Omonimie 3

Non ho resistito: in piena crisi esistenziale, da uomo alla ricerca di se stesso, ho chiesto numi al moderno oracolo e ho goooooooglato (“ma come parli?”) il mio nome.
L’ho già fatto due volte in passato, nel 2006 e nel 2009. Ma nulla confronto ai risultati ottenuti oggi.
Noto immediatamente che qualcosa è cambiato: tra i suggerimenti di Google, che indicano le ricerche più frequenti da parte degli utenti, compare “andrea borla scrittore”. Sarà merito di mia mamma? Me la immagino, ora dopo ora dopo ora, a inserire quella ricerca per farmi salire nelle statistiche di Google. Grazie, mamma.
Tralasciando un’omonimia di blog (InPrimaPersona su Wordpress, che raccoglie “Comitati e vertenze territoriali in Italia”, la crisi di identità è forte: sapevo di un Andrea Borla che commercia con l’oriente ma non di una Borla Bohemia Srl (in vita solo dal 1890) che ha come agente il Rag. Andrea Borla.
No, non sono io. Sono ragioniere ma non agente. Questo è chiaro.
E non sono nemmeno io a curare i giardini del Ristorante LogHeaven nello Utah, ricevendo per questo smodati complimenti. Ho il pollice nero, altro che verde: qualunque pianta, nelle mie mani, muore d’infarto. E figurarsi che non sapevo nemmeno che, alle piante, potesse venire l’infarto.
Ma il meglio viene dal blog dedicato ai facts di Chuck Norris (da cui, tra l’altro, sono stati tratti alcuni libri come questo, questo, questo o questo). Il 29 ottobre 2009, uno dei fatcs riguardanti l’eroe con il cappello da cowboy e il calcio rotante facile, è stato inserito da Andrea Borla:
Quando Chuck Norris dive “vengo meno”, viene. E mena.
No, non credo di essere stato io (o almeno non ricordo di averlo fatto) a partorire questo fact. Ma se l’ho fatto... mi stimo. E, naturalmente, mi inchino davanti a Chuck Norris.

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