Sui mezzi pubblici – Chiamparino, Troisi, un fiorino e il parcheggio

“Hai visto quante macchine circolano in centro?” chiede la Signora in Fucsia guardando oltre il vetro del pullman. “Ma quante sono?”
“E meno male che bisognerebbe incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici!” risponde la Donna che Fuma togliendosi dalle labbra la sigaretta spenta.
“Il sindaco Chiamparino quest’estate non aveva proposto una tassa per entrare in centro, tanto per disincentivare il traffico?”
“È giusto” risponde Precaria senza smettere di masticare il chewingum. “Bisogna pur tutelare l’ambiente.”
“Altro che tutela dell’ambiente!” interviene il Ragionier Catenacci. “Quello vuole solo incassare di più!”
“Quello deve essere Chiamparino” penso. Vorrei controbattere, ma proprio non me la sento: non ho difficoltà a immaginarmi il sindaco di Torino incollato alla poltrona a scervellarsi su come garantire ai suoi cittadini aria pulita e libertà dall’inquinamento. L’intento è davvero lodevole, come è encomiabile la sua preoccupazione per l’ambiente. Il riassetto delle casse del comune è ovviamente l’ultima delle sue preoccupazioni.
“Ogni macchina che va in centro dovrebbe pagare un pedaggio” spiega la Signora in Fucsia. “Così gli automobilisti più spilorci lasceranno le auto in periferia e prenderanno i mezzi pubblici”.
“Ma il costo del parcheggio non basta?” chiede la Donna che Fuma. “Se prendi l’autobus, come facciamo noi, non perdi tempo, non ti stressi, spendi meno…”
“È come in quel film di Troisi” sussurra il Timido.
Lo guardo di sottecchi. Il Timido non parla molto, se no gli avrei dato un soprannome diverso, ma quando apre bocca non lo fa mai a caso. E in effetti ha ragione. “Chi siete? Cosa fate? Dove andate? Un fiorino!” ripeteva all’infinito il gabelliere di Troisi a tutti quelli che gli passavano davanti. E lo stesso si potrebbe fare da noi.
“Altro che pagare un pedaggio!” prosegue il Ragionier Catenacci. “Ci vorrebbero posti di blocco e poliziotti che bastonano quelli che vogliono entrare con le macchine.”
Il Ragioniere è sempre così democratico: è per questo che tutti gli vogliono bene. Eppure non riesco a togliermi dagli occhi l’immagine evocata dalle sue parole, quella dei civic appostati alle quattro porte della città che fermano gli automobilisti che pretendono di entrare nella Capitale Del Regno Sabaudo portandosi dietro l’auto. “Quanto ti fermi?” “Un’ora.” “Tre frustate! E tu?” “Due ore e mezzo.” “Sette frustate!” E così via. “Dopo poco i sindacati dei vigili chiederebbero al sindaco il riconoscimento di un’indennità di fustigazione, visto che non è contemplata nel loro contratto collettivo di lavoro” penso. “E la cosa smetterà di essere remunerativa”. E allora niente frusta, perché non ce lo possiamo permettere. Torniamo al pedaggio (un fiorino!), che è meglio.
“Milano…” accenna il Timido. Oggi deve essere in giornata: ha già detto un po’ più di una frase. Sì, a Milano c’è l’Ecopass, la zona franca vigilata dall’occhio delle telecamere in cui si può entrare solo dopo aver pagato l’apposita tassa. “La versione elettronica del fiorino di Troisi” penso. “Possibile che un film sia riuscito a influenzare così tanti amministratori locali?”
“E allora Londra!” interviene la Signora in Fucsia.
Questa volta esplodo e le dico qualcosa. Possibile che nessuno si accorga delle differenze che ci sono tra Londra e Torino? Perché nessuno si lamenta dei cronisti che per primi hanno tirato fuori questo paragone, ripetuto a pappagallo dalla Signora? Oh, c’è un limite alle prese per i fondelli che possiamo sopportare! Una differenza su tutte, la prima che mi viene in mente? La metropolitana. Ottomila linee di underground per la capitale del Regno Unito contro l’unica, piccola e stitica in funzione in quella sabauda.
“Non c’è paragone tra Torino e Londra” tuona il Ragionier Catenacci.
Oh, finalmente uno che mi dà ragione! È il Ragioniere, va bene, ma mi dovrò accontentare. Almeno lui ne avrà notate di differenze, no? E adesso ne farà un elenco sotto cui seppellire le banalità pronunciate da tutti gli altri passeggeri.
“Loro hanno la Monarchia” spiega. “Noi no!”
Scuoto la testa e finisco per appoggiarla al vetro dell’autobus. Non è granché come cuscino su cui piangere, ma mi dovrò accontentare, anche se non è molto dignitoso. L’unica possibilità di fuga è far finta di dormire, per lasciar fuori i miei compagni di viaggio, lontani, con i loro discorsi folli. Anzi, perché far finta? Dormo per davvero, così approfitto dell’occasione per riprendermi. Per propiziare l’intervento di Morfeo potrei contare le pecore. Solo che è più forte di me: non ci riesco. La mia mente è già partita per i fatti suoi. “Un fiorino” mi sento ripetere. “Due fiorini, tre fiorini, quattro fiorini…”

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