Aspettando Culicchia

Condivido con Giuseppe Culicchia alcune cose: anch’io mi sono diplomato al Fermi di Ciriè, anche se una decina di anni dopo, tifo per il Toro e mi piace scrivere, anche se lo faccio con risultati diversi dai suoi. Forse è per questo che Culicchia mi è sempre stato simpatico, non tanto per i suoi primi libri, quanto da "Il paese delle meraviglie in poi". A questo aggiungete che è uno dei pochi autori italiani che non sono stati stroncati da Gordiano Lupi nel libro “Nemici miei”: tombola! Stima e fiducia imperitura.
Per questo, quando il Comune di San Maurizio mi ha chiesto se ero disponibile a curare la presentazione del suo libro "Torino è casa mia" (4 marzo 2006 alle ore 17.00 la biblioteca comunale di via Olivari) non ho resistito ad aderire con gioia: presentare con Culicchia un libro di Culicchia non capita tutti i giorni.
Quelli che seguono sono alcuni dei pensieri che mi sono venuti in mente durante la lettura e che diventeranno spunti di discussione con l’autore. Per chi non lo sapesse "Torino è casa mia" presenta la città sabauda come un appartamento, con l’ingresso (la stazione di Porta Nuova), il corridoio (via Roma), il salotto (Piazza San Carlo) e così via fino al bagno (i Murazzi) e il terrazzo (i parchi cittadini).

Cominciamo bene: poche pagine e già non sono d’accordo con quel che scrive. Mi chiedo infatti se riusciremo mai a liberarsi del connubio Torino/Caffè Storici. Nella cronologia della genesi della città inserita all’inizio del libro ci sono alcuni assenti illustri (la caduta dell’aereo del Toro sulla basilica di Superga) e altri che illustri lo sono molto meno (i cosiddetti padani, che c’entrano con la nascita della città esattamente come l’aglio con quella dei babbà). Nel mio intimo speravo che anche i Caffè Storici finissero nel dimenticatoio, ma così non è stato: il Bicerin nasce nel 1763, il Caffè Fiorio (cinque euro per un succo alla pera) lo segue nel 1780, il Caffè Baratti tanto caro a Gozzano apre i battenti nel 1875. Posso dire… chissenefrega? O faccio la figura del blasfemo?
A me sembrano luoghi da cartolina, un po’ stereotipati e lontani dalla realtà odierna. Non dico che non ci si debba andare, guai mai, ma da qui a dire che i torinesi popolano costantemente questi locali credo ci passi un po’.
Eppure vanno molto di moda, dai gettonatissimi giri turistici che li toccano uno dopo l’altro e che necessitano di lunghe attese e prenotazioni da ospedale, ai molti autori torinesi, Gianna Baltaro prima tra tutti, che condiscono i loro romanzi di accenni o citazioni a questi locali.
Credo molto di più nella verità, se mi passate il termine, degli incontri nei bar o dei pranzi nei ristoranti con la erre minuscola. Credo sia lì che si sviluppino i rapporti più spontanei e immediati, quelli che superano o cercano di superare la malattia che Culicchia riconosce nei torinesi: la mancata capacità di socializzare.
Secondo l’autore il secondo morbo che colpisce gli abitanti della capitale sabauda è l’incapacità a costruire memoria. Sono curioso di scoprire che cosa intenda.
Una delle cose più belle che ho invece trovato nel libro è il connubio di storia e vita. Se si parla di via Roma e dei suoi portici non manca un accenno al posto telefonico della Telecom, l’immagine di Piazza San Carlo passa anche attraverso una persona che cerca un taxi, il Valentino è un parco inscindibile dalla collina dello spaccio e così via. Così nel libro trovano spazio anche quei fastidiosi compagni di viaggio con cui ci troviamo a convivere da troppo tempo: i cantieri delle olimpiadi.
Culicchia tiene una rubrica settimanale su Torino Sette, in cui analizza la nostra società come un archeologo può fare con gli uomini primitivi, ovvero attraverso i graffiti che lasciamo sui muri. Una geniale citazione che appare nel libro è la scritta “portate a cagare i vostri cani da un’altra parte. Se i vostri cani cagheranno sotto le mie finestre io verrò a cagare davanti alle vostre porte.” L’autore? Un genio!
Io adoro la Torino minima, quella dei cortili nascosti: credo siano un esempio chiarificatore dell’attitudine dei torinesi a mostrare meno di quello che hanno. Ma non a privarsene: semplicemente a tenerselo per sé. È un atteggiamento opposto a quello dei bolognesi, dei veneziani, dei milanesi, tanto per non andare lontano. Culicchia invece dice che i torinesi sono grigi dentro. Che forse abbia ragione lui?
Torino è anche Baricco? Me lo sono chiesto per due notizie che Culicchia inserisce nel libro: Baricco scrive che i granata non andranno mai più in serie B proprio alla vigilia della peggiore crisi della società (stare zitto mai, vero?) e, alcune pagine dopo, ci fa notare che lo scrittore ha lasciato la nostra città. Perché percepisco un po’ di sollievo in queste parole?
Invito i visitatori del blog a lasciare qui i commenti su Culicchia o sul libro. Se non potrete essere presenti a San Maurizio glieli riferirò durante l’incontro. Ma se verrete è meglio: c’è Culicchia… e c’è anche l’aperitivo.

Commenti

Anonimo ha detto…
anche io tifo toro...
e da buona (ex ormai) torinese, si, lo ammetto, problemi di socializzazione ne ho avuti.....

e ora quando incontro altri torinesi nel mondo mi chiedo "ma ero ancheio cosi'???"

leggero' il libro....
Anonimo ha detto…
commenti su culicchia non ne ho, non avendolo ancora letto...

ma gli puoi dire che, grazie al tuo intervento, avrà una lettrice in piu'....

;-)
Anonimo ha detto…
sempre alla ricerca di succulente notizie su Giuseppe Culicchia per farcire il blog a lui dedicato (murieduri.blogs.it) mi sono imbattuta nel tuo post.
immagino che l'incontro con l'autore sarà stato ironico e stimolante come al solito.
nel mio blog murieduri.blogs.it raccolgo articoli brani recensioni ed altro firmati dall'ironica penna di Culicchia, venite a fare un giro tra i miei post!!
valentina*
Andrea Borla ha detto…
La presentazione è andata davvero bene: c'era molto pubblico, Culicchia è stato simpatico e coinvolgente come al solito, i commenti sono stati positivi.
A breve aggiornerò la rassegna stampa sul mio sito inserendo gli articoli sull'evento pubblicati dai giornali locali.
Dovrebbero anche uscire su due riviste on line:
- un'intervista che ho fatto a Culicchia in cui parla anche del mercato editoriale;
- la mia recensione di "Torino è casa mia".
Vi terrò informati.
Anonimo ha detto…
ho avuto modo di ascoltare Culicchia all'ultima Fiera del Libro di Torino.
Devo dire che sono rimasta colpita dalla sua esposizione...e ora mi sono lanciata ad approfondire la sua scrittura, anche cercando notizie sul web e inoltre mi sono innamorata di una città, Torino, che non conoscevo e che lui sa descrivere molto bene.
Il mio commento è una goccia nel mare, ma ci tenevo a lasciare anche le mie parole
Andrea Borla ha detto…
Nessun commento è una goccia nel mare. Culicchia è un ottimo oratore, simpatico, capace di attrarre l'attenzione del pubblico senza fare scente da cabaret. Mi sono trovato bene nella presentazione con lui, anche perchè è stato possibile buttarla "sul ridere", in senso quasi pirandelliano.

Torino è una bella città. E' vero, ma ci sono ancora dei pregiudizi. Un amico di Roma è venuto per il weekend e il suo commento è stato "Carina. Però non c'è molto da vedere". Certo che se uno si aspetta di trovarsi davanti un altro Colosseo...

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