Luciana Littizzetto


È quasi del tutto inutile cominciare col dire che sono un suo fan. Chi non lo è? Pochi davvero, anche se tutti i detrattori sembrano accomunati dal medesimo ritornello: “la Littizzetto è volgare”.
No, la cosa non mi scandalizza. Non voglio essere frainteso: non mi lamento per questa caratteristica del suo personaggio e, a dire il vero, non le scrivo nemmeno per motivi personali. Lo faccio per conto di due amici, marito e moglie, con tanto di figlio al seguito.
Ci vediamo spesso alla domenica sera, proprio durante il programma di Fazio su Rai Tre.
Noi adulti vorremmo ascoltare il suo intervento, ma i due genitori cercano in ogni modo di evitare che l’attenzione si concentri sul televisore finché il bambino è in giro. Cerchiamo tutti di mandarlo di là, a giocare, a leggere un libro, a guardare un cartone animato. Non possiamo certo lasciarlo assistere al suo spettacolo, in particolare da quando ci fa divertire parlando della Iolanda e del suo fraterno compagno.
L’altra sera, tanto per dirne una, lo sketch sulle cento rotture del pene che si registrano ogni anno in Italia ci ha fatto morire dal ridere. Meno male che il bambino era nell’altra stanza e si stava divertendo con un giocattolo che, casualmente, avevamo portato tenerlo occupato. Il fine giustifica i mezzi, no?
Tuttavia, ciò che mi preoccupa, o meglio, preoccupa profondamente i miei due amici, non riguarda soltanto la domenica sera. Ormai si è creato un effetto imitazione, e certi appellativi sono entrati nel frasario comune. La Iolanda, oltre che nel titolo del suo ultimo libro, è citata tranquillamente nei discorsi delle mamme (e soprattutto dei papà) dei compagni di scuola del bambino. Lo stesso, ovviamente, capita per l’altro personaggio, che viene chiamato in causa di conseguenza.
E qui viene il problema. Come potevano sapere, sei anni fa, quando è nato il loro primogenito, quando questa coppia di amici si è trovata di fronte al dolce dilemma della scelta del nome del proprio figlio, che lei, inconsapevolmente, avrebbe scelto lo stesso per definire l’organo sessuale maschile? Chi poteva immaginare che Walter, roboante e teutonico, sarebbe diventato ben presto un simpatico e faceto appellativo delle parti basse di noi maschietti? Ma soprattutto, chi potrà spiegare questa coincidenza a un bambino che si porterà appiccicato addosso quel nome fino alla tomba?
Credo che lei ben conosca la malvagia crudeltà di cui sono capaci i bambini. I lazzi dei piccoli riescono a essere pungenti e ossessivi, tanto da generare traumi difficili da superare. Ognuno di noi, chi più chi meno, ne ha fatto esperienza. Ma ha idea di cosa aspetta a un bambino che porta con sé il nome Walter, se già a sei anni si sente apostrofare con frasi del tipo “testa di Walter” o “piccolo Walter” e così via?
Ci ho pensato diverse volte, ma credo non ci sia via di uscita. Il caso è decisamente superiore alla volontà degli uomini. E non posso nemmeno chiederle, a nome di questi due amici, di cambiare nome al Walter, anche se… be’, magari, ogni tanto, ci pensi: se le venisse l’ispirazione… Non le chiedo di stravolgere completamente il giochino che ha messo in piedi: con la Iolanda non credo ci siano troppi problemi di omonimia, no?
La ringrazio, soprattutto a nome della copia di miei amici, per l’attenzione che vorrà dedicare a questo problema sperando che non vorrà archiviarlo semplicemente con un qualunquistico “è un problema del Walter”.

Cordiali saluti.

Commenti

Betty ha detto…
E' vero, la crudeltà dei bambini è infinita. La sorella di un mio alunno ha un nome che trovo bellissimo. Morgana. Fiabesco, misterioso, originale contro gli eserciti di Giulie, Sare e Aurore... E lo insultano, i compagni, perchè ha una sorella "strega". Certo che con Walter siamo in ben altro paio di maniche. Un mio ex si chiama Gualtiero, la traduzione di Walter o sbaglio? Niente contro di lui, ma è un nome decisamente meno comune... magari ci pensa.
Anonimo ha detto…
Iolanda potrebbe anche essere una nuova consigliera ...

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