Dr House (Telefilm 2)

Un editor alla presentazione del nuovo libro dello scrittore che sta seguendo da anni. È affetto da una strada malattia: ogni freno inibitore viene azzerato, e si trova a dire tutto ciò che pensa. Una sorta di Bocca della Verità vivente, che nulla ha a che fare con l’innocenza dei bambini.
Mentre l’autore fa il suo discorso di circostanza, l’editor condisce il monologo con frasi memorabili: il libro non potrà mai essere un best seller perché è solo una raccolta di racconti; nemmeno del 1908 avrebbe avuto successo; solo un analfabeta potrebbe pensare che dei racconti vendano più di un romanzo.
Frasi quasi incontestabili, se non fosse per un piccolo dettaglio: da anni i telefilm si sono trasformati in una sorta di versione moderna del racconto. Anche per questa forma di narrazione vale la regola dell’affezione: lo spettatore (e non più il lettore) assiste a singole avventure che sono tuttavia collegate tra loro da un filo conduttore. E non vediamo l’ora di scoprire come va a finire, spinti tuttavia dal sotteso desiderio che non finisca mai.
Quando ER ha chiuso i battenti dopo quindici anni, ho pianto. Sento che sarà lo stesso per il Dottor House.

Commenti

Patty ha detto…
Sono d'accordo, ai personaggi ci si affeziona che siano di libri o televisivi..vogliamo sapere come va avanti la loro vita. Poi quelli dei libri sono lì, a ns disposizione, quelli delle serie tv un pò meno. Quale magra consolazione ci restano le repliche e le registrazioni, sempre che il decoder non ci metta lo zampino..
Betty ha detto…
Sono d'accordo anche io... ho avuto delle vere e proprie dipendenze da telefilm e mi entusiasmano più dei film. Sul fatto che i racconti non vadano più di moda invece, mi viene il nervoso.... o troverò il tempo per pubblicare un romanzo e, prima di tutto, scriverlo, o i miei racconti resteranno lì ad ammuffire. Che tristezza!!!!!

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