Il caimano


A un certo punto mi sono chiesto se avesse ancora senso andare a vedere il film. Un articolo in prima pagina su La Stampa ne anticipava il finale, TGcom parlava dell’inizio, Ferrara su La7 ci ha raccontato la parte centrale, La Repubblica dava anticipazioni qua e là. E poi Fiorello che imita Moretti su RadioDue, il regista ospite di Fazio, per non parlare delle polemiche che hanno preceduto l’uscita della pellicola e delle discussioni sull’opportunità del lancio in piena campagna elettorale. Insomma, ne hanno parlato tutti: ma chi me lo fa fare di andarlo la vedere? Pensate che dei libri non leggo nemmeno la quarta di copertina per non rovinarmi la sorpresa.
Devo anticipare un giudizio? Tanto rumore per nulla.
Il meccanismo narrativo de “Il caimano” è mutuato in pieno da un altro film di Moretti, il molto più riuscito “Aprile”. Anche lì le vicende politiche si mescolavano con una storia privata, quella della nascita del figlio del regista; anche lì c’era un film nel film, “un musical su un pasticcere troskista nell’Italia conformista degli anni ’50”. Questi temi vengono tuttavia riproposti ne “Il caimano” con una minore capacità di amalgamare i diversi ingredienti.
Silvio Orlando è un produttore inattivo da molto tempo e che ha una voglia incontenibile di fare un film. È un uomo che confida nel lavoro per cercare il riscatto da un situazione familiare in rovina: la separazione dai figli e dalla moglie (una splendida Margherita Buy) è un processo irreversibile e lui non ha né la forza né la capacità di interromperlo. Jasmine Trinca si intromette per caso nella sua vita e gli consegna, dopo averla proposta senza successo a molti altri produttori, una copia della sceneggiatura de “Il caimano”. Orlando si convince che è necessario girare quella pellicola, a costo di ingaggiare una battaglia persa in partenza contro la mancanza di fondi, le ricche produzioni dei film in costume e gli attori (Michele Placido) destinati alla parte del protagonista che lo abbandonano senza preavviso.
Avrei voluto dire che il film mi è piaciuto, che l’attesa della nuova pellicola di Moretti è stata ben ripagata, che il mio regista preferito ha bissato il successo de “La stanza del figlio”, di “Bianca” o di “Aprile”. Avrei tanto voluto farlo, eppure non riesco a nascondere la delusione. I personaggi, seppur ben delineati e ancor meglio interpretati dagli attori, finiscono per non essere credibili: tutti, da Orlando alla stessa Buy, appaiono come pallide copie di Moretti, con le manie, le psicosi, i tic del regista che ribaltati su di loro perdono di efficacia. Le storie narrate, quella politica, quella umana, quella del film nel film, sono presentate senza particolare approfondimento e con evidenti scollature. Gli altri temi che si inseriscono nel filone narrativo, come quello della famiglia omosessuale, non arricchiscono la pellicola, ma contribuiscono ad aumentarne la confusione.
Forse “Il caimano” soffre soltanto di un eccesso di anticipazione: ne hanno parlato tutti, troppo e per troppo tempo. Non appena si sono spente le luci in sala mi ha assalito un senso di deja-vu che ha probabilmente influenzato la mia opinione. Abbiamo discusso e sentito discutere per giorni e giorni di un film poco riuscito: fiumi di inchiostro, chilometri di pellicola, migliaia di byte di siti internet rappresentano un contagiosa forma di sovraesposizione mediatica che ha contagiato un po’ tutti. Ancora una volta non posso che ripetere: tanto rumore per nulla.Un’ultima cosa: pensavo che la pellicola fosse incentrata su Berlusconi. Alla fine mi sono reso conto che se il tema del film nel film fosse stata un altro nulla sarebbe cambiato nell’equilibrio della storia. Per fortuna il ritmo risale quando è lo stesso Moretti a vestire i panni del premier giudicato da un tribunale. Quelle brevi scene, insieme all’iniziale tributo ai b-movies italiani e a poco altro, non sono tuttavia sufficienti a giustificare e riscattare il resto de “Il caimano”.

Commenti

Andrea Borla ha detto…
Aggiornamento da La Repubblica del 24.05.06

…Deluso, invece, El Pais. “Il film non parla tanto di Berlusconi, quanto di Moretti”…

Nel mio piccolo… l’avevo detto, l’avevo detto!

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