Edoardo Sanguineti ospite di Fabio Fazio

Ieri sera Professor Saguineti è stato ospite della trasmissione di Fabio Fazio. Da fruitore globale della televisione quale io ammetto di essere (dal trash del Grande Fratello ai serissimi Otto e Mezzo o Ballarò) ho apprezzato moltissimo un quarto d’ora di cultura allo stato puro sul piccolo schermo, cosa più unica che rara.
Tra un commento profondo lasciato cadere con noncuranza (del tipo “un intellettuale ha il compito di contribuire alla decifrazione del mondo” o “il Novecento terminerà quando finirà il capitalismo” o ancora “la borghesia domina il mondo ma non è in grado di gestirlo.”) Sanguineti ha speso due parole sulla poesia che mi sembra costituiscano un ottimo spunto di riflessione. Ok, di poesia capisco proprio pochino, ma quello che ha detto mi ha molto stupito.

Tutti credono di avere un animo poetico
Penso che a tutti sia capitato di appuntare versi su fogli volanti spinti dallo sbocciare irruento di un sentimento inarrestabile. Mi sembra che questo sia insito nella natura umana, soprattutto nel periodo adolescenziale o in quello (perenne) del post-adolescente. Generalmente definiamo quei componimenti poesie perché sono espressione dell’animo poetico. Ero convinto che questo fosse normale fino a quando Sanguineti non ha fatto notare che, secondo lui, non esiste una correlazione automatica tra uomo e animo poetico. Mi fido di quello che dice il Professore (è Sanguineti, mica Barberi Squarotti!) e ho timore nel dire che non sono così d’accordo...

Se tutti scrivono poesie è causa dell’alfabetizzazione
Tutti scrivono è un ritornello un po’ abusato, ma Sanguineti può dirlo perché, dalla sua altezza, e quindi dal suo punto di vista, è sostanzialmente vero…

Il poeta non è tale perché scrive poesie, ma scrive versi e quindi tenta di presentarsi al pubblico come poeta.
Il poeta è colui che viene riconosciuto come tale. Questa impostazione sovverte il modo consueto di pensare dell’uomo comune (ma gli intellettuali, quelli veri, servono proprio a questo) e risolve anche uno dei problemi che mi hanno sempre lasciato perplesso: come distinguere un poeta da uno che va a capo quando capita. L’unico dubbio che mi rimane è sul come pesare l’uditorio: in questo modo si rischia di venir considerati poeti dalla propria cerchia di amici e conoscenti e di essere dileggiati dal mondo intero. Per quanto assurdo possa sembrare, mi vengono in mente due o tre esempi della concretizzazione di questo pericolo. E a uno di questi hanno pure intitolato una biblioteca…

Adesso ho le idee chiare: non sono un poeta soprattutto perché non dico di esserlo, non ho mai scritto una poesia in vita mia e, soprattutto, quell’animo poetico che credevo di avere in quanto uomo è solo un effetto collaterale di una mia disfunzione ormonale.

In rete

http://www.cirps.it/risorse/poesia/autori/fssanguineti.htm

http://www.italialibri.net/autori/sanguinetie.html

Commenti

Anonimo ha detto…
domani, circa all'ora di pranzo, su RaiSat extra ci sarà la replica della puntata di domenica di "Che tempo che fa" (quella con Sanguineti). vale la pena saperlo...
Anonimo ha detto…
Io credo di essere poeta, ma non è grave... La cura c'è.
Anonimo ha detto…
Quella puntata me la ricordo bene, grazie per averla messa in internet. Sanguinetti, come Monicelli rappresentano l'assoluta certezza. peccato per le nostre generazioni senza lode e senza glorie.....

www.areadincontro.ning.com/
Andrea Borla ha detto…
Questo tutffo in un vecchio post mi ha fatto venire in mente un episodio raccontato da un amico che, anni fa, era andato a vedere Sanguineti in un incontro tenutosi in un teatro.
Sanguineti sale sul palco, si siede, prende un suo libro di poesie e legge la prima. Poi alza gli occhi sul pubblico, non dice nulla e legge la seconda. E va avanti così per un'ora (!!!), senza aggiungere una sola parola.
Dopo un po' una signora del pubblico prende coraggio (mentre altri avevano già preso la porta e se ne erano andati) e gli chiede: "Al posto di leggere soltanto le poesie, può spiegarci il loro significato?"
Sanguineti la guarda e le risponde che il significato era intrinseco nelle poesie (sottinteso: se non capisci non sarò certo io a spiegartele) e si rimette a leggere come se nulla fosse.

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