Il 2005 in libri

A fine anno gli excursus nel passato recente sono un obbligo. Nel mondo reale il 2005 è riassumibile con un elenco di nomi (Wojtyla, Ratzinger, Sgrena, Callipari, Lapo Elkan, Fazio, Fiorani, Ahmadinejad, Abu Masen…). Nel mio personalissimo mondo basta un elenco di libri.
Faccio proprio come Moretti in Aprile: accumulo alcune cose soltanto perché mi fanno rabbia. Una persona normale può ritrovarsi a tritare migliaia di pagine già sapendo in partenza che avranno l’effetto di un grappolo di coltellate al fegato? O meglio, una persona dotata di raziocino…?
C’è stato un momento in cui, se non avevi letto La ragazza dall’orecchino di perla di Tracy Chevalier, passavi per uno da rinchiudere. Ne ha parlato anche Gerry Scotti a La ruota della fortuna. “Leggetelo, leggetelo che è bello.” Una coltellata. E io, purtroppo, non sono uno di quelli che riesce ad accantonare un libro se dopo venti pagine non è di suo gusto. No, no, vado fino in fondo, così mi faccio ancor più male!
E perché non leggere Faletti (tutti e due, visto che l’anno prima me li ero persi)? E Gianna Baltaro (tre titoli a caso) solo perché a Torino va di gran moda, anche se io non la trovo buona nemmeno per addormentarmi la sera? E Grisham? Be’, se scrive un libro terribile come Il broker (naturalmente è in cima alle classifiche di vendita) non posso fare a meno di leggere anche l’Allenatore, l’Appello e l’Ultimo giurato, tanto così per fare poker. Poi non sono felice e mi sparo anche due libri inutili di Steve Martini, un pallido emulatore di un Grisham, ormai pallido già di suo.
Meno male che c’è il fantasy, così mi rifaccio un po’ la bocca. La redenzione di Altanus di Eddings ha una ventina di congiuntivi sbagliati: quando Sperling licenzierà la traduttrice sarà troppo tardi, sempre troppo tardi. Tra l’altro riesce a essere illeggibile sia per la forma che per i contenuti. I due libri di Knaak sulla Guerra dei Minotauri sono appena più su della sufficienza (e mi toccherà anche il terzo) e così Ambra e Cenere di Weis. “Leggi Terry Preachet, e magari fallo in inglese, che è meglio” mi hanno detto. Ok, mi fa ridere fino alla decima pagina (in italiano: in inglese non ho avuto il coraggio). Poi non ne posso più, anche se Morty l’Apprendista è VERAMENTE UN BEL LIBRO (il maiuscoletto è una battuta che capiranno solo i lettori di Preachet…). E poi Salvatore, Licia Troisi… No, così non va bene: e poi Salvatore. Punto. Lunga pausa. E Licia Troisi. Non confondiamo, per cortesia.
Naturalmente non mancano altri quattro o cinque libri fantasy che non lasceranno il segno. Speriamo ne Il Guerriero Misterioso di Hickman che mi attende sul comodino.E poi? Due libri di Camilleri, l’ultimo di Dan Brown… quanti ne mancano per arrivare a quaranta? Quasi uno a settimana… ma quanti se ne salvano in un anno? Noi saremo tutto di Evangelisti, tre o quattro piece di Shakespeare (ma il Bardo è fuori concorso), la folle riscrittura dell’Iliade fatta da Dan Simmons (altro che Baricco!), Il mercante di caffè di David Liss (un bell’intrigo commerciale nell’Olanda del ‘500) e I manager della tavola rotonda, un divertente libretto all’americana che ho preso come uno scherzo: la copertina dice il metodo rivoluzionario per capire e sfruttare al meglio i punti di forza e debolezza del tuo team. Tutto il resto? Quasi da dimenticare. Grazie, come direbbe Pennac.

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