Odio – racconti

Le pagine di Odio sono intervallate da cinque racconti. Varie volte ho detto che i racconti non mi piacciono, esattamente come non mi piacciono i gialli. Qui c’è di nuovo una contraddizione, anzi due, ma su certe cose è meglio glissare con noncuranza: adoro smentire uno dopo l’altro quelli che considero i capisaldi della mia esistenza.
I racconti sono troppo frammentari. Sono abituato al fantasy, alle lunghe saghe, e i racconti mi lasciano l’amaro in bocca. “Già finito?” mi vien da dire. E non è la pubblicità di una siringa (pic) indolore. Però…
…però in questo periodo ne sto leggendo quintali anch’io, anche perché alla sera non riesco più a concentrarmi come vorrei e finisco addormentato come un sasso. Ma alla fine del racconto, almeno, riesco ad arrivare. I romanzi giacciono sul mio comodino in attesa di tempi migliori.
…però di racconti ne ho scritti tantissimi. Sono un mezzo espressivo molto interessante perché contengono, seppure in piccolo, tutti gli elementi di un romanzo: personaggi, ambientazione, due idee per far andare avanti la narrazione, una conclusione degna di questo nome.
Tuttavia ho sempre cercato di inserire i racconti in un ambito più ampio: in Rethor&Lithil sono diventati un modo per costruire un vero e proprio romanzo; in Odio si legano alla vita del loro autore svelandone piccoli ma significativi dettagli; nella raccolta che uscirà, spero, a fine anno (Cerchi – Di Salvo Editore) ognuno di loro sarà legato agli altri da un filo conduttore circolare.
Racconti, racconti… che siano pubblicati su una rivista, su un blog o si trasformino in articoli per qualche giornale, in tutti i casi, oltre all’inizio e allo svolgimento, serve una fine, una summa, qualcosa di così definitivo da mettere un punto fermo dopo la narrazione. E se, invece, non mi viene in mente niente? Come in questo momento, per finire questo post del blog? Posso, per una volta, mettere un punto e basta?
.

Commenti

Patty ha detto…
Anche a me non sono mai piaciuti molto i racconti, forse perchè fai appena in tempo a affezionarti ai personaggi che sono già finiti, ma adesso, provabilmente perchè ne sto leggendo di più, sto cambiando idea. D'altronde è interessante smentire i capisaldi dell'esistenza..
Complimenti per il debutto televisivo.. davvero carino! pensavi che a quell'ora antidiluviana nessuno ti avesse visto, eh?!...
Andrea Borla ha detto…
Sì, credevo che nessuno vedesse Primantenna alle 9 del mattino del giovedì. Ma è bello veder smentite le proprie convinzioni.
Anonimo ha detto…
Io Primantenna a volte non lo vedo proprio. Però, razza di essere, potevi dirlo eh?
Sui racconti, ma, non so, io ho scritto tre antologie, di cui una edita. Bisogna farci un po' l'abitudine. Alcune antologie, poi, sono davvero bellissime.
Anonimo ha detto…
Ciao Andrea,

massì: lascio attaccati a questo post i miei commenti a "Odio" che già conosci. Perchè proprio questo post? Non lo so, forse perchè ho trovato anche traccia di Alessandro, chi lo sa?

Eccoti:

Ti dico cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto di "Odio".

MI E' PIACIUTO:
- Come hai distribuito gli eventi nella narrazione. Durante la lettura si prova un piacevole senso di mistero perché si vuole capire chi è sta benedetta vittima, e perché;
- Come hai caratterizzato il personaggio di Franco. E' decisamente il più riuscito del libro. Quando si scopre che è stato lui ad uccidersi ottieni nel lettore l'effetto voluto: un secondo di lieve stupore, l'incastrarsi di alcuni indizi nella mente, e la rivelazione: ecco chi aveva spedito quelle lettere, ecco perché si è ucciso;
- I raccontini inseriti nel testo. Stilisticamente sono la cosa migliore perché abbandoni un po' una certa prolissità che invece in altre parti è eccessiva. Bello il finale del racconto sul bambino a scuola, col pallone che rompendo il vetro e entrando in aula è come se "bloccasse" il bambino e lo riportasse alla realtà. Belli anche quello su Magritte, e quello sulla principessa.

NON MI E' PIACIUTO:
- La prolissità, soprattutto nella parte iniziale;
- Il personaggio di Kym: troppo poco caratterizzato, in fondo è intorno a lei che ruota tutto e alla fine ci si chiede: ma com'è possibile? Perché? Non bastano le spiegazioni di Piero, secondo me. Bisognava descrivere qualche scena in cui le tendenze anche nascoste di Kym si vedessero meglio all'opera, soprattutto nel rapporto con Piero. Insomma: rimane un po' troppo nell'ombra;
- La credibilità di alcune motivazioni: ad esempio, basta a motivare un omicidio in una mente che sembra lucida come quella di Piero il sospetto che la fidanzata lo stia un po' manipolando? Poi io non sono d'accordo sul fatto che il contrario dell'amore sia l'indifferenza, e non l'odio. Penso che la cosa sia come un'altalena dei parchi giochi bambini: il perno che sta sempre fisso è l'indifferenza, i due sedili che vanno su e giù alternandosi sono l'odio e l'amore; quando uno sta in alto, l’altro sta in basso, e viceversa, e quando sono allo stesso livello sono, appunto, al livello dell’indifferenza. Ma queste sono considerazioni personali.

In definitiva: tra i tuoi tre libri che ho letto, Odio è al secondo posto; in testa c'è Rethor, in ultima posizione In prima persona.
Penso che tu dia il meglio quando scrivi di cose, paesaggi, emozioni lontane da te; paradossalmente, è quando scrivi di cose più vicine che diventi forse meno credibile, e che ti lasci andare un po' troppo a considerazioni, descrizioni, ecc. che appesantiscono il testo (prolissità).
Attendo sempre il seguito di Rethor: quello si che ha delle grosse potenzialità. Credo che leggerò anche Cerchi: i racconti di Piero Scacchi, come ti ho detto, sono una delle cose migliori di Odio.

Spero di esserti stato utile nella ricerca dell'autocoscienza letteraria.
Ciao!

Post popolari in questo blog

Racconti?

Wikipedia: fontare o non fontare

Facebook (4) – Libertà di diffusione