Nanni Moretti - Caos calmo (2)

Qualche settimana fa, sul blog Letteratitudine di Massimo Maugeri, ha avuto inizio una discussione sui film tratti dai libri e sul rapporto che si crea tra queste due forme così diverse di narrazione. È meglio la lettura, per la sua capacità di svelare e spiegare i risvolti più intimi della psiche dei personaggi, per la possibilità di entrare direttamente nella loro testa e di guardare da vicino le cause, i perché e i percome? O sono meglio le immagini proiettate sullo schermo, che rendono quasi reali le parole, danno loro carne e ossa, parole e voci, suoni e rumori?
Posso dire dipende? In realtà, per quelli come me che vogliono conoscere anche i più piccoli dettagli, il libro è sicuramente il mezzo migliore. Ma se prima ho visto il film, la lettura viene costantemente influenzata dalle immagini che riemergono dalla memoria. Un esempio? Caos calmo. Prima ho visto il film, poi letto il libro. Ci ho provato, ma è stato tutto inutile: ogni pagina mi rimandava al viso di Moretti, alle parole pronunciate dai personaggi sul grande schermo, alle luci e ai suoni del film. Insomma, la lettura si è trasformata in una sorta di ripasso.
Eppure il libro mi ha dato la possibilità di comprendere meglio alcuni risvolti, soprattutto per la funzione di alcuni personaggi minori nell’ambito narrativo e per lo sviluppo di alcuni temi che nel film sono liofilizzati (i palindromi e la reversibilità, la bestemmia di un credente che mette in moto un processo che porterà a un allontanamento radicale, il rapporto tra il protagonista e la moglie che riemerge nel finale). Ma gli sceneggiatori del film sono riusciti anche a togliere dal libro alcune parti troppo pesanti, alcuni incisi che non avevano sviluppo, alcuni approfondimenti che finivano per appesantire la narrazione. Uno su tutti? Il rapporto tra la moglie del protagonista e uno scrittore di libri per bambini, che si estrinseca soprattutto in uno scambio di mail che, nel libro, Pietro Paladini legge mentre nel film cestina senza aprirle. “Se le salto cambia qualcosa?” ha chiesto un amico a sua moglie, che aveva letto Caos calmo prima di lui. “Nulla” le ha risposto. E lui le ha saltate. E così ho fatto io, senza sentirmi per nulla defraudato.
Insomma, elementi positivi ed elementi negativi, come capita quando la stessa storia viene raccontata da una persona e, in un’altra occasione, da un’altra, o come capita quando la stessa storia viene raccontata con due mezzi espressivi del tutto diversi, anche se complementari. Se poi, in una sola occasione, capitano tutte e due le cose, allora il risultato non può che essere ulteriormente diverso. Meglio o peggio, questo è un altro discorso, ma sicuramente diverso.
Vi lascio con gli interrogativi posti da Massimo:
Letteratura e cinema sono molto legati. Lo sono sin dalla nascita del grande schermo. Un legame molto stretto, il loro. Simbiotico. Quante volte vi è capitato di andare al cinema per vedere il film tratto da quel libro che avete tanto amato? Quante volte, dopo aver visto un film che vi è piaciuto, siete andati ad acquistare il libro da cui è stato ispirato? E vi è mai capitato di essere delusi da uno spettacolo cinematografico al punto tale da aver voglia di andar via prima della fine?
Ci sono film mediocri basati su romanzi stupendi. Così come ci sono libri deludenti che hanno ispirato film eccezionali. Ma in generale… sono meglio i libri o i film tratti dai libri?

Commenti

Betty ha detto…
Personalmente preferisco sempre leggere prima il libro. Comunque, tempo fa, avevo seguito un corso di lettura filmica, con scopi didattici ovviamente, ma molto interessante perchè sfatava questa diatriba del libro meglio del film o viceversa. L'insegnante aveva proposto la lettura di pagine bellissime che poi venivano minimizzate nel film, ma anche pagine sintetiche che nel film (non necessariamente lo stesso)rendevano molto. Dipende da chi scrive, chi fa il film e... chi assiste. Non ti potrò dire nulla su Nanni Moiretti: mi sta un po' sul c--o. Ovviamente, così, per come si pone, non per idee o chissà cos'altro. Come quando scelgo un vestito. La solita superficialona.
Anonimo ha detto…
ho letto e poi visto il cacciatore di aquiloni e non mi ha deluso il film, contrariamente a quanto mi aspettavo, forse sono diventati più bravi che in passato registi etc.
Andrea Borla ha detto…
@Betty: il problema è che sono due mezzi di espressione a sé stanti, e anche che la stessa storia, raccontata da due persone diverse, può assumere contorni ben lontani l'una dall'altra. E' un po come per letteratura e musica: i testi delle canzoni possono essere poesia, ma visto che sono un tutt'uno inscindibile con la musica, semplicemente non sono confrontabili.

@Anonimo: non ho letto il Cacciatore (non ce l'ho proprio fatta...) e non ho nemmeno visto il film. La storia non mi prendeva più di tanto. Se merita posso fare un pensierino e cercare di recuperarlo.
Betty ha detto…
che siano mezzi di espressione a sè stanti, ok, c'ero arrivata. Il fatto che possano arrivare a interpretazioni opposte, anche. Ma ciò non esclude che uno arricchisca l'altro e viceversa. O che il film si possa leggere come un libro in cui vi possono essere parti speciali. E sul non confronto tra canzoni e poesia, non sono in accordo con ciò che affermi.
Andrea Borla ha detto…
Su musica e letteratura ti rimando a un post di Letteratitudine, un open blog molto interessante che si occupa di libri e scrittura.

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