Numbers (2)

Abbiamo lasciato il professor Heppes di Numbers mentre si preparava per la sua prima presentazione, meditando su come autografare i libri. “Dipende da quante persone ci saranno” pensa. “Meno di mille, ma…”
Il ma è fondamentale. Non mi è mai venuta l’idea di mettermi a elaborare una funzione per determinare quale tipo di autografo adottare, e non solo perché non ne sarei capace. Tuttavia, il problema è serio e, nel mio piccolo, ho dovuto affrontarlo anch’io. Ripesco alcune considerazioni da qualche vecchio post, di quando il blog non era ancora arrivato su Blogspot:

Il problema è nessuno si accontenta dell’autografo, ma vogliono anche una dedica. Cosa diavolo scrivo? Vuoto mentale. Comincio timidamente con la data. Poi firmo in basso, tanto per prendere tempo. E aspetto l’illuminazione divina.

Dopo le prime volte ho deciso di prepararmi qualche dedica da utilizzare alla bisogna, un formale “speriamo sia il primo di una lunga serie”, un minaccioso “leggilo che poi ti interrogo!”, un filosofico “meglio firmar libri che cambiali” e infine un memento: “no, non è autobiografico!”.

Autografare le copie? Neanche fossi Stephen King. Tutti mi dicono la stessa cosa. “Sai, se poi diventi famoso…” Qualcuno, più carino degli altri, mi ricorda che generalmente gli artisti diventano famosi postumi.
Non riuscite proprio a farvi gli affari vostri, vero?

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