Crisi d’identità
Ognuno di noi ha un sosia. Così dicono e io mi fido. Mai contraddire una cosa che “si dice”: è facilissimo essere smentiti alla velocità della luce.
Ognuno di noi ha un omonimo. Questo è più facile da verificare perché, a differenza dei sosia, non ci deve fidare di avvistamenti poco credibili, della soggettività di chi ha visto e riferisce, della memoria che ogni tanto fa cilecca. In questo caso possiamo utilizzare metodi scientifici che ci diano la ragionevole certezza della presenza di qualcuno che ha il nostro stesso nome. Metodi semplici e immediati.
Vado su Google, l’Oracolo del Nuovo Millennio, lo interrogo inserendo il mio nome e cognome, magari tra virgolette così definisco meglio la ricerca, premo sull’apposito pulsante e aspetto.
Il problema principale di questa operazione è il caso in cui la ricerca fallisce miseramente. Risultati? Quali risultati? Non sono state trovate pagine Web standard che contengano tutti i termini della ricerca. Ecco, appunto: zero risultati. Cerca una parola diversa. Metti meno parole. Assicurati di aver scritto bene. Sii generico. Ma io mi chiamo Tizio Caio, non posso far finta di essere Caio Sempronio o scriver solo Sempronio, Sempr o S! E allora soffri: non sei presente in rete. E se Google non ti trova sei legittimato a dubitare della tua stessa esistenza.
“Qui non si esiste più/se non appari mai (appari mai) in tivù” cantava il Sommo Profeta Vasco Rossi. Oggi sembra che il concetto si sia ampliato: non esisti se non sei in rete e non sei in rete se non ti trova Google. Sillogismo aristotelico: non esisti se Google non ti trova.
(Parentesi sul sillogismo non aristotelico. Il treno fischia. Il bambino fischia. Il bambino è un treno. Chiusa parentesi.)
E allora lo faccio anch’io! Entro in internet e scrivo “Andrea Borla” nella finestrella di Google, che tra l’altro oggi è travestita da Sherlock Holmes. Questione di un click e viene fuori un bel elenco di pagine (Gooooooooooooooogle). Comincio a scorrerle. Poi mi fermo quando mi imbatto in questa qui.
Guardate il tipo in mezzo, quello con il viso girato a sinistra: sono io senza barba! È uguale a me! Solo che lui porta gli occhiali con la montatura spessa.
Ognuno di noi ha un omonimo. Questo è più facile da verificare perché, a differenza dei sosia, non ci deve fidare di avvistamenti poco credibili, della soggettività di chi ha visto e riferisce, della memoria che ogni tanto fa cilecca. In questo caso possiamo utilizzare metodi scientifici che ci diano la ragionevole certezza della presenza di qualcuno che ha il nostro stesso nome. Metodi semplici e immediati.
Vado su Google, l’Oracolo del Nuovo Millennio, lo interrogo inserendo il mio nome e cognome, magari tra virgolette così definisco meglio la ricerca, premo sull’apposito pulsante e aspetto.
Il problema principale di questa operazione è il caso in cui la ricerca fallisce miseramente. Risultati? Quali risultati? Non sono state trovate pagine Web standard che contengano tutti i termini della ricerca. Ecco, appunto: zero risultati. Cerca una parola diversa. Metti meno parole. Assicurati di aver scritto bene. Sii generico. Ma io mi chiamo Tizio Caio, non posso far finta di essere Caio Sempronio o scriver solo Sempronio, Sempr o S! E allora soffri: non sei presente in rete. E se Google non ti trova sei legittimato a dubitare della tua stessa esistenza.
“Qui non si esiste più/se non appari mai (appari mai) in tivù” cantava il Sommo Profeta Vasco Rossi. Oggi sembra che il concetto si sia ampliato: non esisti se non sei in rete e non sei in rete se non ti trova Google. Sillogismo aristotelico: non esisti se Google non ti trova.
(Parentesi sul sillogismo non aristotelico. Il treno fischia. Il bambino fischia. Il bambino è un treno. Chiusa parentesi.)
E allora lo faccio anch’io! Entro in internet e scrivo “Andrea Borla” nella finestrella di Google, che tra l’altro oggi è travestita da Sherlock Holmes. Questione di un click e viene fuori un bel elenco di pagine (Gooooooooooooooogle). Comincio a scorrerle. Poi mi fermo quando mi imbatto in questa qui.
Guardate il tipo in mezzo, quello con il viso girato a sinistra: sono io senza barba! È uguale a me! Solo che lui porta gli occhiali con la montatura spessa.
Riprendiamo il discorso daccapo: ognuno ha un sosia, ognuno di noi esiste se Google lo trova, ognuno di noi può avere un omonimo. Ma se Google mi dice che ho un sosia che si chiama pure come me… non è che poi scopro che lui in verità sono io?
Commenti
bene, c'era una bimba assolutamente identica a me...(avrò avuto fra gli 8 e i 10 anni)
chissà se anche ora mi somiglia....
Excusez moi, j'écris en français car je parle très mal l'italien. Je voulais juste vous dire que j'ai fait comme vous, j'ai tapé Andrea Borla sur google (je m'appelle Andrea Borla) et j'ai trouvé votre blog. On a le même nom, mais moi je suis une fille :-)
Bienvenue dans le club "Je m'appelle Andrea Borla!" Il y a na aussi un autre en Amérique, je croix (je l’a trouvé sur internet). C’est jolie que fille et garçon ont le même nome: tous le monde parle de égalité...
anche io voglio chiamarmi andrea borla!!!!
come si fa??? si paga?
Ehi, mais alors c'est un club!!!
moi aussi je veux m'appeler andrea borla!!!
comment est-ce qu'on fait???? faut-il payer???
Per il club... si potrebbe pensare a una tessera annuale che dà diritto a ricevere una carta d'idendità personalizzata e sconti su vagi gadgets: la foto la mettete voi, mentre il nome non può che essere Andrea Borla per tutti.
E non vogliamo fare anche la maglietta "Sì, mi chiamo Andrea Borla" oppure "chiamati Andrea Borla anche tu!" Splendido.
Le iscrizioni sono aperte: chi è il primo candidato?
Confesso d'aver pensato che forse avevamo qualcosa in comune: il padre!