Copertine

“Ho visto il tuo nuovo libro: la copertina è bellissima!”
E’ questo il ritornello che accompagna l’uscita di Rethor&Lithil, l’equivalente di quello che fu “ma è autobiografico?” di In prima persona. Solo che, mentre un tempo negavo con aria risoluta (no, non è autobiografico) adesso confermo con altrettanta convinzione: sì, la copertina è bellissima.
Non so quanti lo sappiano, o anche solo quante persone si siano mai poste il problema: chi decide quale copertina mettere in un libro? La decisione spetta sempre e solo all’editore: ogni casa ha il suo stile, il suo marchio di fabbrica, che deve essere trasmesso con immediatezza al lettore. Quale migliore mezzo per farlo se non la copertina?
Tuttavia, io mi sono sempre permesso di suggerire ai miei editori un’idea per i miei libri. Quella di In prima persona nasconde una mezza disavventura e una scena interessante. Tralasciamo la prima e concentriamoci sulla seconda. Il romanzo comincia alla fermata del 2 davanti a Mirafiori, la linea che porta ogni mattina gli operai alla FIAT. La scelta di fotografare uno zainetto e una ventiquattrore rimanda a due dei protagonisti, Andrea e Tatti. L’abbiamo fatta, anzi, l’ha fatta Tex, il 5 gennaio del 2004. Scena: io e lui al freddo davanti alla palina. Non vi dico le facce delle persone che aspettavano alla fermata. Secondo me pensavano “chi sono questi due pazzi che scattano foto a un oggetto inutile stando allegramente a 2 gradi sotto zero?”
Per Rethor&Lithil la storia è del tutto differente. È un dato di fatto che io abbia delle idee in testa, ma purtroppo non sono capace a tenere in mano una matita, figuriamoci un pennello. Così ho scritto cosa avrei voluto nella copertina e l’ho spedito via mail a Claudia Burlo. Dopo un paio di bozze ne abbiamo scelta una più rappresentativa. Una volta “stretta” (le copertine hanno uno sviluppo verticale e non orizzontale) Claudia si è messa ai pennelli e ha terminato l’opera.
Il disegno riprende le caratteristiche dei due regni. Rethor è il mondo della tecnologia mentre Lithil quello della magia. E in effetti sulla destra si vede una città fantastica (Lithil), dai colori sull'ocra, che mano a mano che ci si sposta verso il centro sfuma in una città fortificata (Rethor) costruita in pietra e acciaio.
Questo dualismo è ripreso anche nella scritta presente in alto, "stampata" su una specie di "insegna" rettangolare: nel lato di Lithil il supporto utilizzato è di legno ed è inchiodato con due semplici chiodi; nel lato di Rethor è di metallo ed è avvitato con due viti.
La parte centrale del disegno è occupata da un pozzo in pietra con sfumature verdastre: è il confine delle anime, il luogo che separa questo mondo da quello dei morti. In alto, nel cielo c'è un grifone che vola, l’animale fantastico (oltre che il simbolo dell'associazione di cui sono socio) che rappresenta la cavalcatura del gruppo di eroi a cui sono dedicati alcuni capitoli del libro.
Credo che Claudia abbia fatto davvero un bel lavoro. Allo stato attuale l’unica cosa che mi preoccupa è di ricevere più complimenti per la copertina che per il contenuto.

Commenti

Patty ha detto…
Chi ben comincia..
Anonimo ha detto…
non ti ho messo perchè me ne sono dimenticataaaaaaaaa

rimedio (anche se mi cambia il disegnino dell'omino messicano)
Andrea Borla ha detto…
@Patty: certo, se la copertina fosse brutta sarebbe molto peggio.

@La Gatta: ti perdono. Ma adesso mi metti in ansia: non volevo "suicidare" il tuo omino messicano ;)
Mai avere un omino messicano sulla coscienza!
Betty ha detto…
Sai che vista la copertina, quasi quasi lo leggo?! ....
Andrea Borla ha detto…
La disegnatrice mi ha fatto notare che sarebbe brutto se tutti dicessero "mm, ma la copertina era bella" DOPO aver finito il libro... finchè lo dicono prima...

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