Psichiatria letteraria e cioccolato




Chi l’avrebbe mai detto di vedere i miei libri presi come spunto niente meno che nell’ambito di un “Progetto di riabilitazione e percorso di studio elaborativo per pazienti con disturbi di natura psicologica o psichiatrica”?
Meno male che ho sempre insistito sull’approccio psicanalitico alla scrittura
, sia auto terapeutico sia nei confronti dei personaggi delle mie storie. Questo mi permette di sentirmi lusingato per la scelta di La vittoria della sconfitta, uno dei tasselli che compongono Cerchi, come spunto per un'analisi terapeutica del rapporto tra golosità e sesso.
“Dei golosi si dice che siano fissati con il sesso. Golosi in tutti i sensi, insomma” afferma il protagonista in uno dei tanti post scriptum con cui farcisce le mail che invia a una ragazza che l’ha legato a sé con una continua alternanza di lusinghe e allontanamenti.
Da questa frase dipartono alcune considerazioni che riguardano la natura umana e i suoi ingredienti (amore, odio, desiderio sessuale, paura, voglia di vivere e istinto suicida) e che sfociano in queste conclusioni empiricamente verificabili:
- sesso e cioccolato generano alti livelli di dopamina e attivano i centri della ricompensa;
- la dopamina è centrale per l'ottenimento della sensazione che consegue alla soddisfazione di stimoli (fame, sete, desiderio sessuale) e che la soddisfazione alimenta i meccanismi associativi con il piacere;
- sesso e cioccolato sono caratterizzati dalla percezione di qualità antidepressive.
Sul progetto non posso dire quasi nulla: sarebbe imbarazzante, per i partecipanti, essere additati come bisognosi di aiuto psicanalitico. Da lì a essere definiti matti ci passa davvero poco.
Mi chiedo se l’adulto-adolescente protagonista del mio racconto avrebbe potuto giovare di questa analisi psicanalitica. La coscienza di poter diventare, suo malgrado, un caso da studiare, l’avrebbe aiutato a non lasciarsi stritolare dalle spire della predatrice di cui è vittima? O sarebbe caduto ugualmente nella sua rete? Sadicamente potrei dire che, se non avesse mostrato quelle debolezze, il mio racconto sarebbe finito ancor prima di cominciare. E allora, per una volta, mi dissocio dalla possibile cura. E nel frattempo mangio un sacco di cioccolato.

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