décadence - Luigi Sperduti (2)


Esce per Tespi la seconda edizione di Décadence – Immagini introverse di Luigi Sperduti. Rispetto all’edizione precedente, Sperduti ha lavorato molto sul linguaggio e rielaborato le tematiche che lo contraddistinguono alla luce di nuove esperienze e di una rinnovata espressività. Per certi versi si potrebbe dire che ci troviamo di fronte allo stesso testo di un anno fa e contemporaneamente a una raccolta del tutto inedita.
Così come il testo, anche la mia prefazione si adegua a queste novità e si concentra sulle mutate caratteristiche del testo, che sembra crescere insieme al suo autore.

(…)Sperduti pone la figura del poeta al centro di un panorama sub-urbano che costituisce al contempo il contesto, tanto naturale quanto inevitabile, del suo viaggio solitario alla ricerca di se stesso e di un antagonista con cui confrontarsi e scontrarsi. Il suo più grande nemico è proprio il suo Io, che lo spinge in imprese folli e deleterie.
Questa modifica di prospettiva influenza in primo luogo il mezzo espressivo, ora maggiormente vicino al linguaggio da strada, un linguaggio brutale e minimalista, che esce fuori dagli schemi. In tal modo Sperduti dimostra come la nuova poesia, non sia più uno strumento desueto o nostalgico e si allontani sempre più dalla definizione di intellettualismo riservato a una cerchia così ristretta di persone da far apparire i suoi autori più bizzarri che elitari.
Sperduti ha acquisito quella maturità necessaria a farlo uscire dal contesto intimistico delle prime produzioni e a spingerlo ad affrontare il mondo ostile a cui rivolge, a testa alta, devastanti riflessioni e grida solitarie. I suoi versi, che raggiungono alternativamente il lettore attraverso la sottile incisività della ragione e la potenza rettilinea di un pugno nello stomaco, sono indirizzati alle masse rese indistinte dalla quotidiana modernità urbana, a quella gente sconfitta e priva di identità che conosce solo la sofferenza e la povertà fisica e morale, ma anche a chi, coraggiosamente, continua nonostante tutto a non accettare compromessi e a volersi rialzare incidendo sulla propria condizione.
I riferimenti letterari su cui poggiano le fondamenta di Décadence abbracciano i temi visionari e romantici della Beat Generation, riproponendoli in chiave moderna attraverso gli strumenti di quella onestà e sincerità schietta che trovano in Charles Bukowski e Jim Carroll un chiaro punto di origine e di ispirazione. Grazie alla sicurezza garantita da questi pilastri, ben piantati nelle profondità del substrato culturale dell’autore, Sperduti può trasformare i suoi componimenti in istantanee scattate in un contesto in cui osservato e osservatore si confondono, in cui lo scrittore è contemporaneamente spettatore e protagonista. I suoi versi costituiscono un tentativo di ricostruzione a ritroso della realtà soggettiva partendo dai frammenti in cui essa si è disgregata.
Ed è proprio il poeta del nuovo millennio ad apparire qui in tutta la dignitosa assenza di maestosità che lo contraddistingue: privo di mecenati, non fa della scrittura la sua fonte di sostentamento e si ostina a rivolgersi (anche e soprattutto) a chi pensa di avere cose ben più concrete della poesia a cui pensare. Anarchico, vagabondo, sognatore, disadattato perenne, traghettatore di se stesso in una realtà ostile, costantemente in bilico tra l’amore che lo lega alla vita e l’indissolubile anticonformismo che sembra essere diventato suo inseparabile compagno di viaggio. Forse da qualcuno sarà ascoltato, anche solo perché, in fondo, “c’è sempre uno spiraglio di luce/ nelle nostre squallide esistenze”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Racconti?

Wikipedia: fontare o non fontare

Facebook (4) – Libertà di diffusione