Joshua Bell e Francesco Guccini

Ne hanno parlato tutti i giornali, telegiornali e tutte le radio. Joshua Bell, violinista d’eccellenza nonché uno dei cinquanta musicisti più belli del mondo secondo una rivista di gossip, si è piazzato nella metropolitana con il suo strumento della fine del ‘700 (valore commerciale: quattro milioni di dollari) e ha cominciato a suonare chiedendo l’elemosina. Quarantacinque minuti dopo ha incassato i suoi 32 dollari ed è tornato a casa, scortato dai giornalisti del Washington Post che avevano organizzato (e filmato) tutta la scena.
Va bene, l’hanno fatto anche Sting, Elisa e chissà chi altro. Ma a me viene in mente qualcos’altro.
In prima persona, cap. 19
“Voglio pensare ad altro: è un imperativo categorico. Cerco di distrarmi e di riempirmi la testa con una storia qualsiasi, con una divagazione tratta dal mio repertorio di finto avanspettacolo. Quella degli anarchici l’ho già raccontata di recente a Tatti e non ci ho fatto una gran figura. Vada per quella volta in cui, con un amico, siamo venuti al [Parco del] Valentino a suonare. Non era un concerto organizzato, ovviamente. Abbiamo preso le chitarre acustiche, un quintale di spartiti di Guccini e un sottovaso verde. L’uscita era intitolata “Elemosina tour 1983”. Solo cover del Saggio di Pavana, neanche uno sconfinamento, nemmeno per una canzone dei Nomadi. Una signora si era fermata a sentire qualche pezzo, prima di lasciarci un paio di mille lire nella ciotola. “La sapete fare Il vecchio e il bambino?” ci aveva domandato. Come potevo dirle che è una canzone che ho suonato talmente tante volte da farmi venire il voltastomaco solo a sentirla nominare? Nel repertorio improvvisato, ovviamente, non l’avevamo inclusa. “Ma certo, signora. La suoniamo subito!” E venne una schifezza. La signora ci rimase male. Ci scusammo con frasi di circostanza e le promettemmo di provare il pezzo con più impegno. Mi ricordo che mi vergognai moltissimo di non aver soddisfatto la nostra prima cliente. Il livello più basso del pomeriggio lo raggiungemmo quando un ragazzetto passò davanti a noi e lasciò cadere una monetina da cinquanta lire nel sottovaso. Smisi di suonare e pensai seriamente di inseguirlo e restituirgliela. Magari poteva venirne fuori una bella rissa. Volevi fare lo spiritoso, volevi ridere con i due amici che ti accompagnavano e invece hai solo fatto la figura del perfetto coglione. Non hai capito nulla e, d’altronde, non avevi nessuna possibilità di farlo: uno che gira al parco del Valentino sfoggiando una tuta da ginnastica come se fosse il vestito buono della domenica non può che essere un mentecatto di quarta scelta. Lo odio ancora oggi perché mi ha umiliato. Dopo la sua incursione suonammo ancora due canzoni e ce ne tornammo a casa con la coda tra le gambe. In un attimo quel deficiente ci aveva rovinato un bel pomeriggio.”
Questo è uno dei pezzi (inutilmente) autobiografici del libro. Quel giorno io e l’amico della situazione abbiamo tirato su cinque o seimila lire, ben lontani dai trenta dollari di Bell. E non è stata certo l’unica differenza tra le due scene: Bell suonava uno Stradivari, noi delle chitarre acustiche di infimo valore; lui eseguiva pezzi di Mozart e Bach, noi di Francesco Guccini; lui aveva la stampa al seguito e ha guadagnato un sacco di soldi con la pubblicità dell’evento, noi abbiamo usato le offerte per pagare il parcheggio e con il rimanente ci siamo comprati un fiasco di vino.
Forse nella prossima edizione del libro potrei sostituire Bell ai miei due personaggi. A ben pensarci, però, mi sembra del tutto assurdo. No, non mi riferisco a Bell che va al Valentino a chiedere l’elemosina con un sottovaso verde. Assurdo è immaginare qualcuno che suona Guccini con uno Stradivari da quattro milioni di dollari.
Lunga e diritta correva la strada.

Commenti

Anonimo ha detto…
un mio amico in interail si addormento' alla stazione di non so ceh paese della penisoa scandinava...

pr senza chiedere nulla, la mattina si rovo' tante monetine vcino...

lo avevano preso per un poverino....
Patty ha detto…
Senza nulla togliere al racconto tratto dal tuo libro, che è davvero carino, ma che c'entra?! voi mica eravate famosi! ti garantisco che se io vedessi Sting fare il suonatore girovago e vagabondo, che so, ad ex. in una società operaia, qulache dubbio ce l'avrei che si tratti proprio di lui...
Andrea Borla ha detto…
@La Gatta: se il tuo amico si fosse addormentato in una stazione di una qualunque grande città italiana penso che gli avrebbero rubato tutti i soldi che aveva sè... altro che dargliene altri! Ah, i popoli nordici!

@Patty: certo, Sting fa più effetto di me e del mio amico. E anche Bell. Poi possiamo metterci a discutere su chi incassa di più chiedendo l'elemosina...
Patty ha detto…
A dir la verità non so neanche che faccia abbia questo Bell... il discorso è che se vai a sentirlo a teatro il costo minimo è 100 dollari, e invece quando hai la possibilità di farlo gratis neanche ti fermi..
Andrea Borla ha detto…
A quei tempi suonavo e l'alternativa era venirmi a vedere in un locale (spesso malfamato) pagando una consumazione di cinque o seimila lire o di ascoltarmi gratis mentre chiedevo l'elemosina.

Ok, il confronto con Bell non regge. Me ne convinco sempre più ;)
Betty ha detto…
Anche Baglioni aveva fatto una cosa simile, anni fa. Pare sia una prova della propria "Famoserìa". Ma non è rischioso?
Andrea Borla ha detto…
Rischioso... tanto lo fanno solo per pubblicità. Fa notizia se li riconoscono, e ovviamente anche se non li riconoscono. Anzi, più la seconda che la prima.

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