John Grisham - Il broker: ma gli italiani sono proprio così?

E allora completiamo la settimana delle recensioni. Prima Moretti, poi Grisham. Altro che compiacimento nello stroncare i grandi: tristezza, a me viene solo tanta tristezza.
Avevo scritto questo pezzo diversi mesi fa, quando era nato un nuovo polo di blogger (www.blogosfere.it). Molti si sono proposti, e volevate che mancassi all’appuntamento? “Aspirante scrittore famoso cerca luogo dove narrare disavventure sugli scontri col mercato editoriale.” Quello che segue voleva essere un esempio di come non dovrebbe funzionare quel mercato in Italia.

Ho comprato “Il broker” appena è uscito, senza nemmeno leggere una recensione o sentire il commento di un amico. L'ho visto e l'ho preso, in barba a tutte le mie prediche sul "non fermatevi ai soliti nomi". Solo dopo ho scoperto che è ambientato qui da noi.
Senza svelar nulla del libro (che, tra parentesi, non mi è piaciuto per nulla) voglio attirare la vostra attenzione sulle perle di saggezza che questa lettura mi ha lasciato. Credo questa sia una delle funzioni principali dei libri: permetterci di crescere nello spirito.
Secondo Grisham gli italiani si presentano così:
- a Bologna sono tutti comunisti;
- i nostri connazionali (e quindi anche noi) pensano soltanto a mangiare e a passare il tempo nei bar e nei ristoranti: il lavoro può aspettare fino a che la pancia non sia completamente riempita;
- se ordini un caffè al termine del pasto sei italiano; se ordini un cappuccino sei un turista straniero;
ma soprattutto...
...se siete inseguiti dai servizi segreti di mezzo mondo e dovete mimetizzarvi nella folla di Milano il metodo migliore è mettersi in testa un cappello di paglia. No, non sto scherzando: nel libro c'è proprio scritto così: un cappello di paglia e un paio di scarpe rosse nei piedi.
Al di là dell'ironia e della mia passione per Grisham (sì, nonostante ciò che avete letto sin qui rimane sempre uno degli scrittori che leggo con più piacere) mi chiedo come "Il broker" sia potuto finire alle vette delle classifiche di vendita. E' proprio vero che noi lettori ci affezioniamo a un autore e compriamo tutto quello che scrive senza interrogarci sulla qualità delle sue opere? Che prendiamo i libri spinti soltanto dal battage pubblicitario, un po' come succede per una marca di merendine o un deodorante per il water?
Questa volta, però, l’industria dei libri ha fatto un passo avanti: in ogni copia de "Il broker" c'è un coupon per ricevere sconti dai locali di Bologna citati nel libro. E' un meccanismo splendido nella sua semplicità. In Germania le principali attrazioni turistiche sono legate tra loro da un percorso, generalmente una "via": la strada romantica, la strada del vino, quella del vetro… In Italia abbiamo copiato l'idea a modo nostro creando una sorta di "strada dei luoghi di Grisham" esattamente come a Roma potremmo seguire la "strada dei luoghi di Angeli e Demoni di Dan Brown” o in Sicilia la "strada dei luoghi di Camilleri e Montalbano".
Se penso a come è ridotto il mercato editoriale italiano mi viene voglia di fuggire. E quasi quasi lo faccio per davvero: mi metto un cappello di paglia in testa, un paio di scarpe rosse nei piedi, prendo il coupon del giro turistico di Grisham e vado via. Magari, tanto per non farmi riconoscere, mi metto a bere un cappuccino alla fine di ogni pasto: credete che basti per farmi scambiare per uno straniero?
P.S. Ok, non mi hanno preso per www.blogosfere.it. Pianto a dirotto, disperazione e un biblico digrignare di denti.

Commenti

Remo ha detto…
Sono capitato sul tuo blog saltando da quello di un'altra bloggara. Io lavoro per una Universitá Americana e ti posso dire con assoluta certezza che a Roma giá esistono vari tour operator che propongono un tour della cittá seguendo il percorso di Angeli e Demoni di Brown. Nulla di male se si trattasse di una semplice speculazione sulle varie possibilitá che il mercato del turismo offre, la cosa tragica é che noi abbiamo studenti e addirittura professori di storia, archeologia e filosofia che prendono tutto quello che Brown dice per oro colato, e se non trovano rispondenze con il libro restano delusi. Nel paese della libertá si é soprattutto liberi di essere stupidi!
Andrea Borla ha detto…
Leggendo Dan Brown mi è venuto in mente "Il pendolo di Foucault" di Eco. Anche lì la Storia, quella con la S maiuscola, viene manipolata in modo da dimostrare una tesi fantasiosa. E anche lì è pieno di gente che finisce per crederci, soprattutto per un perverso meccanismo di autocitazioni: se io cito tra le mie fonti un tuo libro, chiunque tu sia, sembro maggiormente attendibile; se un terzo cita me che cito te siamo tutti più attendibili e così via.
Alla fine si rischia che la gente creda alle nostre fantasie, come fanno i tuoi allievi e, molto peggio, i tuoi colleghi professori.
Poi Eco va ancora più avanti e dice "e se tutte queste fantasie finissero per descrivere perfettamente la realtà?" Ma queste sottigliezze non possiamo certo pretenderle da Dan Brown.
Se poi, però, tutto questo viene sfruttato dai tour operator... dove andrà mai a finire il mondo?
Anonimo ha detto…
certamente Dan Brown non può essere preso ad esempio di obiettività scientifica; ma se le sue "boutades" contribuiscono ad accrescere l'interesse per la nostra (S)toria ed il nostro patrimonio culturale (ed incrementa il turismo, di cui riconosciamo l'importanza solo in campagna elettorale...) ben venga! stà a noi, che in definitiva conosciamo meno e consideriamo peggio degli stranieri questa incalcolabile ricchezza, dare "l'illuminazione" a quanti vengono affascinati da queste (s)torie. Magari buttando benzina sul fuoco, facendo conoscere opere e personaggi che troppo spesso sono ignorati. La realtà talvolta è più affascinante della "fiction", ma bisogna saperla raccontare...
Andrea Borla ha detto…
Hai perfettamente ragione, Marco. Dan Brown ha degli indubbi aspetti positivi:
- ha fatto leggere un libro a molte persone (e in Italia leggiamo tutti troppo poco);
- ha catalizzato le attenzioni sugli argomenti della spiritualità, anche se a mio parere l'ha fatto nel modo più sbagliato, quello della spettacolarizzazione, del complotto, della superficialità.
Però... è l'ennesima dimostrazione di come non dovrebbe funzionare il mercato editoriale. E il "deragliamento" dell'editoria sul turismo, un bene imprescindibile per l'economia italiana, è il sintomo più che evidente di una brutta malattia: oggi i libri sono considerati prodotti e non più opere.

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