Le due scatole

“Sembra una versione in miniatura di un nastro trasportatore” pensò mentre svuotava il cestino della spesa nella cassa prioritaria per disabili e gestanti, come recitava il cartello appeso a mezz’aria.
“Non appartengo a nessuna delle due categorie” realizzò. “Ma nemmeno le altre persone che fanno la fila insieme a me sembrano portatori di handicap o mammine in dolce attesa” aggiunse mentre disponeva i due articoli che aveva acquistato posandoli a poca distanza dal parallelepipedo di plastica che delimitava lo spazio tra lui e il cliente successivo.
“Sarebbe meglio definirla la cliente precedente” precisò guardando la signora che attendeva di fronte a sé, una donna vicina alla settantina con i capelli bianchi che emanavano una fastidiosa aura violacea.
Bastò quell’accenno di interesse a farle girare la testa verso di lui, come se un messaggio telepatico l’avesse raggiunta all’improvviso.
Lui sorrise, lei no.
“Non che sia obbligata a farlo” constatò “anche se, a volte, un po’ di cordialità non guasta.”
Gli occhi della signora parevano essersi dimenticati di lui subito dopo aver preso atto della presenza del ragazzo. La sua attenzione si era infatti focalizzata sui prodotti posati vicino alla cassa.
“Compro poche cose, signora” commentò nella sua mente come se si stesse rivolgendo a lei. “Niente frutta o verdura e nemmeno carne o pesce. Solo oggetti del tutto inanimati.”
Gli occhi della donna cominciarono a fare la spola tra le due confezioni presenti sul nastro trasportatore in miniatura e il volto del ragazzo. Si muovevano in basso come per assicurarsi di aver proprio visto bene e poi, con un guizzo, correvano verso l’alto guidati da una volontà accusatrice.
“Probabilmente non approva i miei acquisti” pensò mentre osservava quel curioso andirivieni.
Quando ebbe l’impressione che quello strano moto dovesse protrarsi all’infinito, la signora lo stupì volgendogli improvvisamente le spalle.
“O si è stufata o fa l’offesa” azzardò. Non seppe mai quale delle due ipotesi fosse quella giusta, perché il gesto di indignazione della donna durò troppo poco: meno di dieci secondi ed eccola lì, nuovamente impegnata a guardare in basso e poi in alto.
“Eppure non ci trovo nulla di così sconveniente nella mia spesa: la scatola di cerotti è per il taglio che mi sono fatto mentre affettavo la verdura, e quella di profilattici… be’, spero di non dover spiegare a cosa serve.”
In basso, in alto, in basso, in alto. La donna sembrava essere colta da un improvviso e inarrestabile tic che la costringeva ad alternare i due movimenti. E poi ancora in alto, in basso, in alto, in basso.
“Oh, non demorde!” constatò grattandosi una guancia con il dito avvolto in un cerotto. “Le scatole, la mia faccia, le scatole, la mia faccia… e che palle, signora!”
La donna gli faceva pensare alla puntina di un vecchio grammofono che continuava a incespicare in un solco del vinile e ripeteva all’infinito alcune note di un brano musicale.
“Quasi quasi le ricordo il vecchio adagio, quello del bel gioco che dura poco. Perché mi sa che se aspetto che si stufi da sola divento vecchio.”
E infatti, la donna non mostrava nessuna intenzione di interrompere la sequenza di movimenti.
“Sa com’è, signora” disse rivolgendosi a lei ad alta voce. “Prima di fare l’amore mi piace tantissimo picchiare la mia compagna, così mi tocca sempre avere in casa una scorta di cerotti. Non vorrei mai trovarmi senza nel momento del bisogno. Lei capisce, vero?”
In un attimo il volto della donna diventò rosso, per poi cambiare nuovamente colore e tendere a una sfumatura che ricordava vagamente quella dei suoi capelli. La vide ondeggiare come se fosse colta da una improvvisa vertigine. Poi, per fortuna, riuscì a stabilizzarsi evitando di finire lunga e distesa a terra. Senza dire una parola strinse forte a sé la borsetta che aveva in mano e aspettò con gli occhi bassi che venisse il suo turno alla cassa.
Per tutta la durata dell’attesa non rivolse più lo sguardo verso il ragazzo e le due scatole che aveva comprato Non lo fece neanche quando, traendo un lungo sospiro di sollievo, mise finalmente i piedi fuori dal supermercato.

Commenti

Anonimo ha detto…
Quando si suol dire: "Non mi rompere le pall... ehm... SCATOLE"...
Andrea Borla ha detto…
Ho avuto la tentazione di scriverlo quando il tizio dice "Eh che palle, signora!" Anche "Eh che scatole" sarebbe suonato bene
Betty ha detto…
I cerotti sono un'ottimo abbinamento ai profilattici. Ne terrò conto quando faro' la spesa ricevendo i medesimi sguardi del protagonista, avrò una risposta pronta e... be'!! Avere delle mogli così brave a far spesa1
Andrea Borla ha detto…
Ricordatevi, però, di non confondervi: mai usare gli uni al posto degli altri!
Betty ha detto…
Saggio, molto saggio.

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