“Qual è il piatto del giorno?”

Caselle, giovedì 29 marzo, Sala Consiliare. In mezzo al pubblico c’è Caterina, una bimba di un anno e mezzo. “La presentazione finirà nel momento in cui Caterina si sarà stufata a sufficienza” avverto tanto per mettere le mani avanti. Nei panni della bimba io avrei dato forfait dopo pochi minuti.
Alle dieci e mezza Caterina è sveglia e decisamente attiva. Ha notato i miei libri e mi si avvicina porgendomi il suo. “Pimpa” mi dice indicando il cane bianco a pois rossi stampato sulla copertina. Poi se ne va in giro per la sala zampettando nelle scarpette verniciate di rosso. Un signore sulla sessantina, invece, giace irrimediabilmente addormentato su una sedia.

Arrivo da Librarsi a Venaria e vengo accolto da una lavagnetta posta fuori dalla libreria. La scrittura sicura e aggraziata di Beatrice vi ha vergato sopra “Sabato 31 marzo alle 15.30 incontro con Andrea Borla”. La scena mi ricorda i ristorantini del lungomare ligure: ti avvicini all’entrata e trovi indicato su una lavagnetta il piatto del giorno, scritto sui segni mal cancellati del menù delle settimane precedenti. Peccato non aver avuto una macchina fotografica.
Tra i presenti c’è Fabrizio Tiberio, amico e poeta. Durante una presentazione di In prima persona mi aveva detto: “Non va bene, non devi scrivere con una prospettiva così ravvicinata. Dovresti parlare della nostra società attraverso figure lontane, chessò, l’Austria del 400.” Con Rethor&Lithil mi sembra di averlo accontentato: non sarà l’Austria del 400 ma è un mondo (all’apparenza) sufficientemente lontano dal nostro.
Il gruppo di ragazzi che doveva leggere durante la presentazione ha dato forfait per andare in ritiro con la Parrocchia, e Beatrice li ha sostituiti splendidamente.
Due bambini entrano in libreria. “Vorremmo tanto fermarci” dicono “ma oggi abbiamo catechismo.”
Non ho ribattuto, non mi sono lamentato, non ho cercato di convincere gli uni o gli altri. Regola base valida per ogni occasione: mai mettersi in competizione con l’Altissimo.

Commenti

Betty ha detto…
ma il catechismo di sabato pomeriggio è un attentato alla libertà del gruppo famiglia. Mi oppongo alle catechiste, sia ben chiaro, non all'Altissimo.
Piccola osservazione tignosa: non mi piacciono le scarpe verniciate di rosso: mi sa di una cosa fatta sul momento, magari dalla stessa bimbetta. Una sensazione...
Andrea Borla ha detto…
Vedi come cambia il mondo? Vai in libreria e dici "non posso mancare al catechismo". Ai miei tempi invece facevamo di tutto per far credere ai genitori che andassimo al catechismo mentre invece andavamo a divertirci.

Ovviamente "divertirci" non voleva dire "andare a una presentazione".

La cosa inquietante è che nella mente del fanciullo "catechismo" è più interessante di "presentazione". Poi si parla di abituare i giovani alla lettura.

Le scarpe verniciate? Non so. Nel mio mondo di maschio le scarpe servono per ripararsi i piedi dal freddo e proteggerli mentre camminiamo. Pulirle è qualcosa che va oltre lo scopo per cui sono state create. Figuriamoci "placcarle" con lo smalto rosso...
Patty ha detto…
Secondo me le scarpette sono state scelte per essere in accordo con il colore di Pimpa...
Betty ha detto…
Non è per le scarpe: io avrei scritto scarpe di vernice rossa.

Post popolari in questo blog

Racconti?

Wikipedia: fontare o non fontare

Facebook (4) – Libertà di diffusione