Coglioni

Domenica ci saranno le elezioni. Ho alcuni cose da dire ma aspetto martedì per farlo, quando i giochi saranno fatti. Una cosa, però, vorrei denunciarla sin da subito: dopo questa campagna elettorale ho l’impressione di non conoscere più il significato di parole e numeri.
Sono sempre stato attento alle parole: ogni nuova espressione è indice di dove sta andando il mondo. Adesso non le capisco più. Fino a ieri cercando la parola “coglione” su Google ottenevo questi risultati: la definizione “testicolo e fig. per ingiuria, dicesi di uomo da poco”, il geniale test quanto coglione sei?, il blog orsetto coglione. Oggi, invece, ho pagine e pagine che dibattono di questa frase: “ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro i propri interessi.”
E allora mi chiedo: c’è oggettività nella parola coglione? O lo stupido è soltanto quello che, in generale, non la pensa come me?
Abbiamo tutti la tendenza a interpretare come verità ciò che sentiamo (noi e non loro), ciò che pensiamo (noi e non loro) o che crediamo (noi e non loro). La mia è verità, la tua è falsità. Detto così suona semplice. Quello è il sole? Sì. Questa è una scarpa? No, è un imbuto. Fin qui tutto bene, ma se chiedo questo è bianco? Bianco… oddio, non proprio: è panna, marmo, latte, crema… Scusa se insisto, ma questo è bianco. No, guarda, è chiaro, perla, color carta… Il discorso si fa più sottile: se la mia è verità (è bianco), la tua non è proprio una falsità (è color panna). Diciamo che dal mio punto di vista è un’opinione meno vera della mia.
Ecco dove sta il problema: nelle sfumature. I concetti hanno sfumature perchè chi li esprime guarda le cose con occhi diversi. Bene, allora parliamo di qualcosa di molto più netto: i numeri. 0,3 di crescita è quasi niente? Sì, ma se paragonato alla media delle crescite degli altri? Be’, allora non è male. Ma 3,8 (deficit/PIL) è tantissimo! Insomma, qualche giorno fa era 3,2 e nel frattempo ci sono state vacche magre per tutti. Quindi 3,8 non è poi così disastroso. Basta questo per capire che il problema dei numeri sta nella loro interpretazione.
Sfumare o interpretare crea inevitabili divergenze di opinione. Ma visto che io sono convinto di aver ragione, come lo dimostro? Ricorrendo a una terrificante espressione made in Italy: la verità vera, a cui si aggiunge l’ulteriore rafforzativo della mia verità vera.
E allora come definire chi è talmente cieco da non riconoscere e da non conformarsi alla mia verità vera? Fino a ieri avrei detto “uno che non la pensa come me”, un interlocutore critico o alla peggio un antagonista. Adesso non ho dubbi: è un coglione. Un coglione è una persona che non la pensa come me anche se gli dico che io ho ragione e che lui ha torto, e che rimane sulle sue posizioni anche quando glielo spiego di nuovo. Uno che non crede al detto repetita juvant. Insomma, uno che non parla latino.
Ma perché in giro ci sono così tanti coglioni? Perché le parole rappresentano idee, le idee derivano da un’osservazione o da una concettualizzazione necessariamente soggettiva e la soggettività porta alle sfumature. I numeri rappresentano grandezze che vengono interpretate in maniera diversa se prese per quel che sono o se messe in relazione con altre grandezze equivalenti. In entrambe i casi non vedo possibilità di arrivare a una visione oggettiva, neanche se si continua a sbandierare la propria verità, o ancor peggio, la propria verità vera. A meno che…
Goebbels, il ministro della propaganda di Hitler, sosteneva che le menzogne, ripetute all’infinito, diventano verità. Nonostante la fonte da cui proviene sembrerebbe una considerazione intelligente. Questo vuol dire che Goebbels non era un coglione?

Commenti

Anonimo ha detto…
Complimenti!
Mi è piaciuto il tuo articolo
Salu...toni!

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