Top ten delle parole

Dall'ammasso di ritagli di giornale che conservo per i rari momenti in cui ho finito tutti i libri da leggere, tiro fuori "Le parole più dette del mondo" di Alessandra Retico su La Repubblica del 3 luglio 2006.
La ricerca, utilissima per la sopravvivenza della razza umana, è stata effettuata dall'Oxford Dictionary. Il risultato è davvero stupefacente. Pensate che persona è più usato di uomo, uomo più di bambino e bambino più di donna. Non l'avreste mai detto, vero? Ma ancor più interessante (ah, sì?) è che nei primi venticinque posti della classifica troviamo tempo, anno, settimana, giorno e ora. Sembra facile capire quale sia la vera ossessione dei nostri simili.
Lavoro è al 16esimo posto, vacanza è non classificato. Guerra è al 49esimo (riesce a essere più in basso in classifica persino del Toro) e pace oltre il 100esimo. Lavoro e azienda sono in top25 mentre vacanza e gioco oltre il 100. Problema è altro in classifica, soluzione in fondo alla fila.
Da questo traggo alcune conclusioni:
  • l'uomo è messo meno peggio di quel che pensassi: credevo che le parole più usate fossero minchia e i suoi derivati;
  • si parla di uomo, donna, persona, bambino: perché invece pensavo che sesso fosse in cima alla classifica?
  • perché mano è decima e invece altre parti del corpo non vengono prese in considerazione? Se parcheggio male non mi dicono "sposta quella mano di macchina, testa di mano che non sei altro! O vengo lì e ti spacco il mano! Vai a mano, mano!" O no?
  • playstation a che punto è? E moda, vestiti, figo, glamour, fashion? Sono n.c. per l'Oxford Dictionary o anche per le persone comuni?
  • un letterato ha a disposizione il doppio dei vocaboli della gente comune; ieri sera al telegiornale dicevano che una donna parla tre volte più di un uomo. Quindi un ignorante maschio è sostenzialmente muto mentre una letterata femmina non la smette più di parlare? E per dire cosa, poi? Tempo, giorno, lavoro, bambino... mano?
Ma il bello viene quando scopro dove sono andati a scovare le loro fonti. I giornali? I libri? Le parole sentite per strada o durante le riunioni aziendali? No, troppo scontato. Meglio rifarsi a riviste on line, blog, fiction e news. Sono più autorevoli, no?
Allora ve lo siete proprio voluto. Dimostrate tutta la vostra ignoranza. E per salvarvi non basta che un riquadro della pagina di Repubblica avverta che "i lemmi tradizionali resistono all'avanzata delle tecnologie", e nemmeno che un altro dica "la lingua classica inglese è la più ricca delle lingue occidentali". No, vi siete squalificati da soli. E questo non potremo mai perdonarvelo. Noi siamo superiori. Noi siamo come Eco e parliamo solo nel dialetto di Omero.
Oxfort? Fa vaffan...mano!

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