Antonella Griseri (Italia da leggere)


Reduce da una recente presentazione del suo romanzo “Tecla”, curata da Marco Cattarulla per il Circolo Letture Corsare, ecco quattro chiacchiere con Antonella Griseri.

Durante la presentazione hai dichiarato che il tipo di linguaggio che utilizzi ha inevitabilmente portato alla stesura di Tecla, un romanzo gotico. Questa interconnessione tra opera e linguaggio è davvero così inevitabile?
Assolutamente sì. Il tipo di linguaggio che se vogliamo si può definire "classico" nel senso che detiene un'aulicità tipica del romanzo ottocentesco sarebbe difficilmente utilizzabile per una storia moderna che richiede una scrittura più pragmatica e meno poetica.

Le opere precedenti che hai pubblicato sono raccolti di poesie, in cui il linguaggio ha una rilevanza fondamentale. Come può convivere il gotico con la poesia?
Non ho pubblicato unicamente poesie ma anche due romanzi "giovanili": "Nonno Livio" e "Come il fiume". Per quanto riguarda la poesia non potrei definirle "gotiche" se non per le atmosfere o per il "terribile". Ma manca la figura tipica del "gotico" che è il fantasma o l'elemento non umano. Le mie poesie sono storie con un tema dominante (l'infelicità amorosa, la perdita e l'impossibilità di unione fra due esseri amati) che ho ripreso e sviluppato in "Tecla"

In Tecla l’elemento fantastico è limitato alla sola presenza del diavolo che si insinua nella frattura tra uomo e Dio?
Possiamo dire che il diavolo porta con sé altri elementi fantastici che, nella presentazione, Marco Cattarulla ha identificato con gli elementi tipici della fiaba: il bosco stregato, figure che si animano sotto forma di visione e che tentano di impedire la maturazione umana dell’eroe. E anche i simboli dei rituali cattolici, ma visti in chiave di lettura fiabesca, come la "pozione" (l’acquasanta) e l'arma con cui si caccia il cattivo (la croce).

La cosa migliore e la peggiore che hanno detto di un tuo libro.
La cosa peggiore è stata: "Usi parole difficili".
La cosa migliore? Tante persone hanno detto o scritto parole meravigliose. Una mi è rimasta impressa: "Ho letto il tuo libro. Sono sceso all'inferno e ne sono uscito pulito".

Sei stata curatrice della raccolta “cuori nel blog”. Cosa ti è rimasto di questa esperienza?
Tante cose, in particolare la soddisfazione degli autori quando il libro è uscito e l'emozione di incontrare persone che conoscevo solo su internet, attraverso il blog. Quando ci siamo trovati per la presentazione dell'antologia è stato bellissimo vedere "dal vivo" quegli amici che trovavo ogni giorno dietro una foto di un nickname. È stata quasi magia, come se si fossero animate figure virtuali e divenute persone in carne ed ossa.

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