Estate 2012

Si chiude per ferie. Anche quest'anno. Cervello spento, Facebook il meno possibile, una palma, la sabbia, il mare trasparente che svela un fondale, un quintale di libri da leggere (di cui uno, “Dizionario delle cose perdute” di Francesco Guccini, prima perso e poi inaspettatamente ritrovato come un dono inatteso), qualcuno da correggere, uno (forse) da cominciare a scrivere. Mi viene l'istinto di lasciare un pensiero prima della partenza, ma poi resisto: niente, nessuna parola, la dimenticanza e nulla più.

Resta solo l'eco dei libri che consiglio per l'estate, alcuni recensiti, altri in attesa di recensione, altri ancora colpevolmente rimasti sepolti sotto pile di libri in lettura.

Amanita di Simone Pazzaglia: tra moglie e marito... mettiti al riparo. È l'unica soluzione per sopravvivere. E lascia che certe questioni le risolvano tra loro, compresa la scelta delle armi e quella ancor più importante tra il duello e la guerriglia. La pace non è contemplata. La tregua, forse.

Pessime scuse per un massacro di EnricoPandiani: un susseguirsi di morti inaugurato dai colpi di una mitragliatrice della Seconda Guerra Mondiale, una serie di omicidi firmati dalla statuetta di un personaggio dei fumetti, un romanzo che è molto di più di "c'è un tizio che va in giro ad ammazzare la gente e c'è un Commissario che cerca di scoprire chi è". Parola di Mordenti.

Lontano da qui di Giulia Meli: Una colpa da espiare per una recensione mai scritta. Una giovane designer di un importante studio milanese che sceglie di ritirarsi in un eremo a disegnare tazzine e a occuparsi dei suoi animali, e soprattutto dei cavalli. Un passato che la insegue nonostante gli argini che ha eretto per difendersi da quello che definisce il suo periodo buio. La fuga di fronte al proprio dolore e il destino di “scappare di fronte al dolore altri”, fino alla fine della strada, quella che porta al desiderio o alla consapevolezza di essere “creatrice della realtà”. Un percorso dentro e fuori di sé, in cui si alternano l’egoismo del rancore e del desiderio di essere dimenticati, la necessaria costrizione di fare i conti con il proprio passato, la pace cercata e attesa, “la frenesia di chi ha bisogno di riappropriarsi della propria identità”. Una prosa asciutta e senza fronzoli che costringe il lettore ad assaporare e soppesare ogni parola, come dovrebbe accadere in tutti i libri degni di essere letti.

Le nostre assenze di Sacha Naspini: In attesa dell'intervista che uscirà a settembre, ci si può godere questo libro suddiviso in tre parti, in cui Naspini presenta la famiglia non come il fulcro positivo della società ma come l'origine dei mali che affliggono i protagonisti. Un romanzo che racchiude una vita, fino all'amara culminante constatazione: "Cercavo quel momento da anni. Adesso che lo vivevo mi lasciava quasi indifferente".

E per finire, ricordo il lavoro presentato durante un seminario sul tema "Psicologia eletteratura" tenuto dalla Dott.ssa Elena Maria Armand che mi riguarda da vicino, un po' perché basato (anche) sui miei romanzi Odio e Cerchi, un po' perché le patologie psichiche e psichiatriche mi precedono, mi inseguono, sono parte di me.

Buona estate.

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