Fumetti

Per uno strano fenomeno che non so spiegare, da qualche tempo a questa parte sembra che il mondo (almeno quello che parla della carta o tramite la carta) si sia accorto che i fumetti sono una forma di arte e non un passatempo da bambini.
La prima avvisaglia si è vista sul blog Letteratitudine di Massimo Maugeri, per continuare su Rai News 24, che ha dedicato una trasmissione di oltre un’ora al nuovo eroe bonelliano Greystorm, e fare tris con una pagina intera su La Stampa dedicata proprio a quest’ultimo personaggio.
Potrei dire che era ora, anzi, che sono tutti in ritardo, che è una rivincita per gli sguardi di derisione che certi intellettuali rivolgono da sempre alla mia collezione. Eppure mi interessa sottolineare altri due aspetti che ritengo più rilevanti.
Un’intelligente considerazione di Sergio Rossi su La Stampa ci fa notare che le mini serie a fumetti sono costruire per rispondere alle reazioni del mercato: se c’è riscontro si va avanti, mentre se i risultati non sono quelli attesi si chiude baracca dopo un tot di numeri. L’esatto contrario di quel che accade nei romanzi seriali (come gli ultimi sui vampiri) che proseguono e proseguono e proseguono una storia all’infinito.
La seconda è che il fumetto (italiano) e il telefilm sfruttano gli stessi meccanismi per fidelizzare il lettore/spettatore: un personaggio, avventure ricorrenti e autoconclusive, un filo conduttore che appassiona i più assidui ma che può essere ignorato dal fruitore casuale.
In America le cose sono molto diverse: il filo narrativo si dipana all’infinito con una crescente complessità, un elemento che galvanizza i lettori della prima ora e allontana quelli che vengono dopo. Così gli sceneggiatori sono costretti a inserire periodici starting point, dei veri e propri momenti in cui la storia si azzera e si può ricominciare da zero.
Sin dal primo episodio, i fumetti asiatici sono destinati a finire. Non c’è nessun eroe immortale e nessuna serie da cinquecento mesi di avventure. La vita finisce, e anche gli eroi seguono la stessa sorte.
Qui da noi, invece, passiamo il tempo a discutere se il fumetto ha la stessa dignità letteraria del romanzo, una discussione noiosa e inconcludente come quella della dignità poetica dei testi delle canzoni.
Non si potrebbe liquidare la cosa con un sonoro chissenefrega?

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