di Rethor&Lithil… un disastro spiegare cos’è Redor?... o Refor?… e Lìt… o Lithìl? E i nomi dei personaggi? Per chi non è abituato al fantasy sono davvero incomprensibili. In realtà la risposta alla domanda "cos'è l'odio" non è così immediata: l’odio è un tema complicato e dalle mille sfaccettature. Tutti noi usiamo questa parola con leggerezza: una persona mi sta antipatica… la odio , tifo per una squadra di calcio o sono iscritto a un partito politico… odio i miei avversari, non mi piace un certo conduttore televisivo… lo odio . E così via per tutto ciò che non incontra i nostri gusti: cibo, musica, vestiti, vicini di casa, colleghi di lavoro, ecc. Il sentimento di cui parlo nel libro è molto diverso: non è disprezzo, non è contrapposizione ideologica o lotta di una parte contro l’altra, non è intolleranza. L’odio è un sentimento che

Giorno di ferie

Mentre la Gatta prende un giorno di ferie per fare la turista nella città in cui vive (facile, lei sta a Roma! È come se io me ne stessi a casa per fare un giro in autobus a Ciriè… e manco ci sono gli autobus, a Ciriè!) io prendo un giorno per rilassarmi e finisco collassato sul divano davanti alla televisione. Alle nove del mattino scatta la pausa pubblicitaria. A chi sarà rivolta? “Scrivi Bau al numero 98765 e riceverai una suoneria…” “Vuoi un prestito personalizzato per integrare la pensione?” “Scrivi Miao al numero 98765 e riceverai una suoneria…” “Eccezionale! Un set di pentole del valore di 1.500 euro, oggi solo a 378 euro…” Ho cambiato canale: dopo bau e miao rimanevano solo muuu e squit da inviare via sms per ricevere una suoneria di una mucca o un topo. Comunque il target è chiaro: bambini, nonni, bambini, mamme casalinghe. Poi, per fortuna, la pubblicità finisce e ricomincia il telefilm. Chips. I poliziotti Frank Poncerello e l’altro-non-mi-ricordo-come-si-chiama, insomma, qu

Odio – giallo au contraire

La definizione che accompagna più spesso l’uscita di Odio è quella del “giallo al contrario”. Prima di parlare del “al contrario” mi concentro sul giallo. Ho sempre sostenuto di non amare questo genere. Quando spedivo le bozze di In prima persona le case editrici mi rispondevano “non è un giallo, non è un thriller, non lo pubblichiamo.” Ottima impostazione, davvero. Odio ha alcune delle caratteristiche del giallo: c’è un cadavere, o meglio un morto, e c’è un colpevole. Chi pensa di leggere il libro e di arrivare solo all’ultima pagina prima di conoscere l’identità dell’assassino resterà deluso: è la prima cosa che rivelo. Pag. 1 Piero Scacchi, giovane imprenditore, in procinto di sposarsi con la sua bella Kym, è in prigione. È lui l’assassino e non ha timore di dirlo apertamente. È l’identità della vittima, e soprattutto i perché del tragico epilogo (o del tragico inizio?) a restare sconosciuti. È risaputo che non sono un grande estimatore dei gialli. Ne ho letti tanti quando ero pic

Nuova edizione di In prima persona

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A distanza di due anni dall’uscita di In prima persona , Il Foglio Letterario pubblica la seconda edizione del romanzo. In primo luogo non posso che ringraziare il deus ex machina della Casa Editrice, Gordiano Lupi per aver voluto scommettere nuovamente su questo libro, oltre naturalmente a Giulia Fasolo che ha curato l’editing e il progetto grafico (basato sulla fotografia di Riccardo Tessitori). Ho preso al balzo l’occasione di una ristampa del romanzo per snellirne un po’ l’inizio. In questa decisione un peso rilevante l’ha avuto mia suocera (i critici letterari sono personaggi innocui: piuttosto confrontatevi con le suocere, poi venitemi a raccontare com’è andata). A tutti quelli che le chiedono del libro spiega che “superati i primi tre o quattro capitoli, poi, è bello.” Il poi mi ha sempre lasciato molto perplesso, e così ho deciso di dare qualche sforbiciata qua e là. E allora via il secondo capitolo, un flashback sul primo incontro tra Andrea e Michele ( che comunque potete t

Ricco e famoso

Antefatto. Qualche giorno fa, via mail con mia cugina. Lei: Ho visto che hai sceneggiato dei fumetti! Io: Eh, sì. Racconti, articoli, libri, fumetti… sembra quasi che le stia tentando tutte per diventare famoso. Lei: Che c***o te ne frega di diventare famoso? Te devi diventare ricco! Questa mattina, da tutta un’altra parte “Oh, Dottor Borla, abbiamo saputo che ha scritto un libro!” “…” “Oh, Dottor Borla, vogliamo proprio leggerlo! Non so come una persona come lei ha potuto scrivere sull’odio” “…” “Oh, Dottor Borla, ci porta un libro (a testa)? Siamo proprio interessate a prenderlo!” “Vedo se in macchina ne ho un paio che mi sono avanzate dalle presentazioni.” “Oh, Dottor Borla, ci fa proprio un favore.” Macchina. Bagagliaio. Due copie. “Oh, Dottor Borla, però ce le deve autografare!” “…” “Oh, Dottor Borla, la ringraziamo davvero!” “…” “Oh, Dottor Borla, grazie grazie!” “…” “Oh, Dottor Borla, le faremo sapere dopo averlo letto!” “…” “Oh, Dottor Borla, a presto!” “…” Ok. Ma i soldi de

Strappare o non strappare (4)

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Puntata 1 Puntata 2 Puntata 3 Punto 6 (siamo quasi alla fine). Attenzione. Questo è il punto fondamentale. Tenetevi forte. La rivelazione è veramente illuminante. Siete pronti? Un bel respiro… “Sposatevi. Lo sostengono le ricerche: i mariti e le mogli sono più felici dei single, dei divorziati o dei vedovi.” Avete capito bene? Rileggete con calma questa affermazione che non stento a considerate “definitiva”. Mentre lo fate, cercate di ignorare le grida furiose e il rumore di piatti rotti che proviene dall’appartamento vicino al vostro, quello dei due sposini ormai ai ferri corti. Sì, giocano al tiro al piattello l’uno con l’altro con il servizio della domenica, quello “12 sottopiatti, 12 piani, 12 fondi, 12 da antipasto, ecc. ecc.” Ma non è grave. Il grave comincerà quando finiranno le munizioni e avranno a disposizione soltanto più i coltelli. Ma non è nemmeno questo che mi lascia perplesso. Riassumo? “Mariti e mogli sono più felici dei vedovi.” Vi giuro: c’è scritto così. So che molt

Strappare o non strappare (3)

Puntata 1 Puntata 2 Ma poi, alla fin fine, strappare o non strappare… cosa? Un articolo importantissimo sui confini tra etica e religione? Una pagina di un saggio sulle differenza tra l’ambiguità della realtà in Philip Dick e l’ambiguità della rappresentazione in William Gibson? Il resoconto di una mostra di Riccardo Licata a Milano? No, un brano de La Repubblica (inserto “delle Donne”) intitolato “Le regole da manuale per scoprire il buonumore.” Adoro queste pubblicazioni. Sono così sottili, nella loro arguzia, da aprire sempre nuove porte alla conoscenza di noi stessi e della società. Sono distillati di sapienza allo stato puro, nettare che rinvigorisce la fierezza di far parte della razza umana. Generalmente queste tavole della legge elencano uno dopo l’altro i comandamenti a cui dovremmo attenerci per guadagnare il paradiso. Nel nostro caso non si tratta, però, di un decalogo, ma di soli sette suggerimenti. L’anonimo autore dell’articolo (non posso dire se anonimo per pudore o per

…Suoni da Volpiano

Elemento positivo: nonostante le nuvole, oggi non piove. È un requisito fondamentale se si vogliono presentare dei libri all’aperto. Nello spiazzo davanti allo stand in cui il comune ci ospita, i ragazzi della scuola media provano prima di un saggio. Xilofoni, tastiere, chitarre, batteria, basso, voce… Sono le undici. Il campanile suona. Don… don… don… L’asilo nido comunale dà sulla piazza. Qualcuno ha messo una cassetta musicale in filodiffusione, con canzoni del tipo “Non si poteva entrarci dentro/perché non c’era il pavimento.” I ragazzi provano. Per Elisa. Rag time. La stangata. Passa la banda del paese. Per Elisa. Rag time. La stangata. Davanti allo stand degli autori c’è quello della SMAT, un’azienda che gestisce l’acquedotto e fornisce gratuitamente bicchieri d’acqua ai passanti. Sono bicchieri di plastica. Che la gente getta con molta educazione a terra. E su cui i bambini mettono i piedi. Crack! La stangata. La stangata. La stangata. È mezzogiorno. Il campanile suona. Don… don

Voci da Borgaro…

Appendo sopra la bollatrice un invito per la presentazione di Borgaro rivolto ai miei colleghi d’ufficio. “Villa Tapparelli… presentazione del romanzo Odio .” La mattina dopo trovo un post-it appiccicato giusto sotto il biglietto. “Anch’io ti odio, ma non per questo mi metto a scrivere un libro.” Io: “Amore, passione, odio e morte sono i punti cardinali della vita dell’uomo.” Dal pubblico: “Parla dell’uomo come essere umano o come maschio?” Io: “Perché, è diverso?” Dal pubblico: “Certo. Per le donne c’è anche la maternità.” È bizzarro come per le donne maternità e amore stiano in due categorie differenti. Per caratterizzare un personaggio di Odio mi sono ispirato a Francesco Richiadi, un caro amico che ringrazio nella nota della fine del libro. Mi ha sempre stupito la dedizione con cui la sua gatta nera lo guardava saldare per ore e ore nel retro del suo negozio di elettronica. Io: “Se vieni alla presentazione di Borgaro possiamo fare una scena da Carramba che sorpresa : signori e sign