Quanta invidia

La cosa che mi fa sbellicare dal ridere è quando qualcuno mi chiede quanto guadagno con i miei libri. La risposta (preconfezionata) è sempre la stessa: mi va già bene che non devo pagare per farli pubblicare.
Eppure, una volta all’anno quando va bene, ricevo anch’io una letterina (di carta) con il resoconto delle vendite e con l’ammontare dei compensi. Quest’anno, ne sono sicuro, l’ho aperta domenica 13 dicembre. Me lo ricordo perché ero seduto sul divano con vicino l’edizione domenicale de Il Sole 24ore. Mentre strappavo la busta avevo gli occhi puntati sulle statue in marmo, ricoperte di enormi pois rossi, che occupava un quarto della pagina del giornale.
“Una nuova forma di morbillo che colpisce le opere d’arte” ho pensato.
Così ho abbandonato la lettera e mi sono messo a leggere l’articolo di Eli Gottlieb (chi?), romanziere americano che descrive la routine di una vita (fortunello) scandita dal ritmo della scrittura. Anche lui, proprio come me, legge il giornale e anche lui si imbatte in una notizia sui libri e sui compensi. Un suo amico ha infatti strappato alla casa editrice un contratto da mezzo milione di dollari. Eli accoglie con tranquillità la notizia, prima di annegare (dice) in una pozza di invidia.
Ma visto che i propri guai pesano meno se paragonati a quelli di chi sta peggio di noi
, a Eli viene in mente un altro suo amico, Guido, un italiano, che alla firma di un contratto con Mondadori ha ricevuto come acconto una cifra (strabiliante) tra gli otto e i diecimila euro. Eli ci svela che il suo equivalente a stelle e strisce avrebbe ricevuto almeno dieci volte tanto.
Il problema? Il problema è l’Italia, sostiene Eli, con poche vendite e tutti quei politici, giornalisti, conduttori (e veline, escort, calciatori e compagnia bella) che inflazionano il mercato con libri togliendo il posto a quelli dei romanzieri. Troppa offerta e una domanda bassa: l’equazione porta a tirature limitate, ridotti tempi di vita dei libri negli scaffali e, di conseguenza, bassi compensi.
Milioni di dollari in America. Acconti a quattro o cinque cifre in euro per gli italiani di razza. Con ancora nelle orecchie quelle considerazioni, con in pancia la stessa invidia provata da Eli nei confronti del suo amico, e soprattutto con negli occhi i pois rossi dell’immagine de Il Sole, riprendo in mano la mia letterina di carta.
È bello riceverne una ogni tanto, anche se il prossimo anno, potrei interrompere la tradizione e fare una cosa diversa: spedirne una io, senza aspettare di ricevere qualcosa dal postino. Il destinatario? A dicembre? No, non di certo un editore. Babbo Natale mi sembra molto più indicato.

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