Cerchi – Tasselli

Cerchi ha cambiato pelle diverse volte. La struttura è rimasta inalterata sin dall’inizio, ma alcuni racconti hanno preso il posto di alcuni loro predecessori.
Se I genitori, già pubblicato dalla rivista de Il Foglio Letterario Il refolo curata da Alessandro Troisi, è entrato e uscito dalla rosa dei titolari diverse volte, Elda è stato uno degli ultimi tasselli che si sono inseriti nel libro: la versione ridotta del racconto era già stata pubblicata in 666 passi nel delirio, una raccolta pubblicata dal fu Larcher Editore. Elda, spero, tornerà presto in un romanzo ancora inedito dal titolo Di cose giuste e di cose ingiuste che giace in un cassetto virtuale del mio computer.
Il terzo cerchio, quello dedicato alla morte, comprendeva originariamente un racconto intitolato Il viaggio oscuro, che è stato sostituito proprio da quello su Elda. Ma visto che del maiale non si butta mai niente, la parte conclusiva del racconto è diventato La vendetta, uno dei testi scritti in carcere da Piero Scacchi, il protagonista di Odio, e che è pubblicato nelle pagine del romanzo.
Anche Ossessione per Beatrice è relativamente recente ed è stato preferito a una storia basata sulle conversazioni telefoniche tra una ragazza e il suo spacciatore di droga. Manco a dirlo, lo spacciatore in questione era Carlos, il compagno di cella di Scacchi e del Professore. Ossessione è dedicato a Cristiana, un’amica di Latina, che insieme al consorte Riccardo ha corretto le primissime bozze del libro. Tra l’altro, quando il padre di Cristiana arrivò all’ultima pagina del manoscritto disse una frase entrata prepotentemente nella (mia) storia (personale): Dì ar tuo amico de pensà de meno. Credetemi: cerco di tenere quel consiglio sempre ben in mente.

Commenti

Patty ha detto…
Personalmente trovo molto saggio non far mai leggere niente che ci riguardi ai genitori
Betty ha detto…
condivido. Se mia madre leggesse i miei racconti, starebbe male!
Andrea Borla ha detto…
D'accordissimo. Da piccolo (fino a quando si è piccoli?) tenevo un diario, ovviamente segreto. E ovviamente mia madre faceva di tutto per leggerlo, io lo nascondevo, lei lo scovava, ecc. ecc. nel più vecchio e collaudato gioco delle parti di tutti i tempi.
Il bello è che oggi ho un "diario" su internet e non mi pongo più questi problemi (anche se mia madre ha l'ADSL e naviga in rete più di me). Allora è proprio vero che per nascondere qualcosa basta metterlo sotto gli occhi di tutti? O che se una cosa è proibita o segreta attira attenzione, mentre quando smette di esserlo perde di fascino?
Anonimo ha detto…
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