Quattro domande a destra e a sinistra


Qualche settimana fa, mentre tornavo a casa in macchina, ho acceso la radio. L’unica stazione che riuscivo a prendere era Radio Radicale, proprio nel bel mezzo della trasmissione di un discorso di Berlusconi. Era il periodo precedente al cuneo fiscale, all’eliminazione dell’ICI, alla tassa di successione, ai coglioni, ecc. ecc.
Ho ascoltato Berlusconi per un po’ facendo finta di essere uno delle migliaia di indecisi che si materializzano in Italia prima di ogni elezione. Alla fine mi sono rimaste quattro domande a cui non sono stato in grado di dare risposta, o almeno, di darne una soddisfacente.
Ho quindi girato i miei dubbi a due persone che si occupano quotidianamente di politica, Marco Cavicchioli di Il Centrosinistra dei Giovani e Dario Denni di Fare la destra. Tiro di monetina per chi comincia l’intervista doppia, esattamente come nei faccia a faccia della Rai… Dario.

Andrea: Il premier ha illustrato come vorrebbe concludere la riforma della giustizia: separazione delle carriere, il pm che diventa avvocato dell’accusa, un unico grado di giudizio. Insomma, un modello all’americana. Sento che a sinistra tutti si oppongono in special modo alla separazione delle carriere, ma nessuno mi ha ancora spiegato per quale motivo. Cosa c’è di male se una persona deve scegliere tra magistratura inquirente e giudicante?

Dario: E’ quello che ci chiediamo tutti. Caro Andrea, tu sembri un elettore informato. La tua curiosità ti ha spinto a leggere di cosa si trattava e a porti le necessarie domande. A me sembra che la separazione della pubblica accusa dalle altre funzioni giudicanti sia utile per evitare che lo stesso soggetto possa esercitare le due diverse funzioni. Per rafforzare questa novità è stato istituito un concorso per accedere agli incarichi direttivi ed evitare spartizioni di potere. Gli stessi incarichi sono temporanei proprio per fare in modo che non si creino sacche rafforzate di potere. C'è poi una nuova ed interessante disciplina per il concorso per diventare magistrati. Anzitutto per parteciparvi occorre avere già conseguito il titolo di avvocato o superato un corso triennale in materie giuridiche. In questo modo si dà spazio solo alle richieste di concorso che hanno alla base una preparazione qualificata e soprattutto si tagliano le gambe a coloro che non avendo la dovuta esperienza non possono adempiere a funzioni così importanti e così delicate come quelle giudiziarie.

Marco: Il problema, caro Andrea, è la riforma della giustizia, non i suoi "dettagli". Anche Mussolini fece delle cose buone durante la sua carriera, ma questo non può, e non deve, essere sufficiente per rivalutarlo.La riforma della giustizia voluta da Berlusconi non ha alcuno scopo di migliorare l'efficienza della medesima (tant'è che i processi si sono allungati, la certezza della pena è diminuita ed è diventato sempre più facile "farla franca", soprattutto per chi può permettersi avvocati molto costosi). Se la separazione delle carriere l'avesse proposta qualcun altro, e nell'ambito di una vera riforma della giustizia mirata a migliorarne l'efficienza, la si sarebbe potuta sostenere con convinzione. Ma in QUESTA riforma della giustizia è solo l'ennesimo paciocco atto a screditare, delegittimare ed indebolire chi ha il dovere di indagare sulle malefatte di coloro che questa legge l'hanno voluta, redatta e votata.

Andrea: Il prosieguo della riforma del lavoro passa, secondo Berlusconi, in un taglio sui costi degli straordinari. Le aziende avrebbero quindi maggiore convenienza a usufruire di questo strumento, favorendo il ricorso ai lavoratori già occupati piuttosto che a quelli ancora in cerca di occupazione. Il mercato del lavoro è sempre più frammentato e precario, soprattutto per i giovani. Questa scelta non penalizzerà ulteriormente chi un lavoro non ce l’ha?

Marco: L'attuale maggioranza di governo (anche se sarà "maggioranza" ancora per poco) non ha una politica sul lavoro. Va alla cieca, a tentoni, fa quel che può. Ogni sua scelta mira non a migliorare le condizioni del mercato del lavoro, o dei lavoratori, ma a fare un favore a qualcuno. Che sia la Confindustria o qualche azienda privata poco importa. Hanno comprato e venduto leggi per 5 anni, non ci si stupisce che continuino a farlo. E senza una politica globale del mondo del lavoro ogni (e sottolineo OGNI) decisione rischia di essere un buco nell'acqua o, peggio, una soluzione deleteria per qualche categoria. E rischia di mettere ulteriormente in crisi quelle categorie già ora troppo esposte, come disoccupati, giovani, precari e forze lavoro non qualificate.

Dario: No, non credo. Anzi, secondo me, il lavoro c’è per tutti, ma non tutti hanno voglia di lavorare. E’ una frase forte, lo capisco, ma è vera. Andate sul sito del Corsera e vi accorgerete che il lavoro abbonda. Nel mio blog ho spiegato i trucchi vincenti per i colloqui di lavoro. Bisogna avere tenacia, non scoraggiarsi, provare e riprovare e, se possibile, avviare più collaborazioni. Altrimenti morirete alla ricerca di un ‘posto fisso’ che non esiste più come lo intendevano i nostri genitori.

Andrea: Il ponte sullo stretto è stato criticato da più parti. Sentendo Berlusconi ho scoperto che l’Unione Europea ha finanziato il 20% della sua realizzazione. Perché l’Europa investe su un’opera classificata da molti come inutile e fallimentare?

Dario: Scusa Andrea. La domanda andrebbe posta al contrario. Perché alcuni reputano il Ponte un’opera inutile e fallimentare quando l’Unione Europea ne ha finanziato il 20%? La risposta non c’è. E’ un comportamento inspiegabile. Mi ricordo quando Floris a Ballarò, fece una bellissima puntata sulla ‘ndrangheta calabrese collusa nella realizzazione del ponte. Io ero in studio. Beh, alla fine della trasmissione ho scoperto che i sondaggi erano stati fatti da un ex deputato del Partito Comunista, diventato sondaggista. Scusami: chiediamo ai giovani siciliani quante ore di treno impiegano per venire a Roma a studiare. Vedrete che risposte. Capirete che riconquistare competitività si può, a patto di avviare le riforme strutturali. Tav, Ponte, Mose, sono vitali per l’Italia. L’Unione si è “scordata” perfino di metterli nel programma.

Marco: Perché l'Italia glielo ha chiesto! Non è che a Bruxelles si sono svegliati una mattina con l'illuminazione, ed hanno "cambiato idea". Il governo italiano, per ovvie ragioni, ha fatto pressioni affinché l'Unione Europea si sforzasse di finanziare perlomeno il 20% di quest'opera, ed ha ottenuto tale finanziamento. Ma il ponte sullo stretto NON è una delle priorità nelle politiche dei trasporti europee, come invece lo sono le linee ferroviarie ad alta capacità del corridoio 5.

Andrea: La riduzione della criminalità viene considerata da Berlusconi uno dei traguardi ottenuti dal suo governo. Al di là della riduzione dei furti delle auto, che mi sembra giustificabile molto di più per l’installazione di serie degli antifurti immobilizer che per gli investimenti sulla sicurezza, i poliziotti e i carabinieri di quartiere sono un utile antidoto alla criminalità o un esempio di propaganda?

Marco: Sono utilissimi. Più si riesce a radicare nel territorio la presenza dello Stato, più si riuscirà ad avvicinare il medesimo ai cittadini, alle loro esigenze, alle loro necessità e, perchè no, alle loro volontà. Ripeto tuttavia ciò che ho detto in precedenza: anche se questo governo ha fatto qualcosa di buono (perchè qualche misera cosetta in positivo l'ha pur fatta) questo non deve indurci a dimenticare l'ammasso di assurdità che ha realizzato solo per scopi personali o propagandistici (vedi la legge sula droga).


Dario: Beh, oggi ti rispondo con facilità, visto che siamo riusciti ad intercettare, prevenire e bloccare un attacco terroristico in Italia. Vedi, anche nei grandi eventi che si sono succeduti, dalla morte del Papa ai vertici Nato, se in Italia è andato tutto bene è proprio perché abbiamo investito molto nella sicurezza, nella prevenzione della criminalità e anche della microcriminalità. Io vivo a Roma. Sapessi quanto conforto da camminare per il centro e vedere due carabinieri di quartiere. Vengo adesso dalla manifestazione di chiusura della campagna elettorale di An. Avevo notato un tizio sul tetto di un palazzo che somigliava tanto ad un cecchino. Sono andato subito da due Carabinieri li presenti, a segnalare l’accaduto. Mi hanno risposto: “Se c’è un uomo lassù è perché ci DEVE stare”. E mi ha fatto l’occhiolino d’intesa.

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