Shakespeare e il Grande Fraintendimento
Lo spunto viene da un link a un articolo che contiene un link a un altro articolo. Giochi di scatole cinesi.
Ricapitoliamo. Lui arriva alla stazione, vuole comunicare alla sua fidanzata che le manca davvero tanto, scova una citazione di Shakespeare e gliela invia per sms. (Ok, anche Michele di In prima persona l'avrebbe fatto, ma senza bisogno di scovare un bel niente: lui le citazioni le ricorda a memoria). Lei riceve il messaggio, non riconosce un passo di Romeo e Giulietta (sì, ma anche tu: non potevi scegliere un'altra tragedia? Con tutto quel che ha scritto il Bardo, quella è una delle più scialbe), crede che l'amato voglia suicidarsi e chiama la Polizia. Bravi tutti e due.
Da qui nasce una considerazione contenuta in un secondo link: se volete far innamorare una donna, non usate Shakespeare ma Moccia.
Il tono è volutamente provocatorio, però mi fa venire in mente un po' di cose sparse:
- non date le perle ai porci: si aspettano Moccia e non Shakespeare? Gli si dia Moccia, un po' come i croissant di regal francese memoria.
- non è obbligatorio dare niente a nessuno, che siano perle, porci, annessi o connessi: si può anche stare zitti e non dire, o scrivere, nulla. Ho messo questa frase in bacheca ben in vista di fronte a me.
- non conta il contenuto, anche quando è Shakespeare, ma l'aspetto mediatico o, spesso, conta il contenitore;
- troppe persone si aspettano che gli scrittori siano in primo luogo personaggi o vati, hanno bisogno di ricevere il Verbo, sono in attesa del Messaggio (non necessariamente di un sms) e lo apprezzano anche se liofilizzato in una citazione. Sono loro lo zoccolo duro del consumismo letterario. Fanno fare i soldi. Sono utili e hanno quel che qualcuno gli ha detto che vogliono, si accontentano e sono felici. Per molti è sufficiente.
Al di là (e nonostante) gli estimatori della banalità fatta professionismo, la regola dovrebbe (dovrebbe) essere semplice: gli scrittori non sono Personaggi, Vati o Divulgatori del Messaggio. Lo scrittore fa altro: intrattiene e, al contempo, propone situazioni, considerazioni ed emozioni nelle quali ci si può specchiare, trovare conferme, opposizioni o discordanze. Il resto è da cercare nei Testi Sacri, Shakespeare compreso. Questo è il Grande Fraintendimento.
Se poi gli scrittori sono anche Personaggi, Vati o Divulgatori del Messaggio... ben venga, ma è un plusvalore, non un prerequisito.
Quindi non deve stupire se Shakespeare è buono soltanto per una citazione che rischia di generare un dramma, se Moccia è maggiormente in linea con la filosofia del mondo, se il sistema genera sempre nuovi Vati o Attendenti Tali, se la discussione può ridursi a "è nato prima chi è in attesa di un messaggio o chi è messo lì per dargliene uno preconfezionato?".
Ma poi, alla fine, la cosa che mette più tristezza è che, senza affidarsi a qualcun altro, non siamo neppure in grado di scrivere un breve messaggio a una donna, anche solo un "mi manchi" o "sono qui per te" che non entreranno negli elenchi pubblicati dai siti di aforismi ma che illuminano, se sinceri, con la loro disarmante originalità.
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