Restailing

Restyling, o restailing come sostiene qualcuno. Cambiare pelle. Non si tratta solo di questo. Con un po’ di nostalgia il mio vecchio sito è andato in pensione, sostituito da uno più moderno e performante (come direbbero i venditori di software) che garantisce una migliore esperienza dei contenuti (come aggiungerebbero i loro colleghi specializzati in applicazioni per cellulari).
Troppi dettagli tecnici, troppi strumenti di navigazione, troppi sistemi operativi… troppi input e troppi output direbbe Drugo, troppi per un sito fatto con le mie manine, quasi con lo stesso approccio di un bambino che gioca coi Lego. Sotto quei troppi è caduta l’ultima reticenza e, con l’indispensabile supporto di Fabio Mosca, la migrazione da un corpo all’altro è stata portata a termine.
E allora cosa cambia? La forma, quello specchietto che attira le allodole quasi più del contenuto, che appaga anche un occhio socchiuso e che, spero, spinge ad approfondire i contenuti. Perché, a ben vedere, la forma è importante nel marketing come nei libri: i romanzieri non possono farsene beffe perché non sono né dadaisti né futuristi, anche se molto spesso agiscono a caso spinti dalla frenesia del movimento (traduzione per chi non è interessato alla forma: spesso gli scrittori sclerano agendo accazzo).
L’istinto consiglierebbe di approfittare del restyling per mutare anche i contenuti, stabilire cosa togliere, quali granelli o chili di polvere nascondere sotto il tappeto. Ci sono sempre vecchi ricordi imbarazzanti da eliminare, come la foto di una mia presentazione pubblicata da un giornale locale nella pagina dei necrologi, con soltanto la didascalia “Presentato il romanzo di Andrea Borla” che faceva eco a “È improvvisamente mancato…” o “Nell’anniversario della scomparsa di…” . O come il mio gilè in questa foto, il titolo "Tre libri in tre anni", un po’ come sette chili in sette giorni o sette giorni, sette capsule, sette centimetri, o quegli articoli di viaggio della Rubrica I viaggi diAndrea Borla che, quando non trattavano di viaggi fisici, sembravano c’entrare con gli effetti dell’uso di droghe più o meno leggere.
Poco interessato alla polvere e ai tappeti, ho deciso di tenere tutto o quasi: ci sarà tempo per l’omissione e per il trasformismo. Alla fine, eclettico o narcisista, mi sono sempre mostrato per quello che sono, prendendomi allegramente gioco di me. Perché smettere proprio adesso, permettendo alla forma di cambiare la sostanza? Perché farmi vedere bello, sorridente, aperto, avvolgente solo per avere successo? Ho cercato di non cadere mai in questa tentazione, sin da quando nel 2005 annunciai sul mio sito fai-da-te l’apertura di un blog con una frase che diceva “mi affascina l'idea di rispolverare il vecchio diario in versione elettronica” seguita da “La casa editrice Il Foglio Letterario pubblica il romanzo In prima persona”. E da lì è cominciato tutto. Perché cambiare proprio ora?

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