Maurizio Cometto (Torino da leggere)


Milano da bere, Bologna da mangiare, Roma per far caciara, Napoli da ripulire dai rifiuti. E Torino da leggere, ovviamente. I giornali pullulano di articoli che decantano i soliti nomi, le solite fabbriche di presunti scrittori, i soliti premi. No, la cosa non mi scandalizza (e non mi crea la benché minima invidia). È normale quando si parla di prodotti del mercato letterario e non di opere.
E allora ho deciso di compiere un atto di (seppur minima) ribellione: voglio parlare di quegli scrittori che, nonostante i premi, nonostante il mercato, nonostante le solite trasmissioni tivù meriterebbero uno spazio maggiore in termini di attenzione. E comincio a farlo con Maurizio Cometto, di cui è stata appena pubblicata l’edizione aggiornata della raccolta L’incrinarsi di una persistenza (Il Foglio, 2008).
Cometto è nato a Cuneo nel 1971 ed è laureato in Ingegneria Meccanica. In ambito letterario, ha pubblicato i racconti lunghi Il distributore di volantini (Magnetica 2006) e Lo scaricamento della bara (Magnetica 2007), e il romanzo Il costruttore di biciclette (Il Foglio 2006). Sempre per Il Foglio ha curato, nel 2006, l’Antologia del Fantastico Italiano Underground. Con lui ho fatto due chiacchiere via mail (qui troverete la colonna sonora suggerita da Cometto come sottofondo all'intervista).
Uno sguardo all’editoria italiana: perché qualcuno dovrebbe comprare e leggere un tuo libro?
Questa domanda ne sottintende un’altra: cosa c’è nei tuoi libri che vale la spesa di qualche euro e l’impegno di qualche ora di lettura? Penso di poter rispondere con tre motivi. Il primo è che nei miei libri si trovano storie, e le storie sono un bisogno primario dell’uomo. Il secondo è che vi si dovrebbe trovare (almeno io cerco di trasmetterlo) il senso del meraviglioso, dello straniante, del perturbante. Il terzo è che i miei libri dovrebbero ispirare (uso ancora il condizionale) una sorta di senso di “compiutezza”, non so come altro definirlo. Qualcosa che ti prende quando finisci di leggere l’ultima riga, e ti rendi conto che tutto ciò che hai letto faceva parte di un disegno ben preciso, che solo adesso puoi ammirare nella sua interezza. E ti rendi conto che quel disegno è bello. In genere quest’ultima cosa ha a che fare con la geometria della trama, dei significati, di come si dipanano gli eventi, ed è difficile da definire compiutamente. Forse è il corrispettivo, nella vita reale, e per chi ci crede, del cosiddetto “destino”.
Parlaci della tua ultima opera pubblicata.
E’ un’opera a cui sono molto legato. Si tratta de “L’incrinarsi di una persistenza e altri racconti fantastici”, edita da Il Foglio, ed è la riedizione del mio primo libro, che pubblicai quattro anni fa. Ristampa riveduta e ampliata, però; alcuni racconti sono stati rivisti, altri scartati, altri ancora aggiunti. Come ho scritto nella nota all’interno del volume, lo considero una sorta di libro “in divenire”. E sono sicuro che tra qualche anno, magari dieci o quindici (sto facendo le corna), ne pubblicherò un nuovo aggiornamento. A costo di rivolgermi a “Ilmiolibro”. Scherzi a parte, contiene alcuni dei racconti a cui sono più legato. Primo fra tutti, forse, “Maglia a pois”, che per anni è stata una sorta di mio “biglietto da visita” letterario.
L’ultimo nato è sempre il libro preferito di chi lo scrive o c’è qualcosa nel tuo passato a cui sei ancora molto legato?
Per me il libro più bello è sempre quello in fase di scrittura. L’ultimo nato, in genere, mi risulta il peggiore, perché mi vengono sempre in mente – a stampa avvenuta – di cose che avrei potuto modificare. Per acquisire una giusta prospettiva sui miei scritti, devo distaccarmene completamente. A volte ci vuole qualche anno. A volte non succede neanche dopo anni, come per alcuni racconti de “L’incrinarsi di una persistenza”, sui quali sono nuovamente intervenuto. A volte, ma è raro, succede quasi subito. Sono in genere le cose che mi riescono meglio, e che poi riscuotono maggiore “successo” tra i lettori. Ad esempio, “Maglia a pois”.
La cosa migliore e la peggiore che hanno detto di un tuo libro.
Per me il complimento più bello è sempre “l’ho letto tutto d’un fiato perché non riuscivo a staccarmi dalle pagine”. Ecco un’altra cosa che cerco di trasmettere quando scrivo: la suspense. E quando un lettore mi confessa di averla provata, io sono sempre contento come una Pasqua. Un altro bellissimo complimento, fattomi da un collega tempo fa, riguarda “Il costruttore di biciclette”. In realtà sono due complimenti in uno. Questo collega diede il libro a un suo nipote undicenne, che lo lesse d’un fiato e poi, la notte successiva, ebbe un incubo, e sognò il protagonista del libro. Essere fruibile anche dai lettori più piccoli, e riuscire ad entrare nei loro sogni: quali complimenti migliori? La cosa peggiore che mi hanno detto? Non saprei. Forse che nei miei libri i personaggi sono sempre un po’ troppo “sbiaditi”, troppo comuni, poco interessanti. Io ho replicato che la migliore letteratura ha quasi sempre messo in risalto la vita degli umili, degli ultimi, degli sconfitti. Ma un fondo di verità c’è in tutte le critiche, perché in effetti, almeno finora, i personaggi non sono mai stati il fattore su cui ponevo l’attenzione maggiore. Cercherò di rimediare in futuro.
Un consiglio per una lettura fuori dagli schemi.
Leggete i libri del più grande autore fuori dagli schemi mai esistito. Il migliore scrittore di racconti fantastici che abbia solcato il suolo terrestre. Il più incredibile funambolo stilistico che abbia mai impugnato una penna. Parlo di Julio Cortàzar, il grande scrittore argentino vissuto tra il 1914 e il 1982. E’ autore, tra l’altro, di “Storie di Cronopios e di Famas”, che in fatto di libri fuori dagli schemi e pieni di spirito e umorismo penso sia difficile da battere. Oppure di “Rayuela” (in italiano “Il gioco del mondo”), forse l’unico romanzo che può essere letto in due modi differenti. Oppure ancora di “Bestiario”, sorta di Bignami per chiunque voglia cimentarsi con l’arte del racconto fantastico. E’ un autore noto in Italia, ma non abbastanza letto, perché ha fama di essere ostico. Niente di più sbagliato. Provare per credere.
Progetti in cantiere?
Sto lavorando a un romanzo che racconta nascita e morte di Magniverne, il paese in cui è ambientato “Il costruttore di biciclette”. Dovrei terminarlo, se tutto va bene, all’inizio del 2009. Successivamente sistemerò un altro romanzo di cui ho già completato la prima stesura, “Il ritratto dell’astrologia”, sempre ambientato a Magniverne. Questi tre messi insieme dovrebbero costituire una sorta di “Trilogia di Magniverne”. Editori, fatevi avanti. Dopodiché getterò finalmente Magniverne nel dimenticatoio, e potrò dedicarmi a qualcos’altro di più interessante e divertente.
Contatti:
maurizio.cometto@libero.it
http://www.ilfoglioletterario.it/catalogo_fantastico_e_altri_orrori_l_incrinarsi.htm

Commenti

Patty ha detto…
la copertina è davvero bella...
Anonimo ha detto…
Grazie Patty del commento.
La copertina non solo è bella, ma da anche un'idea per così dire "suggestiva" del contenuto del libro. Mistero e atmosfere sospese. Almeno spero.
Ciao!
Patty ha detto…
Sono d'accordo. Credo riesca a rendere davvero bene l'idea. Ora non mi rimane che leggerlo..
Andrea Borla ha detto…
Mi sento tirornato ai tempi di Rethor&Lithil, quando mi dicevano "ma che bella copertina!"
Il libro di Maurizio è molto bello: zse vi capita leggete la mia entusiastica recensione su www.kultundergroung.org
Anonimo ha detto…
Grazie Patty. Un lettore in più significa per me aumentare di una percentuale non trascurabile il mio pubblico. ;-) Attendo commenti, ovviamente. Ciao!

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