Qualche cosa è cambiato

Se il cellulare si mette a vibrare alle due del mattino non mi scompongo più di tanto: generalmente so che è Fabrizio Fulio Bragoni. È quella la sua ora, minuto più, minuto meno. Non mi sono scomposto nemmeno l'11 novembre del 2013 quando ho ricevuto un messaggio di Fabrizio che diceva pressappoco così:

Vi scrivo per questo motivo: Paolo Roversi ha appena lanciato una collana di racconti noir; il primo volume, Un giorno a Milano, uscirà martedì prossimo per Novecento Editore. Il volume raccoglie una decina di racconti di genere giallo/noir ambientati tutti lo stesso giorno (coincide con la data d'uscita del volume), a Milano ma in quartieri diversi. Mi sembra che abbiano fatto un bel lavoro. Ho proposto a Paolo di farne una versione torinese, e lui ha accettato. I tempi sono piuttosto ristretti e ovviamente l'impresa è quasi disperata, ma nonostante tutto mi piacerebbe provarci. Per cui ecco qui la domanda: qualcuno di voi ha racconti adatti(/adattabili)/tempo/voglia di partecipare a questa antologia?

Ho letto il messaggio e mi sono rimesso a (non) dormire. Un racconto, noir, così dal nulla. La frase l'impresa è quasi disperata continuava a girarmi in testa. Forse mi sono addormentato, forse era dormiveglia. Dopo venti minuti credo di aver preso il cellulare dal comodino e (ma l'ho scoperto solo dopo) di aver digitato questo messaggio:

Ho appena finito di pensare il racconto. È ambientato in carcere, di notte, protagonisti Piero Scacchi e i suoi compagni di cella. Una vendetta. Titolo provvisorio "qualcosa è cambiato" oppure "come negli anni venti" ma scritto in francese.

Il mio racconto per l'antologia "Appuntamento con il male" è cominciato così, con un guizzo notturno. Poi bisognava concretizzare, e allora mi sono messo al volante per visitare (di notte) il luogo in cui avevo immaginato la storia. La suggestione iniziale era  la luce, quella delle Luci d'Artista, quella di Superga vista da Corso Casale, quella di un neon appeso a un corridoio con una barella che corre circondata da agenti carcerari.
Purtroppo, quando mi capita di essere investito dall'ispirazione, non sono molto attento ai limiti che ogni buon curatore pone nel realizzare un progetto. Sapevo che la lunghezza del testo era intorno ai 20.000 caratteri, che i racconti dovevano essere ambientati tutti lo stesso giorno, che doveva essere un noir. E poi c'era quella faccenda delle luci che mi tormentava: non potevo rinunciarvi. E infatti, dopo qualche settimana, mi sono trovato con un racconto di 40.000 caratteri a cui mancavano ancora le descrizioni, continuavo a essere ignaro del giorno preciso in cui dovesse essere ambientata la storia, avevo scoperto che da Corso Casale non si vede Superga illuminata e Fabrizio mi aveva tagliato i riferimenti alle luci d'artista perché (giustamente) in primavera non ci sono più. Tombola!
E in più mancava ancora un elemento: un'arma da mettere in mano a un gruppo di assassini. Avrebbero dovuto fare una strage, una cosa d'altri tempi, in pieno stile anni '20. "Che arma uso?" chiedo a Fabrizio. "Telefona a Enrico" mi risponde. Certo, alle due del mattino prendo il cellulare e faccio il numero di Enrico Pandiani per chiedergli una consulenza sulle armi, un argomento su cui è molto preparato. Credo sia un ottimo modo per farmi sparare la prima volta che mi incontra.
Per fortuna anche a Fabrizio, di notte, vengono dei colpi di genio: "Ho appena finito di leggere il libro su Kalashnikov edito da PDE. È il costruttore del mitra. Mi sembra l'arma adatta". Certo, il kalashnikov  va bene in tutte le stagioni. "E poi tu gli fai uccidere dei russi. Il suo creatore aveva proprio questo cruccio: era certo che l'arma sarebbe stata usata contro i suoi stessi connazionali". Sembrava fatto apposta. E invece tutto era nato dall'impossibilità di svegliare, alle due del mattino, un amico per chiedergli: "Ciao Enrico, scusa l'ora ma ero qui in chat con Fabrizio e pensavamo... che arma ci consigli per fare una strage?". Mi sono riaddormentato con l'immagine di Pandiani che insegue me e Fabrizio Fulio Bragoni con un mitra in mano e spara grappoli di proiettili come nei fumetti di Topolino.

Commenti

cooksappe ha detto…
alle due dormoooooo :P

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