Regole utili e regole inutili
Nel tema di maturità avevo scritto (per errore, lo giuro) “La Coscenza di Zeno”. Quando all’orale me lo fecero notare rimediai cospargendomi il capo di cenere e recitando le tre eccezioni dello scie: scienza, coscienza e usciere.
Uno dei capitoli che mi hanno più divertito del libro “Inaspettatamente Prof” di Gigliola Magnetti (oltre agli svolgimenti del tema “Chi sei? Cosa vorresti essere? Cosa vorresti fare da grande?”) è quello dedicato alle regole grammaticali. Alle ragazze di un corso professionale, Gigliola spiega come fare il plurale delle parole che terminano in cia o gia.
Ok, non siate imbarazzati: un ripasso fa bene a tutti.
Se la desinenza è preceduta da una vocale (camicia) il plurale mantiene la i (camicie); se è preceduta da una consonante (provincia) perde la i nel plurale (province). Idem per le parole che terminano in gia: ciliegia diventa ciliegie e pioggia diventa piogge.
Ok, allergia non conta: l’accento cade sulla i e quindi al plurale diventa allergie.
Ok, la Fallaci poteva scrivere quel che voleva: per lei ciliegia diventa ciliege. Muti.
Parco del Valentino, di fronte al castello, qualche tempo fa. Un tizio esprime il seguente concetto: “I professori oggi non gl’imparano più agli allievi i cosi importanti”.
A volte penso che le regole siano noiose e inutili. Meno male che, ogni volta, c’è qualcuno che mi fa cambiare idea.
Uno dei capitoli che mi hanno più divertito del libro “Inaspettatamente Prof” di Gigliola Magnetti (oltre agli svolgimenti del tema “Chi sei? Cosa vorresti essere? Cosa vorresti fare da grande?”) è quello dedicato alle regole grammaticali. Alle ragazze di un corso professionale, Gigliola spiega come fare il plurale delle parole che terminano in cia o gia.
Ok, non siate imbarazzati: un ripasso fa bene a tutti.
Se la desinenza è preceduta da una vocale (camicia) il plurale mantiene la i (camicie); se è preceduta da una consonante (provincia) perde la i nel plurale (province). Idem per le parole che terminano in gia: ciliegia diventa ciliegie e pioggia diventa piogge.
Ok, allergia non conta: l’accento cade sulla i e quindi al plurale diventa allergie.
Ok, la Fallaci poteva scrivere quel che voleva: per lei ciliegia diventa ciliege. Muti.
Parco del Valentino, di fronte al castello, qualche tempo fa. Un tizio esprime il seguente concetto: “I professori oggi non gl’imparano più agli allievi i cosi importanti”.
A volte penso che le regole siano noiose e inutili. Meno male che, ogni volta, c’è qualcuno che mi fa cambiare idea.
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