Tre regole da tenere sempre a mente

“Ho cominciato a leggere il tuo libro” mi ha detto un ragazzo che ha comprato In prima persona alla mia ultima presentazione.
Regola numero uno: evitate le domande la cui risposta potrebbe risultare dannosa per la vostra immagine pubblica o per la scarsa fiducia che già nutrite in voi stessi. L’istinto è di chiedere “cosa ne pensi?” oppure “ti piace?” Mai commettere un simile errore: spesso è come svelare all’avversario le coordinate della propria nave da uno.
“Mi fa piacere” ho risposto mentre cercavo una domanda neutra da rivolgergli. “E dove sei arrivato?”
“Ho letto solo una sessantina di pagine” mi ha confessato. “Sai, non riesco a leggerne mai più di dieci perché poi mi addormento.”
Regola numero due: evitate di mostrare in pubblico i vostri sentimenti, soprattutto quando vi sentite come se Tyson vi avesse appena colpito con un diretto in piena faccia.
In quella occasione, tuttavia, qualcosa devo aver mostrato, magari a causa di un muscolo del viso che non ha obbedito agli ordini e si è improvvisamente contratto.
“Non è che mi succede solo col tuo libro” si è immediatamente scusato, forse capendo di aver fatto una gaffe. “Io leggo prima di andare a dormire e non resisto mai molto.”
“Meglio un libro che venti gocce di sonnifero” ho ironizzato tanto per toglierlo (e togliermi) d’impaccio.
“Volevo chiederti una cosa, però” ha proseguito lui. “Ma è un po’ autobiografico, vero?”
Regola numero tre: quando non sapete cosa rispondere, o quando la risposta sarebbe troppo complicata per il vostro interlocutore o ancora quando capite che non ne vale la pena… sorridete: male non può fare. È un gesto semplice che spesso ci salva nelle situazioni più imbarazzanti.
E io, come potete immaginare, gli ho sorriso.

Commenti

Anonimo ha detto…
saggio :)

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