La mamma e il professore

No, non c’entra con Il Professore di Odio. Questa è un’altra situazione.
Il professore è al telefono. Il suo sguardo tradisce inquietudine e imbarazzo. Dall’altro capo dell’apparecchio la madre di un’allieva di un istituto superiore. È molto agitata, anzi, indignata, anzi, di più. L’unico antidoto per farla tacere? Torcerle il collo. È evidente che il professore lo farebbe volentieri (anche quello di Odio, suppongo), ma purtroppo qualcosa glielo impedisce. La morale? L’etica professionale? No, la distanza che li separa.
Lui: Signora, mi dispiace che sua figlia sia rimasta turbata. Magari ogni tanto avrà trovato delle parolacce… no, va bene, ho capito, è molto scurrile, però…
Io (tra me, con un vago sorriso): Anch’io nei miei libri abbondo con le parolacce. Ma non c’è da strapparsi le vesti: basta sentire la televisione… Eppure è sempre la stessa storia: se una parolaccia è detta ha un peso, mentre se qualcuno osa scriverla… E poco importa che quando metti piede fuori casa ci sia sempre qualcuno pronto a fanculeggiarti a tempo zero.
Lui: Ma no, glielo posso assicurare: i libri consigliati sono scelti dopo un’attenta lettura e valutazione…
Io (tra me, un po’ preoccupato): Libri consigliati… Nella biblioteca di questa scuola ci sono anche un paio di copie di Odio. Sì, c’è qualche parolaccia, ma nulla di grave… E qui ho fatto anche un incontro con gli allievi. Non è che le professoresse hanno inserito Odio nei libri consigliati per l’estate?
Lui: Ma in fondo, signora, l’importante è che sua figlia legga un giallo. Se non è quello che ha cominciato, ne può sempre scegliere un altro, no?
Io (tra me, cominciando a sentire caldo): Un giallo? Aspetta, un giallo come? Normale, di quelli con il cadavere in prima pagina e l’assassino nell’ultima? Sì, vero? Uno di quelli standard, tipo Simenon. Dimmi di sì, per favore. Interrompi un attimo la telefonata e degnami almeno di un cenno. Non sarà un giallo al contrario, vero? Dimmi di no. Oh! Dimmi di no! Posa quella cornetta e dimmi di no!
Lui: …Una scena di sesso… Capisco, la sensibilità della ragazza… Però, purtroppo, al giorno d’oggi… No, non vuole essere una giustificazione, si figuri.
Io (tra me, sudando copiosamente): La scena di sesso! Cazzo, quella del racconto di Piero Scacchi! La prostituta, l’assassino, i dettagli del contesto… Va be’, è molto piccante ed esplicita, ma deve essere contestualizzata! E poi sono solo due paginette. E Scacchi lo dice, subito dopo: ha dovuto scegliere un certo stile per appagare i gusti del capo di una gang rinchiuso nel suo stesso carcere.
Lui: Non mancherò, signora. Certamente farò presente la cosa alle insegnanti. E non si preoccupi: dica a sua figlia di leggere altro. Va bene? Arrivederci.
Lui tace: è sfinito da questa prova. Io anche, ma perché sto trattenendo il fiato e non voglio sprecare nemmeno una molecola d’ossigeno. Ma dentro di me muoio dal desiderio e dalla paura di sentir pronunciare il verdetto. La tizia parlava di Odio, vero? Non può che essere così! E sai il casino che verrà fuori? Roba da finire sui giornali locali. Libro violento e scabroso consigliato alle allieve di una scuola superiore. Che figura! Da sotterrarsi! E poi come spiegarlo? Non è così, certo, ma non è nemmeno un libro per educande, lo ammetto. Ma non bisogna esagerare! Quelle lì, a sedici anni, ne sanno più di me di certe cose! E anche quelle più tonte, anzi, che sembrano più tonte, quelle con le madri apprensive, sono le prime, magari anche solo per istinto di ribellione, ma…
Lui: Devo andare.
Io (tra me, con un impeto di rabbia): Tu non vai proprio da nessuna parte! Adesso mi dici titolo, autore, prezzo, numero di pagine e ISBN del libro di cui parlavi. Tanto so che è Odio, mica sono scemo? E allora parla e facciamola finita!
Lui: Certo che non pensavo che un libro così…
Io (tra me, indignato): Cosa vuol dire un libro così? L’idea è bella, innovativa, e non lo dico solo perché l’ho scritto io.
Lui: All’apparenza sembra molto all’acqua di rose. E l’autore…
Io (tra me, furibondo): L’autore cosa? All’apparenza di chi? Mica sono un perverso pervertito! È finzione letteraria, non autobiografia! Oh, non confondiamo le due cose! Non sono certo il tipo che…
Lui: Piccola storia ignobile di Perissinotto. Eppure credo che anche mia moglie l’abbia letto. E non ha fatto commenti particolari. Chissà cosa ci avrà trovato di tanto scandaloso quella ragazzina.
Io (tra me, un po’ interdetto): Piccola storia ignobile di chi? Non è Odio di Andrea Borla? No? No? Come no? Ah, be’, meno male. Oddio, poteva anche essere però… però perché adesso quasi mi dispiace che non sia?Lui si alza ed esce dalla sala. Guardo la schiena del professore mentre si allontana. Non può saperlo, ma mi sento sollevato: non è mio il libro dello scandalo. Però, come faccio a spiegargli che, adesso che so di non essere il protagonista della disputa, in fondo in fondo sento di esserci rimasto un po’ male?

Commenti

Betty ha detto…
devo rileggere Odio: non mi ricordo la scena di sesso. Sarò una maniaca pervertita?
Andrea Borla ha detto…
Se ne ricordano in pochi (perchè non è così determinante nell'economia del romanzo) ma c'è. Ed è anche piuttosto esplicita.
E' nel penultimo raccontino scritto da Piero Scacchi, quello in cui si parla indirettamente di coloro che pretendono di far immortalare le proprie avventure nei libri, quasi come i regnanti o i condottieri di un tempo che si farevano ritrarre in epiche scene di battaglia.
Nella nuova edizione del romanzo la scena è nel capitolo XV (CENSURA).
Patty ha detto…
Secondo me più che la figlia è rimasta turbata la madre.. di cosa poi!

Post popolari in questo blog

Racconti?

Wikipedia: fontare o non fontare

Facebook (4) – Libertà di diffusione