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Visualizzazione dei post da novembre, 2007

Franco Loi

Sfidando l’apatia del sabato mattina, una settimana fa mi sono mescolato al pubblico di un concorso di poesia. Accanto alle opere dei partecipanti, il comitato organizzatore ha deciso di premiare, anno dopo anno, un poeta di fama nazionale. Sabato è stata la volta di Franco Loi, molto conosciuto per le sue opere in dialetto milanese. Nel suo discorso Loi ha trattato temi importanti, soffermandosi soprattutto sul significato della poesia come azione non tanto del racconto quanto del lasciarsi raccontare, sull’estraneità di questo mezzo di espressione rispetto al semplice parlare di cose che sappiamo ricorrendo a immagini e forme conosciute, sulla differenza tra la ragione, che tratta della quantità delle cose, e la poesia che si sofferma invece sulla loro qualità. Ho sempre sostenuto che la vera forza della poesia stia nella trasformazione delle parole in suoni che si staccano dal loro significato, non svuotandosi ma acquisendone uno nuovo e più incisivo. Sentire Loi recitare versi in m

Manifestazioni studentesche

Qualche tempo fa la rivista on line Kult Underground ha pubblicato una mia recensione di “ È stata pura gioia ”, un libro scritto a dodici mani da un gruppo di amici che nel 1977 organizzò a Follonica un concerto degli Area. L’evento non fu soltanto musicale, ma si trasformò in occasione per abbattere almeno tre muri, quello della sfiducia verso l’iniziativa nutrita dalla sede locale del Partito Comunista, quello generazionale con i genitori che vedevano i propri figli trasformarsi in soggetti attivi e propositivi, e quello non meno importante dell’ammorbidirsi del rapporto (teso) tra FIGC e gruppi dell’allora estrema sinistra. Nel trentennale di quell’esperienza, la pubblicazione di questo libro diviene spunto e pretesto per un ragionamento obiettivo sui temi della contestazione studentesca e operaia, del femminismo, del terrorismo, degli Anni di Piombo, tematiche che, nonostante mantengano un buon grado di attualità, stentano ancora a trovare spazio di discussione. Mentre leggevo il

Due cuori e una gatta

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Tra i siti e i blog che seguo c’è Due cuori e una gatta . Tra Lui (Ha una totale devozione per la sua gatta. Ah, sì, anche per la sua ragazza. Cerca di renderle felici in ogni occasione anche se spesso loro ripagano con amabili incursioni e distrazioni nei momenti che dedica ai suoi passatempi preferiti) e Lei (Dolce ma autoritaria, spiritosa e spesso ingenua (fingerà?). Adora dare ordini e comandare tra le mura domestiche) si inserisce un terzo incomodo. No, non si tratta di un ammiratore segreto o un’avvenente fanciulla, ma di una gatta. È lei la vera regina della casa, il capo assoluto. Diciamo la verità: quei due stupidi umani sono nati per servire questa felina, dolce morbida, invadente e supponente. Ma tanto ha ragione lei: i gatti sono la razza dominante su questo pianeta… Le strisce sono ideate e disegnate da Stefano Gargano, in arte Kaneda, uno splendido 33enne (come me, d’altronde) che per le storie si ispira direttamente alla sua gatta. Visitate il suo sito: è spassosissimo!

Walter Veltroni

Sono in ritardo su tutto. Ormai è una cosa cronica. Quale potrebbe essere l'argomento di una mia lettera a Veltroni? Il Partito Democratico? I disordini romani seguiti alla morte del tifoso laziale? La festa del cinema? I rom? Sui libri e racconti che scrive? No, io sono ancora molto più indietro: la Fontana di Trevi tinta di rosso da un misterioso (s)conosciuto che inneggiava a un gesto futurista. Tra l'altro, chi ha una foto del monumento mentre "arrossisce"? Al Sindaco di Roma - On. Walter Veltroni In ritardo rispetto all’eco mediatica che ha accompagnato l’immagine dell’acqua della Fontana di Trevi tinta di rosso, mi permetta di unirmi alla schiera di coloro che hanno apprezzato questa sorta di restyling futurista a cui è stato temporaneamente sottoposto il monumento. Sono consapevole che un atto di vandalismo non può essere esaltato in quanto tale, a meno di non voler ingenerare episodi di deprecabile imitazione o causare il venir meno del poco senso civico che

Sui mezzi pubblici – Divorzi

“Hai sentito?” chiede la Signora In Fucsia con un tono che sa più di affermazione che di domanda. “Il premier francese, Sarcozy: lui e la moglie divorziano.” “Ho sentito” risponde la Donna che Fuma, girando e rigirando con nervosismo una sigaretta spenta tra le dita. “Ma secondo me erano già in crisi prima.” “Sì, ma non ci si può certo separare durante la campagna elettorale, no?” proclama la Signora in Fucsia mentre ammortizza una curva dell’autobus. “Non si deve divorziare mai” si intromette il Ragionier Catenacci appoggiando sulle ginocchia la copia de Il Secolo d’Italia che stringe tra le mani. “Dovrebbe essere vietato per legge.” “Io non posso divorziare” dice Precaria tra un verso e l’altro provocato dalla continua masticazione di un chewingum. “Convivo” spiega. La sua frase cade nel vuoto, avvolta dal disinteresse generale. Solo il Ragionier Catenacci le rivolge uno sguardo di acuta disapprovazione. “A volte ci sono buoni motivi per divorziare” dice il Timido, quasi con un filo