Audiolibri

Anche questo lo devo a Flavio, l’amico che tempo fa mi ha fatto scoprire De Carlo e a cui va la mia imperitura gratitudine. (Parentesi: più che lui, nella storia del mio blog è entrata sua mamma, che riferendosi a Rethor&Lithil commentò sconsolata e un po’ delusa “Ma è fantascienza!”. Chiusa parentesi). Ma a parte questo, Flavio mi consegna quattro libriccini e mi dice “Prova. Vedrai che ti piacerà.”
Ho provato. Non a leggere, beninteso, ma ad ascoltare. Aperta la custodia ho estratto da ogni libro un cd. Avrei dovuto ascoltarli a casa, comodamente seduto sul divano, ma così non ho fatto. Ho messo il cd nel lettore della macchina e mi sono messo ad ascoltare Fiorello che legge Un filo di fumo di Camilleri. Inutile dire della bravura di Fiorello e di quanto sia adatto a un testo scritto nello strano miscuglio di siciliano, italiano e invenzione che trasforma quella di Camilleri quasi in una lingua a sé stante. Inutile, ma lo dico lo stesso, come aggiungo che è delizioso sentire un testo raccontato, soprattutto per chi, come me, è ormai disabituato alla lettura ad alta voce.
Sì, è vero, in macchina bisognerebbe stare attenti alla guida, agli ingorghi, alle donne che vanno a fare la spesa sui SUV, ai lavori in corso… tutte cose che distraggono e non permettono di seguire la storia (o forse dovrebbe essere il contrario?), ma dopo un po’ ci si abitua e il tempo scorre via, deliziosamente. Era un bel po’ di tempo che non mi trovavo a ridere mentre guidavo, da solo, in mezzo al traffico stagnante.
Certo, un limite è sicuramente da ricercare nella lunghezza del testo, che non può essere chilometrica e che, quindi, costringe a volte a liofilizzare il testo. È il caso di Ecco la storia di Pennac letta da Claudio Bisio. Ed è un caso decisamente fortuito: un libro noioso e che mi ha costretto a ricorrere a tutta la mia determinazione per riuscire a finirlo si trasforma così in un capolavoro, divertente, arguto e acuto, decisamente coinvolgente. Insomma, sembra tutto un altro romanzo.
Quindi, esperimento riuscito e da ripetere. Ovviamente non è il caso di fare di tutta l’erba un fascio: Stefano Benni non lo reggo stampato sulle pagine di un libro e nemmeno la sua trasposizione sonora mi fa cambiare idea. E Calvino letto da Paolini non riesce a entusiasmarmi. Ma non si disputa sui gusti, o almeno così dicono.
E allora viva gli audiolibri: mi sembra un’idea molto più funzionale rispetto all’ebook (io leggo prevalentemente a letto e non mi sono ancora abituato all’idea di sdraiarmi con il portatile sotto le coperte). Per adesso sembra quasi una bizzarria o una curiosità, ma credo che abbiano un futuro. O almeno spero: come antidoto alla schizofrenia da viaggio in auto mi sembra davvero efficace e poi, nel mondo di oggi, se qualcuno che legge meno di un libro all’anno si limitasse almeno ad ascoltare, credo che molte cose cambierebbero drasticamente. O no?

Commenti

Betty ha detto…
ti dirò che nemmeno a me spiace l'idea dell'audio book. Anche perchè ho un rapporto litigioso con la punteggiatura e le intonazioni( passato da cantante?). Certo bisogna essere selettivi sulla scelta del lettore.

Post popolari in questo blog

Racconti?

Wikipedia: fontare o non fontare

Facebook (4) – Libertà di diffusione