Sui mezzi pubblici – la satira

Continuo nella sporadica opera di recupero degli articoli scaduti come la mozzarella e non pubblicati dai giornali locali che ogni tanto ospitano i miei pensieri. Per chi fosse interessato alle puntate precedenti...
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I rari viaggiatori che, al mattino presto, non sono ancora nel mondo dei sogni cercano di tenersi svegli parlando del più e del meno. Negli ultimi tempi è il ritornello rock/lento di Celentano a farla da padrone. Ok, anch’io alla mattina sono molto lento…
“Hai visto la Guzzanti a Rockpolitik?” chiede una voce alle mie spalle. “No, la Guzzanti non mi fa ridere per niente” risponde un’altra. “Sei di destra?” ribatte la prima.
Non avevo mai pensato a questo meccanismo. Da quando c’è la tendenza ad associare la satira a una corrente politica si rischia di vedersi associati a questo o a quello schieramento a seconda di cosa ci fa ridere. Ti piace la Guzzanti? Sì. Sei di sinistra. Ti piace Forattini? Allora sei di destra.
La cosa mi manda in completa crisi d’identità. Adoro Luttazzi. Quindi sono di sinistra. Ma non reggo la Dandini. Allora sono di destra. Eppure mi piace Vergassola. Sinistra. Ma non posso guardare Crozza. Destra. Aiuto!
Qualcuno ride a crepapelle vicino a me. Mi giro e lo guardo: è Topolino, uno splendido quarantenne che ha tutta la mia stima perché legge quintali di fumetti. Ha in mano una raccolta di Rat Man, la striscia ironica scritta e disegnata da Leo Ortolani, e non fa altro che sganasciarsi pagina dopo pagina. Ok, mi ha convinto: alla fin fine l’unica cosa davvero importante è che faccia ridere. Se no… che satira è?

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