Tempi e opere

Da ormai un anno a questa parte sono affetto da una malattia che un personaggio di In prima persona definirebbe trip per l’arte. Vado alle mostre di quadri, seguo le aste, mi documento, studio. E, inevitabilmente, qualche frammento di questo mondo finisce nelle cose che scrivo.
Ieri sera, mentre guardavo un catalogo di quadri, mi sono accorto di quanto l’epoca in cui vive un artista entri prepotentemente nella sua produzione. Vedova dipingeva quadri neri, possenti ma oppressivi, pieni di labirinti e reticolati. Afro inseriva nelle sue opere vetro, materiali fusi, pezzi dei sacchi all’interno dei quali arrivavano gli aiuti del Piano Marshall. Fontana rappresentava la realtà che c’è dietro e oltre il quadro, aprendo squarci nella tela che ricordano ferite non rimarginate. Tutti questi artisti raccontano se stessi attraverso il dramma della guerra, o parlano di come la guerra ha cambiato il loro animo.
A questo punto viene immediato fare un paragone con i temi proposti dagli aspiranti artisti del 2000. Per mia generazione il concetto di mito eterno richiama Goldrake e Capitan Harlock, per quelle successive l’immaginario è nei Pokemon e i valori nelle ideologie che la storia ha mandato in soffitta a prender polvere. La realtà è diventata opinione e per far parlare di sé ci vogliono azioni di marketing che poco hanno a che fare con l’arte. È il regno del reality a dominare, un circo distorto lontano mille miglia anche dalla finzione autobiografica.
E allora di cosa parliamo? Io ho scelto la realtà minuta, intima e quotidiana. Ma la quotidianità non interessa più a nessuno, in un mondo che si regge sul bisogno, più o meno represso, di evasione esasperata. Il problema è nemmeno il dramma della guerra riesce a destarci dal sonno profondo. Cosa ci rimane? Non mi dite "la televisione" perché non è una risposta accettabile.

Commenti

Anonimo ha detto…
parliamo del tempo??
caldo questo autunno, non le sembra???
Anonimo ha detto…
Oggi (sabato) lievi precipitazioni nelle prime ore della mattina. Un pallido sole ha fatto capolino tra le nubi, e fa ben sperare per il weekend. ;)

Un'altra possibile soluzione sarebbe "parliamo di Capitan Harlock"...

Andrea
Anonimo ha detto…
beh, c'è un tema che la fa da padrone dalla notte dei Tempi... pensaci bene...
Andrea Borla ha detto…
E' il tema attorno al quale gira il mondo. E "serve" sempre. Mi stupisco, però, di quanto sia artificioso raccontare il nostro "adesso".

Ti faccio un esempio: ho finito da poco un romanzo sulla famiglia, sull'handicap, sulle scelte "giuste" e "ingiuste". Mi soddisfa. Ma se lo leggo e mi chiedo "racconta il nostro tempo?" rispondo di no. Non era il mio scopo quando ho cominciato e va bene così. Ma cosa racconta l'oggi?

Sono troppo pessimista se dico che il nostro oggi è uguale al nostro ieri? Che la nostra società non è più sensibile alle sue fratture? O, per tornare ai discorso dei quadri, che l'innovazione è soltanto più racchiusa negli echi del passato, dal surrealismo all'informale? Che oggi non abbiamo più concettualità nuove da esprimere?

Oppure mi sto semplicemente ponendo problemi inutili?

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