Odio – Piero Scacchi come Zeno

Qualcuno leggerà il libro per vedere come va a finire, ed è legittimo, altri invece sono più interessati alle questioni di fondo. Accanto a un ragionamento sull’odio e sulle sue caratteristiche, nel romanzo c’è qualcosa di più: ci sono cinque racconti.
Lo psicanalista può dedicare a Piero Scacchi, il protagonista del romanzo, solo un’ora alla settimana, un appuntamento che lui considera decisamente insufficiente rispetto alle sue esigenze. Piero vuole raccontare la sua storia con rapidità, in tutte le sue sfaccettature, e così si mette a scrivere.
I giornali sono pieni di notizie di questo genere: una persona che è stata incarcerata prepara un memorandum. È successo per Mani Pulite, per i Furbetti del Quartierino, per Vallettopoli e tutti gli altri –opoli che vi possono venire in mente. Il memorandum di Piero, tuttavia, non è per nulla utile alla magistratura. I giudici conoscono per filo e per segno come si sono svolti i fatti, e per questo l’hanno condannato. Nulla di quello che scrive Piero può modificare la sua pena.
Il viaggio che Piero comincia anche attraverso i suoi scritti è un viaggio interiore, nei recessi della sua mente. E la mente parla per immagini. Non stupitevi quindi di trovarvi a leggere cinque racconti che sembrano staccarsi dalla narrazione, rivolgendosi apparentemente in altre direzioni.
Piero compie un percorso che ritengo davvero interessante. Racconta, parte cioè dall’esperienza del narrare. Legge e lo fa con i libri che ci sono nella biblioteca del carcere. Scrive, prima parlando di sé, partendo da elementi della sua vita e quindi da un fondo di autobiografia, per poi staccarsi da quel filo conduttore e dedicarsi apparentemente ad altro. Infine, seppure indirettamente e per mio tramite, pubblica ciò che ha scritto.
Scrivere per il proprio psicanalista. Non è ovviamente una cosa che ho inventato io. Un signore, qualche tempo fa, ha pubblicato un libro intitolato “La coscienza di Zeno” e ha per la prima volta introdotto l’elemento psicanalitico (che allora era una novità assoluta) nella letteratura.
Potrei concludere dicendo che siamo tutti figli di Italo Svevo, ma qualcosa mi dice che forse la questione è da porre in altri termini: forse tutti abbiamo bisogno di una bella infilata di sedute sul lettino di un analista di fiducia. Qualcosa mi dice che gioverebbe un po’ a tutti. Da questo punto di vista Piero Scacchi insegna.

Commenti

Patty ha detto…
Gli psicologi saranno contenti di questa pubblicità gratuita.. magari saranno incentivati a comprare il tuo libro, giusto per curiosità!
Anonimo ha detto…
Complimenti! Vedo che il libro va bene...
Andrea Borla ha detto…
@Patty: qui l'unico incentivato sembro io. Incentivato ad andare da uno psicologo a farmi vedere, intendo.

@Nino: sono piuttosto soddisfatto. Si parla del libro e i commenti sono positivi. La distribuzione purtroppo è quella che è, ma... come si dice?: l'importante è che se ne parli? A presto!
Betty ha detto…
In Italia si usa poco andare dallo psicologo, magari anche per i costi. In altri paesi è terapeutico, come andare dal dentista. Una mia parente bigotta lo sconsiglia a tutti dicendo che riconduce ogni problematica al sesso. E allora?

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